GLI INSEGNAMENTI DI ADAM KAHANE
LA MEDIAZIONE ELASTICA
La collaborazione elastica ha bisogno di creatività
L’anno scolastico sta per finire e i voti di Luca sono disastrosi. La madre non sa più come intervenire: lezioni, minacce, sfuriate. Il ragazzo resiste a ogni sollecitazione, ma quel che più sconcerta la donna è che il padre non pare condividere il suo approccio interventista. Eppure al figlio ci tiene e il legame di coppia è saldo. “Perché non vuoi collaborare?” gli domanda. Quel che la madre di Luca intende precisamente è: “perché mio marito non condivide la mia visione del problema e le soluzioni che propongo?
Oggi viviamo in un mito culturale, secondo il quale collaborare vuol dire lavorare a partire da principi comuni. Nella pratica però, ci troviamo a farlo con chi non la pensa come noi, e che non stimiamo. Non cambia se la situazione si pone al lavoro, in famiglia o in guerra. Quando trovare una via d’uscita è obbligatorio, si può essere costretti a lavorare insieme senza essere in accordo su nulla. L’ansia di avere conferme è continua e la realtà è costruita per proporre varianti minime di quello che già si pensa o si desidera. Pretendere la sintonia prima di sedersi a ragionare con gli altri è fuorviante e aleatorio, si rischia oltretutto di far perdere di vista l’obiettivo: risolvere il problema. In questa ottica si pone la mediazione che è un approccio trasversale come sostenuto molte volte e parte dal presupposto che le posizioni rigide non permettono di trovare alcuna soluzione al problema: quello di tutelare il benessere dei figli laddove la separazione è avvenuta.
Da una intervista a Adam Kahane ho trovato illuminanti alcuni passaggi che rientrano all’interno delle strategie di mediazione. Kahane afferma:” Ho capito che non sono gli esperti a poter imporre soluzioni chiedendo ai NEMICI di adeguarsi, ma i diretti interessati che devono unirsi per farlo, solo così una mediazione può funzionare perché di fronte ai problemi si trovano le soluzioni adeguate”.
E ancora: “E' la via scomoda quella efficace per lavorare con gli altri”. Questo metodo Kahane lo ha chiamato COLLABORAZIONE ELASTICA (stretch collaboration). Per lavorare con il NEMICO deve convenire mettersi in gioco, e lo fa chi è consapevole di non avere la forza di obbligare gli altri ad agire secondo i propri piani, ma non è disposto ad adattarsi alle regole altrui ed è costretto a rischiare. Può essere allora liberatorio scoprire che nonostante tutto il male e il dolore che la separazione provoca si può avere ancora la capacità di ragionare insieme.
Nel caso di Luca e della sua famiglia la situazione è pressoché la stessa. E proprio la collaborazione elastica potrebbe aiutarli a delineare un percorso di uscita dal problema. Invece di imporre il proprio punto di vista, la mamma di Luca potrebbe, dovrebbe accordarsi con il marito e con Luca per discutere del crack scolastico. Raccontando ognuno non la propria versione dei fatti (ottica giustificativa) ma la propria visione dei fatti, le differenze invece di essere motivo di scontro potrebbero diventare la base concreta da cui partire per individuare strategie innovative e risolutive. Il problema resta, tuttavia ciascuno ha la possibilità di esporre la propria visione, senza cristallizzarsi in posizioni rigide e accuse reciproche dalle quali non si esce e non si trovano vie. La mediazione come ogni approccio tra le parti richiede una buona dose di creatività necessaria a trovare soluzioni che le parti, spesso non vedono a causa proprio della rigidità con la quale si pongono di fronte al problema. Piccoli aggiustamenti di rotta a volte, ma praticabili anche senza dover per forza condividere una grande visione d’insieme.
Per concludere vorrei ricordare che la violenza, insita in ogni conflitto familiare, non è il conflitto all’ennesima potenza, ma la sua negazione perché si pone come definitiva rottura della collaborazione. Di ogni obiettivo raggiunto si deve fare manutenzione: la collaborazione è un processo dinamico ma in divenire in cui i risultati non sono mai definitivi.
Vanna Brocculi
Mediatrice familiare e coach
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