Eyes on the world #79

Eyes on the world #79

🇺🇦 LE NUOVE SANZIONI DELL’UE, IL GIORNO DELLA VITTORIA IN RUSSIA, DRAGHI VA IN USA: DOVE ERAVAMO

(1) L’unità da ritrovare. Questo potrebbe sintetizzare l’ultimo pacchetto di sanzioni stabilito dall’#UnioneEuropea nei confronti della #Russia, nell’ambito del conflitto con l’#Ucraina. Tema principale: il petrolio russo. Sembrava che tutto fosse apparecchiato per poter annunciare ufficialmente i nuovi provvedimenti, ma non si è raggiunto (finora) un accordo unanime. Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca (in parte) si sono chiamate fuori, dichiarandosi contrarie alla misura. Dall’inizio dell’invasione, l’UE ha importato circa 42 mld di euro in combustibili fossili, dato necessariamente da diminuire per colpire in modo efficace una delle più importanti fonti di ricavo del governo russo. Più si è dipendenti dalle materie prime russe, meno di buon occhio si vedranno queste sanzioni, e i 3 paesi succitati ne sono l’emblema. Se però Repubblica Ceca e Slovacchia hanno deciso di seguire la linea dettata dall’UE, l’#Ungheria sta portando avanti manovre di ostruzionismo che stanno bloccando l’entrata in vigore delle sanzioni. Lunedì 9 c’è stato il festeggiamento per il Giorno della Vittoria, tra le feste nazionali russe più note, in cui si celebra la resa dei nazisti. Attesissimo il discorso del presidente russo Putin, che – a differenza di quanto temuto – non ha dichiarato formalmente guerra all’Ucraina. Si è limitato a ribadire genericamente gli obiettivi militari della Russia, senza citare la parola “guerra” per l’appunto. Scampato - si fa per dire - questo pericolo, abbiamo assistito alla prima visita ufficiale da presidente del Consiglio di Mario Draghi alla Casa Bianca, dove insieme al presidente americano Joe #Biden ha ribadito il legame tra i due paesi, pur avendo posizioni abbastanza differenti sull’attuale situazione in Ucraina. Se da un lato Draghi ha ritenuto opportuno sottolineare come la pace sia essenziale da raggiungere al più presto, gli USA dall’altro stanno continuando a fornire armi all’esercito ucraino. La lontananza geografica dal conflitto e il legame economico/energetico inesistente tra Stati Uniti e Russia fanno in modo che le due potenze possano avere approcci diversi alla guerra. La diplomazia americana, finora, non è scesa in campo.


🇺🇦 CHE SUCCEDE A ODESSA, HACKER IN AZIONE, SVEZIA E FINLANDIA SI MUOVONO: IL CUORE DELLA SETTIMANA

(2) Tornando al conflitto in sé, da settimane i porti ucraini sul Mar Nero sono quasi totalmente bloccati a causa degli attacchi russi, costringendo le navi a non partire o a non attraccare. A #Odessa pare si trovino milioni di tonnellate di grano e mais destinate al mondo intero, il che rischia di lasciare decine di paesi senza la propria razione per lungo tempo. Nel frattempo la stessa Odessa è presa d’assalto dagli attacchi russi, diretti a due hotel e un centro commerciale solo nella giornata di lunedì (mentre in Russia si festeggiava il Giorno della Vittoria). Anche l’acciaieria #Azovstal continua a essere presa d’assalto, pur essendo rimasti al suo interno “solo” soldati ucraini e un centinaio di civili (tutti maschi adulti). Nel frattempo, mercoledì, in Italia sono entrati in azione diversi hacker schierati con la Russia, che hanno reso irraggiungibili per ore i siti di Senato, ministero della Difesa, Istituto superiore di sanità e ACI (Automobile club d’Italia). Tuttavia, ci sono state pochissime note ufficiali da parte delle istituzioni coinvolte, che hanno parlato – in generale – di manutenzioni varie (motivazione non ritenuta credibile e che minimizza uno dei numerosi attacchi subiti da parecchie organizzazioni, aziende e ministeri coinvolti negli ultimi mesi da attacchi hacker). Dopo l’incontro Draghi-Biden, un altro premier (il britannico Boris Johnson) è andato in visita a Stoccolma, dove ha firmato un accordo (valido da subito) di assistenza reciproca con la Svezia in caso di attacco armato, replicando poi l’accordo anche con la Finlandia. La dichiarazione è più politica che fattuale, nel senso che i tre paesi hanno sottoscritto un accordo non vincolante, che non obbliga quindi all’intervento immediato in caso di attacco. Si tratterebbe più di un “reciproco sostegno”. I due paesi scandinavi hanno fatto parlare di loro questa settimana anche per la loro volontà (da poco dichiarata) di entrare nella #NATO, a causa dell’aggressività della politica estera russa.


