GLI I.T.S. FUNZIONANO MA ALL'APPELLO MANCANO RAGAZZE
In questi giorni ho voluto approfondire i contenuti della legge 162/2021 (nuove disposizioni sulla parità di genere in ambito lavorativo) e la certificazione sulla #paritàdigenere con la pubblicazione della UNI/PdR 125:2022. Occupandomi di formazione, di nuove competenze del futuro e tutto ciò che è prodromico al mondo del lavoro mi ha colpito particolarmente il discorso sullo stato dell'Unione della Presidente Von der Leyen: «𝑂𝑟𝑎 𝑙'𝐸𝑢𝑟𝑜𝑝𝑎 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑔𝑢𝑖𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑔𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑎̀ 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑎 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑑𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖, 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑒𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑑 𝑝𝑒𝑟 𝑛𝑜𝑖. 𝑃𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑜𝑐𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑎𝑔𝑖𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑎𝑝𝑖𝑑𝑖𝑡𝑎̀...𝐷𝑜𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑖 𝑑𝑖𝑒𝑐𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑖𝑙 𝑑𝑒𝑐𝑒𝑛𝑛𝑖𝑜 𝑑𝑖𝑔𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑢𝑟𝑜𝑝𝑒𝑜...»
Il Covid19 ha dimostrato elementi di debolezza nel processo di digitalizzazione perché abbiamo dovuto rispondere velocemente a problematiche di connessione, di modalità di lavoro da remoto, di comunicazione a distanza, di relazioni, di lavoro di gruppo, ecc.
L'Unione Europea è di fronte a un importante sfida, quella della 𝐬𝐨𝐯𝐫𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢𝐠𝐢𝐭𝐚𝐥𝐞. Serve quindi che l'Unione Europea acquisisca leadership in questo campo, il che significa sforzi importanti nell'innovazione , nelle capacità digitali a livello di infrastrutture, di istruzione e competenze, una trasformazione digitale delle imprese e dei servizi pubblici.
SOLO UNA FORZA LAVORO CON ELEVATE COMPETENZE DIGITALI POTRA' PLASMARE IL PROPRIO DESTINO.
Secondo la Bussola del digitale 2030 nel 2019 nella UE gli specialisti nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione erano 7,8 milioni, con un tasso di crescita sull’anno precedente del 4,2 %. 𝗦𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗲𝗿𝗮̀, 𝘀𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗨𝗘 𝘂𝗻 𝗳𝗮𝗯𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝟮𝟬 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶 (𝗶𝗻 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹 𝗺𝗼𝗱𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗶𝗮𝘃𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮𝗹𝗺𝗮𝗿𝗸𝗲𝘁𝗶𝗻𝗴, 𝗹𝗮 𝗰𝘆𝗯𝗲𝗿𝘀𝗲𝗰𝘂𝗿𝗶𝘁𝘆 𝗲 l'analisi dei dati). Nella UE più del 70% delle imprese ritiene che la carenza di personale con competenze digitali adeguate costituisca un ostacolo agli investimenti.
Se questo è il dato non possiamo non preoccuparci per il futuro perché il livello delle competenze richieste sarà sempre più elevato e sofisticato. Questo deve preoccupare il mondo del lavoro: un Paese, competitivo nel suo complesso, lo è anche in riferimento al tema dell' istruzione e dell'orientamento scolastico e le istituzioni devono farsene carico. Purtroppo secondo i dati ISTAT 2020, In Italia, il livello di istruzione almeno secondario superiore e la partecipazione alla formazione mostrano percentuali decisamente più basse rispetto alla UE (62,9% contro il 79%)
Nella proposta di decisione del PE e del Consiglio che istituisce il programma strategico per il 2030 si propone che la formazione e l'istruzione in campo digitale sostengano la forza lavoro, consentendo alle persone di acquisire competenze digitali specialistiche per ottenere posti di lavoro di qualità e intraprendere percorsi professionali gratificanti in numero molto maggiore rispetto ad oggi, con una convergenza tra uomini e donne.
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Nel settore dell'ICT, secondo l'immagine proposta, l'Italia è ultima fra i paesi nell' Advance Skills and Development (ICT specialists, Female ICT specialists, Enterprises providing ICT training, ICT graduates) con una percentuale di "Female ICT Specialists" del 14,8% rispetto alla media europea del 17, 7%.
Secondo la banca dati dell' iscrizione agli Istituti Tecnici Superiori ( ITS), l'iscrizione delle femmine è molto bassa. La distribuzione degli iscritti per genere, per percorsi terminati nel 2019 mostra su un totale di 5.097 iscritti, 3.701 maschi (72,6%) e 1.396 femmine (27,4%).
A rinforzo della validità dei piani formativi proposti dagli ITS, il tasso di occupati a un anno dal diploma dei percorsi terminati negli anni 2013-19 è dell'80 % e, ancora più incoraggiante, è la coerenza espressa tra Istituto frequentato e lavoro poi svolto dopo lo studio, che si attesta sul 92% nel 2019. 𝗖𝗶𝗼̀ 𝗱𝗶𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗜𝗧𝗦 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝘂𝗻'𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿 𝗱𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗲, 𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝘁𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝗲𝗾𝘂𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗹'𝗶𝗻𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶𝘃𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗮𝗺𝗯𝗶𝘁𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼. 𝗤𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶, 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗶𝗹𝗶 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗜𝗧𝗦 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝗿𝗲, 𝗲̀ 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲, 𝗹𝗲 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗲 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗹𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶𝘃𝗶𝗻𝗼 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗶 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝗰𝗲 𝘂𝗻 𝗮𝗹𝘁𝗼 𝘁𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Se quindi la tendenza di andare da qui al 2030 verso un modello di sviluppo ad alta tecnologia e innovazione digitale il lavoro che deve svolgere il mondo del lavoro e le università è di rafforzare le competenze, di indirizzare i giovani verso percorsi universitari e scuole superiori che offrano formazione e istruzione in campo digitale, combattendo il contrasto di stereotipi di genere che allontanano le femmine da questo tipo di percorso scolastico e, in generale, nell'ambito accademico in cui si gettano le basi per fare innovazione, ricerca, scoperte e nelle discipline STEM (Science-Technology-Engineering-Mathematics)
La Strategia Nazionale per la Parità di Genere 2021 2026, promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità nel luglio 2021, denota l'impegno a intervenire nel mondo scolastico attraverso:
Sono tutti impegni programmatici che favoriscono un'innovazione della docenza, nell'indirizzo e una fortificazione nelle competenze che saranno tanto necessarie negli anni a venire per rispondere alla sfida che l'Europa e il mondo nel suo complesso ci pongono e porre in essere delle politiche sulla #paritàdigenere in linea con il fabbisogno espresso dal mondo produttivo.
La formula vincente sembra sia: assecondando l’innovazione si potrà creare occupazione per tutti!