Non si può non comunicare
La sociologia è una scienza esatta, e con esatta intendo statistica, ovvero i fenomeni sociali e i cambiamenti sociali rappresentano un dato oggettivo e quantificabile. Fatto questo incipt, mi chiedo da tempo, o meglio leggo dati ad esempio riferiti alla scuola in cui emerge in modo significativo che i bambini e ragazzi di oggi sono sempre meno colti rispetto anche solo ad un decennio fa. E’ un dato vero e lo riscontro puntualmente ogni anno con gli studenti a cui dovrei insegnare una materia complessa “comunicazione e problem solving” e invece gli insegno altro. La mia riflessione, dopo che per due edizioni consecutive mi sono astenuta da chiedere loro l’ ultimo libro che hanno detto, per non sentire rispondere nulla, e qui cito il primo assioma della comunicazione" non si può non comunicare” che tradotto significa tutto è comunicazione anche i silenzi; la questione di fondo non sarà forse cosa dobbiamo insegnare? Ho scritto tempo fa un articolo sulle “competenze trasversali” quelle che dovrebbe possedere ciascuno di noi e che dovrebbero emergere in sede di colloquio quando un’ azienda ricerca personale.
Ma la domanda allora è su cosa ha senso che lavori oggi il mondo dell’ istruzione? Prima di imparare bisogna essere, e quando ad esempio inizio in un contesto nuovo alcuni imprenditori mi chiedono di dare delle consegne ai dipendenti, la prima osservazione che faccio sempre è che prima di dare bisogna ricevere ovvero prima che io possa trasferire competenze e compiti a ciascuno devo essere in grado di accogliere l’ altro. Se la scuola diventasse luogo di accoglienza del disagio diffuso in prima battuta e luogo di trasefrimento di competenze in secondo luogo forse avremmo studenti meno preparati ma forse più adeguati dal punto di vista dell’ essere.