FEDERMODA E GIOVANNI PASCOLI
E’ stata la Romagna, nella splendida residenza di Villa Torlonia a San Mauro Pascoli – che vide nascere alcune delle poesie più famose di Giovanni Pascoli – la sede della due giorni di studio nazionale promossa da Cna Federmoda dedicata al tema del Made in Italy. Il cuore del settore calzaturiero italiano ha ospitato l’annuale appuntamento per fare il punto sul valore economico, sociale ed etico della moda trattando di internazionalizzazione, formazione, innovazione, filiera, fabbrica 4.0, etica e trasparenza verso il consumatore.
La necessità di riportare attenzione su questi temi è partito dalla necessità di rimettere al centro della discussione politica, economica e sociale il valore della filiera quale elemento fondante il successo del made in Italy che vede nel distretto calzaturiero del Rubicone un traino economico del territorio riconosciuto a livello internazionale.
Se l’innovazione – attraverso le tecnologie dell’ITC, della robotica, della stampa 3D – comincia ad avere ricadute anche sulla filiera del tessile, abbigliamento calzature, offrendo opportunità di sviluppo insospettate, essa implica necessariamente la creazione di nuovi modelli di business che coinvolgono la filiera nella sua interezza. E questo lo si fa customizzando e personalizzando il prodotto, progettando assieme al cliente, ricercando una la maggior integrazione fra prodotti e servizi. Le aziende che hanno consolidato la loro posizione nel tempo sono quelle che hanno continuato a investire in innovazione di processo e tecnologica, oltre che nella formazione costante dei collaboratori, come sottolineato da Paolo Raggini, presidente di CNA Federmoda Forlì-Cesena ”.
Moda e calzatura, come affermato Gessica Lombardi, portavoce di CNA Emilia Romagna calzaturieri, "sono fortemente collegati a una ricerca costante in materiali e modalità di realizzazione, di quel Made in Italy che ci è riconosciuto nel mondo". Perché il made in Italy è un valore che appartiene alla cultura dell’Italia e che non può prescindere dall’integrità e dalla sostenibilità delle filiere produttive locali, dalla tracciabilità dei luoghi di produzione, dai processi e dalla mappatura degli stessi. Non è un caso che un marchio della portata di Gucci da anni investe denari e formazione su questi punti coinvolgendo i fornitori primari in un processo chiamato “Autocollaudo” in cui una volta dati gli standard e le linee guida sono i fornitori stessi a diventare parte attiva del processo. Da anni lavorando in questo segmento del lusso non ho potuto fare a meno di constatare che attraverso persone dello spessore di Paolo Zanzani, Franca Pironi, Paolo Raggini la qualità per il made in Italy non è una eccezione ma la certezza di un lavoro serio e costante.
Scritto da Barbara Boattini e Vanna Brocculi