Fuori
davanti casa mia

Fuori

Luglio.

Mare.

In un'altra vita devo essere stata una stella marina, o una medusa, o una viola - un pesciolino scuro comune negli scogli davanti casa mia.

Il mare per me non è lettino, sabbia, gente. Mare per me è stato intere giornate fra gli scogli: pescare, raccogliere granchi, nuotare fino alla boa, toccare il fondo del mare, esplorare la costa, fino a quello scoglio, quello grande, laggiù: lo vedi?

Cose un po' da maschi.

Avventure.

Tornare a casa stanca, ancora umida dell'ultimo bagno, scura, levigata dal sale. E il piacere dell'acqua dolce, dei vestiti puliti, del sonno che scende sulle palpebre, e lotta con la trepidazione di domani. Domani, andrò oltre lo scoglio grande, dove l'acqua è turchese - dicono - nuoterò oltre la boa, scenderò a sei metri, prenderò i ricci.

Domani...

Il sonno rende confusi i contorni delle cose: l'ho già fatto? lo sto sognando? immaginando?

Il mare è stato poi attesa e solitudine. Orizzonti monotoni. Lunghe traversate. Ogni cosa è evento: un delfino a pelo d'acqua, una tempesta improvvisa, il vento che cambia, un'altra barca lontana.

Attesa di porti. Salina, Stromboli, Levanzo, Ustica.

La sagoma - tanto desiderata - dell'isola che si sottrae sempre allo sguardo. Non c'è niente da fare, solo pensare. Non un vero pensare. Un pensare-passatempo. Ricostruisco immagini di libri, recito a mente pezzi di Odissea: l'arrivo all'isola dei Lotofagi ... mi mancano versi! Ah! Avere un'Odissea anziché uno stupido romanzo ormai ammuffito e con la pagine rigide di salsedine.

Quando arriviamo nei porti penso alle mille descrizione omeriche di porti. Il mare omerico è 'profondissimo' - come si dice in greco 'profondissimo'? forse alybatos? no... - 'scuro', 'immobile'. Come questo del porto di Ustica? Quando torno a casa, voglio scrivere un'antologia di mari poetici!

I porti sono fatica: attraccare, risciacquare, riordinare, scendere a terra con gambe malferme. I porti sono gente, luce e rumore dopo ore di silenzio. Sono frenesia di ripartire, di nuovi porti, nuovi posti, nuovi mari.

In un'altra di vita di sicuro sono stata un Ulisse, o forse una Penelope, stanca di aspettare e che si è messa in mare per andarselo a cercare, il suo Ulisse! mi piacciono i venti, i nodi, le carte nautiche, le stelle in cielo, le luci delle case viste dal mare, l'indipendenza e l'intrepidezza di chi è fuori casa quando fa buio, l'abbraccio dei porti di giorno. L'essere in essi stranieri, lasciarli, ritrovarli.

Mi piace la stanchezza del mare, il desiderio di terraferma, il "disio" che solo i naviganti provano, a una certa ora, e che "'ntenerisce il core". Mi piacciono le balate lucide, le reti, le barche tirate a secco, le facce dei pescatori, le loro poche parole.

In questa vita attuale sono meno avventurosa. Ho nostalgia di quei mari di bambina e di ragazza. Mi guardo mentre saluto le signore sui lettini, faccio un po' di conversazione: oggi l'acqua è fredda? più di ieri? molte meduse? Scendo in acqua senza tuffarmi, dalla scaletta. Quasi un omaggio a questa nuova età: si richiede circospezione, prudenza. Ma di sicuro nuoto fino alla boa, meduse o non meduse. Armeggio con l'apple watch per fargli misurare i minuti di nuoto: oggi dieci. Domani, quindici...

Attaccati alla boa ci sono dei materassini, rigidi, di plastica: mentre il mare mi culla posso riprendere il filo dei miei pensieri. Ed ecco si intromettono intrusi impoetici, cose da fare, ansie, preoccupazioni, tristezze. Dove sono le isole omeriche? Non ho neanche fatto l'antologia dei mari in versi... Non riesco a pensare a niente di inutile, di meraviglioso, di nuovo. Forse c'è bisogno di un lungo viaggio. Di luoghi senza internet. Ah! Che luogo comune! Forse l'antologia la farò su qualcos'altro.

Sulle signore che aspettano a casa, ignare del mare. Le signore Ramsay di tutti i tempi, i loro pensieri segreti, le loro vite interiori, sotto i cappelli di paglia, sui loro teli ben spianati, mai troppo lontane dalle case linde e operose. Quando sorridenti si salutano e commentano il tempo di oggi.

E chissà che sanno, che io non so! Qualche segreto per restare nei porti, curarsi delle cose invece di sognarle, aggiustarle se si rompono? Vegliare, cucire, perdonare, dimenticare, coprire. Tenere insieme. Conservare.

Ma già mi annoio al solo pensarci! come si può stare quando si può andare? Meglio un'antologia di tempeste perfette, di naufragi, di isole, di racconti che iniziano: "C'è un'isola..." L'isola è una cosa perfetta, un mistero, una sorpresa; ogni isola è diversa, ha un segreto, ti seduce e ti trattiene - se sei un Ulisse - e devi lottare per andartene via.

Mentre torno a riva penso che forse in un'altra vita non sono stata né pesce né Ulisse, ma forse un colono. Uno che prende e va per mare a fondare una polis nel bel mezzo del nulla. E immagino l'ebbrezza di tracciare strade, disegnare quartieri, immaginare templi e campi dove c'è solo orizzonte e vuoto. Di averle in mente - Siracusa e Selinunte; Posidonia e Siri - e non importa se non le vedi realizzarsi, perché non c'è azione più bella dell'iniziare! Del trovare la strada fra mille possibili.

"com'è l'acqua?" - mi chiede una signora alla scaletta

"oltre quello scoglio, laggiù, lo vede? lì è la più bella!"

Meravigliosa!!! Che parole fantastiche🤩🤩

Mara Longo

Sales Support industry & online customer success management #Loctite

2 anni

Adoro questa riflessione, sembra scritta da me🥰

Denis Loriggiola

Addetto vendite g.d.o.

2 anni

Complimenti Cristiana buone vacanze ed esperienza.

📌Emanuela Spernazzati

Consulente di Carriera & Responsabile Risorse Umane | Ti accompagno nella tua crescita professionale e formo i futuri HR | Formatore Comunicazione, HR, Personal Brand, Linkedin | Career Coach | Linkedin Top Voice Lavoro

2 anni

Ho appena scritto che sono psicologicamente dipendente dal mare e tu... fantastico. Buona vacanza, prof. Cristiana!

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