Gli smartphone stanno distruggendo una generazione?

Gli smartphone stanno distruggendo una generazione?

𝗚𝗟𝗜 𝗦𝗠𝗔𝗥𝗧𝗣𝗛𝗢𝗡𝗘 𝗦𝗧𝗔𝗡𝗡𝗢 𝗗𝗜𝗦𝗧𝗥𝗨𝗚𝗚𝗘𝗡𝗗𝗢 𝗨𝗡𝗔 𝗚𝗘𝗡𝗘𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘?

𝗨𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗶𝘁𝗼𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 - prof. 𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼 𝗩𝗶𝗲𝗻𝗼

Come vedete il mio titolo non è particolarmente innovativo, è la semplice traduzione di un articolo uscito in una rivista americana che si chiedeva appunto se lo smartphone non stia cambiando un po’ il modo di vivere e se non stia addirittura distruggendo una generazione.

Vi anticipo già che sono molto in difficoltà con questa tesi che proverò a ribaltare dopo aver presentato qualche dato a favore della tesi stessa.

Riportando quanto già detto in precedenza, nella pubblicazione della Twenge si afferma che siamo sull’orlo della peggiore crisi di salute mentale degli ultimi decenni e che è tutto fondato sull’idea che lo smartphone stia cambiando il nostro modo di vivere. Si è già parlato degli iGen, nati a cavallo tra il 1995 e il 2012, coloro che sono nati già con lo smartphone. I dati dell’ultimissimo rapporto del Censis ci dicono che addirittura tra i 4 e i 10 anni il 17% dei bambini ha già un cellulare.

Il 6% utilizza il pc fisso, il 24,2 % il pc portatile, il 32% il tablet, il 49 % è connesso. Stiamo parlando di bambini dai 4 ai 10 anni….

In parallelo a questa profonda rivoluzione digitale, nella percezione comune di fronte alla domanda se l’abuso di alcol e cannabis è aumentato si tende a dire di si (causa forse anche del proliferare dei media e dell’attenzione morbosa che questi anni per fatti eclatanti). I dati in realtà ci dicono un’altra cosa.

Vi presenterò ora una ricerca che viene svolta ogni 4 anni in Italia da circa 80.000 adolescenti che si chiama Health Behaviour in School-aged Children (HBSC) la quale monitora i comportamenti degli adolescenti in Italia (www.hbsc.org). 

La ricerca evidenzia che la percentuale di astinenti dall’uso di alcol a 15 anni (quindi gli adolescenti che non hanno mai sperimentato l’alcool) è passata dal 2002 al 2014 dal 20 % al circa 35% in tutta Europa.

Cosa succede per la cannabis? Fondamentalmente i risultati sono sempre gli stessi. Abbiamo un decremento dell’utilizzo di cannabis a 15%.

Ora riporterò velocemente qualche dato della Twenge.

A diciott’anni il primo segnale di emancipazione è, nell’opinione comune, la patente.

Dal 2007, anno di nascita dello smartphone, abbiamo assistito ad un drop-down importante di volontà di prendere la patente. Anche in Italia gli adolescenti sempre meno vogliono fare la patente.

Sono meno disposti ad uscire per le relazioni amorose e cercano meno opportunità di uscire e fanno meno sesso. Sembra dunque che gli iGen sono meno predisposti a sperimentare.  In effetti, se un utente medio di 19 anni controlla tra le 10 e 20 volte l’ora il device è evidente che avrà meno tempo per la sperimentazione più “tradizionale”.

Si potrebbe allora pensare che gli adolescenti passino così tanto tempo in questi nuovi spazi virtuali perché questo li rende felici, ma la maggior parte dei dati ci suggerisce che non è così. Per esempio, con l’avvento dello smartphone gli adolescenti hanno sempre più difficoltà legate al sonno.

Cosa possiamo fare? Possiamo trovare un altro modo per leggere questa evoluzione.

Vi voglio proporre un solo dato per controvertere la tesi secondo cui è lo smartphone che ci sta rovinando. In termini di utilizzo dei social media, coloro che hanno subito la più forte impennata, è la generazione dei genitori (tra i 30 e i 50 anni). I genitori sono coloro che hanno assistito al più grosso incremento dell’utilizzo dei social network e si stanno avvicinando alle nuove generazioni come fruizione. Forse non è quindi colpa della tecnologia di per se.

Un recente articolo uscito su Pediatrics evidenzia che più i caregivers sono assorbiti nell’uso dello smartphone e più sono propensi ad usare metodi coercitivi con i ragazzi.

Forse rispetto all’avvento (e le preoccupazioni collegate) della TV qualcosa è cambiato!

Nel caso di un programma TV, si aspettava il tempo in cui andava in onda per la soddisfazione del bisogno. Ora invece il soddisfacimento è immediato.

I dati più recenti ci dicono che le generazioni precedenti ai millennials (e agli iGen) sono più avidi nell’uso dei social network e che i genitori sono più attivi nell’uso dei social media dei non genitori.

Le nuove madri tendono a confrontarsi nei sociali media ed un eccesso di questo comportamento si lega a maggiori punteggi di depressione materna.

Si parla anche di technoference, ovvero l’inferenza che la tecnologia fa nella modalità in cui si educano i figli.

Promuovere l’indipendenza comporta infatti tempo e fatica da parte degli educatori e il lavoro di incoraggiamento a un comportamento positivo è altrettanto importante di quello che ha a che fare conta punizione di un comportamento negativo.

Da dove possiamo iniziare, quindi?

Ce lo dice Bill Gates.

Bill Gates imponeva ai figli di non utilizzare lo smartphone a cena e proibiva l’utilizzo del cellulare prima di andare a letto.

Un altro articolo di pediatrics mette in evidenza come il segreto di una famiglia felice sta nel leggere libri ad alta voce ai bambini, anche se sanno farlo già da soli.


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