🇺🇦 IL RUOLO DELLA CRIMEA, LA SITUAZIONE IN DONBASS, PETROLIO FUORI DALLE SANZIONI: ARRIVA IL WEEKEND

(3) Ci ha pensato lo stesso presidente ucraino #Zelensky a fare chiarezza sulla propria posizione riguardo la Crimea, lo scorso giovedì. Qualche settimana fa gli era stata attribuita erroneamente la volontà di accettare la sovranità della Russia nella penisola della Crimea (conquistata e annessa alla Russia nel 2014) pur di mettere fine al conflitto. In un nuovo intervento Zelensky ha dichiarato che il suo governo non riconoscerà né l’indipendenza della Crimea né la sua annessione alla Russia e che metterla in mezzo non farà bene ai tentativi di pace, in sostanza. In settimana, in Ucraina, sono inoltre iniziati anche i primi processi per crimini di guerra; il primo riguarderà un soldato russo di 21 anni, reo di aver ucciso un civile disarmato in bicicletta. Catturato in seguito dall’esercito ucraino, rischia l’ergastolo come pena massima. Come se non bastasse, la situazione in certe città sta diventando sempre più complicata da affrontare. Il vicegovernatore della regione dove si trova #Kherson (imposto dalla Russia) ha fatto sapere di voler richiedere direttamente al presidente russo Putin l’annessione alla Russia. Il territorio si affaccia in parte sul Mar Nero ed è collegata via terra alla Crimea. Kherson, come anticipato la scorsa settimana, sta prendendo sempre più le fattezze di una città russa: dai collegamenti a telefonia e internet alla moneta, si sta lentamente tramutando in territorio russo a tutti gli effetti. In #Donbass la situazione è meno scontata di quanto tutti credessero: l’avanzata russa sta procedendo un po’ a rilento, incontrando opposizioni soprattutto nella zona di Kharkiv, mentre le armi inviate dall’Occidente sono sempre più vicine a raggiungere l’Ucraina. Intanto, più passano i giorni e più l’accordo per bloccare il petrolio russo in UE resta un miraggio. Dopo l’ostruzionismo a oltranza dell’Ungheria, Politico e Bloomberg (citando fonti anonime interne all’Unione) hanno fatto sapere che è molto probabile che le sanzioni sul petrolio vengano rinviate a data da destinarsi, dal momento che è necessaria l’unanimità dei governi dell’UE per approvarle. L’idea è che queste vengano scisse in due pacchetti, uno da approvare subito (senza il petrolio) e un altro da rivedere in seguito.


🇮🇱 È STATO L’ESERCITO ISRAELIANO A UCCIDERE LA GIORNALISTA SHIREEN ABU AKLEH? INDAGINI IN CORSO

(4) Facciamo un salto in Medioriente, per una notizia che potrebbe avere strascichi di un certo rilievo. Lo scorso mercoledì la giornalista palestinese-americana di Al Jazeera Shireen Abu Akleh è stata uccisa nel corso di un’operazione dell’esercito israeliano in un campo profughi nella Cisgiordania settentrionale. La donna è stata colpita da un proiettile alla testa, perdendo la vita in ospedale poco dopo. Sia Shireen che il giornalista che la accompagnava (Ali al Samoudi, ferito alla schiena e in condizioni stabili) indossavano le classiche giacche blu con la scritta Press e un elmetto di protezione. Secondo #AlJazeera e il ministero della Salute palestinese la giornalista sarebbe stata uccisa dalle forze di occupazione israeliane di proposito; dal canto suo, l’esercito israeliano ha aperto un’indagine, arrivando presto alla conclusione secondo cui siano stati alcuni militanti palestinesi a ucciderla. Shireen da 25 anni si occupava di Israele e Palestina ed era un volto molto riconosciuto del giornalismo mondiale. L’operazione che stava seguendo aveva l’obiettivo di arrestare potenziali terroristi che avevano preso parte ad attacchi contro Israele; Samoudi ha dichiarato che non ci fossero segni di resistenza militare palestinese. Diversi testimoni hanno confermato questa tesi, avvalorando l’idea che la giornalista sia stata uccisa di proposito da truppe israeliane, forse per evitare che venissero colti in atteggiamenti non consoni al loro ruolo. Anche il governo israeliano ha portato avanti la versione dichiarata dalle proprie truppe, negando ogni responsabilità sull’accaduto. Neanche la richiesta del premier israeliano Naftali Bennett di condurre un’indagine condivisa sembra essere effettivamente arrivata sul tavolo delle autorità palestinesi.


🇨🇴 L’ESTRADIZIONE DI OTONIEL E L’OMICIDIO DEL PROCURATORE PECCI: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

(5) L’estradizione negli USA del narcotrafficante colombiano #Otoniel, leader del Clan del golfo (l’organizzazione criminale più potente della #Colombia), ha creato enormi problemi su tutto il territorio, poiché i membri del Clan hanno organizzato uno sciopero armato di 4 giorni. Strade e negozi sono bloccati, mezzi pubblici ed edifici sono stati vandalizzati e incendiati al fine di mettere pressione sul governo e spaventare la popolazione. Almeno 5 persone sono rimaste uccise negli scontri, che hanno mobilitato oltre 50 mila soldati e agenti di polizia. Otoniel venne arrestato a ottobre, durante un’operazione che il presidente colombiano Duque definì importante quanto quella che portò alla cattura di Pablo Escobar. Il fatto che Otoniel venga estradato in USA significa la probabile fine della sua carriera criminale, dato che solo nelle prigioni locali si riesce a esercitare un certo controllo sui traffici nonostante la reclusione. Tornando allo sciopero armato, lo stesso presidente Duque da anni non riesce a rispondere con efficacia alle attività delle bande criminali, il che – unito alla forte crisi economica – potrebbe mettere a serio rischio la sua riconferma nelle elezioni del 29 maggio prossimo. Collegata in qualche modo al caso Otoniel, c’è un’altra notizia di cui parlare. Durante il proprio viaggio di nozze, è stato ucciso il procuratore paraguaiano Marcelo Pecci Albertini, molto attivo nella lotta al crimine organizzato e al traffico di droga. Di origine italiana, aveva guidato lo scorso febbraio una gigantesca operazione per colpire i narcotrafficanti più pericolosi del #Paraguay e i rispettivi cartelli, compresi i loro legami con le élite locali. Vennero a galla numerosi contatti (e contratti) tra imprenditori e amministrazione statale. L’operazione era nota come A Ultranza PY e aveva visto la partecipazione anche della DEA (l’agenzia antidroga statunitense) e l’Europol. Il suo omicidio è stato compiuto da due uomini armati a bordo di una moto d’acqua, che lo hanno freddato in spiaggia, dove Pecci si trovava senza scorta insieme alla moglie.


📲 ELON MUSK SOSPENDE TEMPORANEAMENTE L’ACQUISTO DI TWITTER. IL TITOLO CROLLA

(6) Sembrava tutto fatto, e invece… La situazione tra Elon Musk e #Twitter potrebbe ribaltarsi in ogni momento. Ma andiamo con ordine. Ieri l’imprenditore ha sospeso le operazioni per completare l’acquisto del social per una questione riguardante account falsi e bot attualmente presenti sulla piattaforma. Il 2 maggio Twitter aveva diffuso dei dati in proposito, dicendo come costituissero meno del 5% gli utenti attivi giornalieri totali. Musk ha fatto sapere di voler conoscere più dettagli a riguardo, dal momento che – in caso fossero maggiori di quelli stimati – le prospettive di guadagno potrebbero cambiare. L’offerta di 44 miliardi di dollari fu accettata il 25 aprile, ma da allora – complice anche la difficile situazione dei mercati azionari mondiali – ci sono stati sviluppi. Ad esempio, nelle ultime settimane il titolo di Twitter è crollato vertiginosamente (9 miliardi di dollari circa), rendendo l’offerta da 44 fatta da Musk parecchio alta rispetto al valore attuale della piattaforma. Anche le voci di una possibile indagine sull’acquisto da parte delle autorità commerciali statunitensi potrebbero aver impaurito gli investitori. Dopo l’annuncio sulla sospensione dell’offerta, il titolo è sceso di un ulteriore 19%. Al momento non sembrano esserci ripensamenti definitivi ed Elon Musk, alla fine, dovrebbe acquistare Twitter regolarmente. Nel caso in cui il CEO di Tesla dovesse ritirarsi dall’affare, dovrà pagare una penale da 1 miliardo di dollari.


Un nutritissimo gruppo di brevi dal mondo, cominciamo 👇

- Alla fine le proteste hanno portato l’effetto sperato: in #SriLanka si è dimesso il premier Mahinda Rajapaksa. L’annuncio è stato seguito da scontri molto violenti nella capitale Colombo tra sostenitori del governo e manifestanti. La polizia, in seguito alle dimissioni, ha sancito un coprifuoco valido nell’intero paese. È probabile che le proteste continuino in attesa che anche il fratello minore (Gotabaya Rajapaksa, attualmente presidente) abbandoni la carica. Intanto è stato eletto un nuovo primo ministro: Ranil Wickremesinghe ha giurato giovedì scorso. È stato premier per 3 mandati, ultimo dei quali tra il 2015 e il 2019.

- Dopo anni, la Corea del Nord ha ammesso per la prima volta la presenza di contagi da #coronavirus sul territorio. Le autorità avevano sempre sostenuto che la pandemia lì non fosse mai arrivata. Per evitare la diffusione dei contagi, Kim Jong-un ha messo in lockdown l’intero paese. Taiwan invece, a differenza della Cina, ha deciso di distanziarsi dalla (finora) fallimentare strategia “zero Covid”, specialmente con l’arrivo di Omicron (più contagiosa delle precedenti varianti), non imponendo più rigide limitazioni alla popolazione. La Cina, dal canto suo, ha intenzione di limitare i viaggi all’estero dei suoi cittadini, tentando così di contenere ulteriormente la diffusione del coronavirus sul territorio.

- Sempre più caldo il tema #aborto negli USA. Mercoledì, al Senato, è stata respinta la proposta dei Democratici di trasformare in legge la sentenza Roe v. Wade che rende legale l’aborto a livello federale, ma che – in quanto tale – consente ai singoli stati di poter emanare leggi meno permissive. Dei 60 voti necessari su 100 totali, ne sono arrivati solo 49 a favore.

- Un altro buco nero al centro della Via Lattea è stato fotografato dal consorzio internazionale tra più radiotelescopi - EHT. A differenza del primo (a 55 milioni di anni luce dalla Terra), questo – chiamato Sagittarius A – si trova a 26 mila anni luce di distanza e la sua massa stimata è di circa 4 milioni di volte quella del Sole.

- Dopo gli scandali riguardanti la violazione delle restrizioni anti-Covid in piena pandemia da parte del premier britannico Boris Johnson e la sua equipe, anche Keir Starmer (leader dei Laburisti) è finito nell’occhio del ciclone per un incontro organizzato oltre un anno fa insieme ad altri compagni di partito, in chiara violazione delle norme. La sua opposizione a Boris Johnson (e alle sue azioni) potrebbero subire un duro colpo, qualora la polizia decidesse di multarlo. Starmer ha promesso che, in tal caso, si dimetterà.

- La settimana scorsa abbiamo parlato di Paz Esteban, la direttrice del centro di intelligence spagnolo che ha ammesso di aver spiato diversi leader indipendentisti catalani negli anni scorsi (ma nel rispetto della legge vigente). La Esteban è stata rimossa dal suo incarico dalla ministra della Difesa Margarita Robles. Il tutto rientra nell’ambito dello scandalo con al centro i politici catalani intercettati e il possibile utilizzo del software Pegasus della molto discussa azienda israeliana NSO.

- È tempo di risultati elettorali anche nelle #Filippine, dove a vincere le presidenziali di lunedì è stato il figlio dell’ex dittatore Ferdinand Marcos (Ferdinand Marcos Jr, con il 58%). La vicepresidente sarà invece Sara Duterte, figlia del presidente autoritario uscente Rodrigo Duterte. È un risultato che non convince la maggior parte di osservatori e analisti, dal momento che entrambi non sembrano voler invertire la rotta tracciata dai loro padri.

- Gli Emirati Arabi Uniti hanno nominato un nuovo presidente, dopo la morte di Khalifa bin Zayed Al Nahyan (avvenuta solo 2 giorni fa). Mohammed bin Zayed Al Nahyan prenderà il suo posto. Gli Emirati sono tra i principali alleati degli USA (e dell’occidente in generale) in Medioriente.

- In Libano è tempo di elezioni e la situazione è più preoccupante che mai. La crisi economica, la paralisi politica, le divisioni religiose e altri eventi collaterali (come l’esplosione nel porto di Beirut del 2020) hanno messo in ginocchio il paese negli ultimi anni. Per l’ennesima volta si spera che le elezioni legislative possano segnare un cambiamento, ma diversi analisti sono convinti – ancora – del contrario.

- La Commissione Esteri del Senato italiano è stata ufficialmente sciolta dopo le dimissioni di (quasi) tutti i suoi componenti. A scatenare la decisione di gruppo sono state le posizioni filorusse del proprio presidente, Vito Petrocelli, che più volte si è espresso contro le soluzioni intraprese dal governo in aiuto dell’Ucraina e a favore dell’invasione russa. Al momento, nonostante l’annuncio su Twitter del leader del partito Giuseppe Conte, non è ancora stato espulso dal Movimento 5 Stelle di cui fa parte.

- Dopo 30 anni di collaborazione, FIFA 23 sarà l’ultimo videogame della serie che vedrà concludersi la partnership tra, appunto, la #FIFA (la federazione calcistica più importante al mondo) e la Electronic Arts (EA Sports). Quest’ultima ha deciso di non rinnovare il contratto di licenza con la federazione e non potrà più usare il suo nome. Il nuovo videogame si chiamerà EA SPORTS FC, mentre non è ancora chiaro a chi la FIFA cederà la licenza (si vocifera un interessamento da parte della 2K).

- Un piccolo pezzo dell’infanzia di molti di noi non vedrà più la luce. La #Apple ha infatti deciso di non produrre più gli iPod. Il primo venne presentato pubblicamente nel 2001, avendo sin da subito un enorme successo in tutto il mondo. Essendo arrivato ben 6 anni prima dell’iPhone, contribuì alla crescita esponenziale del brand Apple. L’ultima versione (iPod touch) sarà acquistabile fino a esaurimento scorte.

Alla prossima 👋

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