Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere.
Questo diceva quasi 2000 anni fa Plutarco.
Nel primo libro "Le leggi di Murphy" c'è una legge che Arthur Block cita: "Chi sa fare fa, chi non sa fare, insegna" (legge di Mencken). Mi sono domandata se la #formazione è un vero e proprio fare o se anche chi non sa fare può fare formazione.
Quest'anno dopo il mio tour presso i vari istituti scolastici della bassa padovana affermo con assoluta certezza che, per sopravvivere alle difficoltà presenti nella scuola attuale, servono tanto due fattori: #passione e #vocazione.
#passione perché per formare bisogna formarsi continuamente, almeno nella maggior parte dei casi. E un’azione continua di apprendimento e auto-formazione può essere alimentata solo da una fortissima #passione e da un’insaziabile #curiosità. Passione e curiosità che si auto-alimentano, perché nel formarsi si scoprono cose nuove che non si conoscono… e nel cercare di conoscere quest’ultime, se ne trovano altre di sconosciute… e così via, in un’incessante aumentare la vastità della propria ignoranza proprio nel cercare di ridurla.
Più aumenta il “noto” e più aumenta il contatto con il “non noto” come diceva Goethe, usando il paradosso della sfera. Ecco che in questa bellissima chiave di lettura un formatore può essere visto come chi accresce il proprio sapere o come chi diventa sempre più consapevole della propria ignoranza, stimolando gli altri a far lo stesso: accrescere il proprio sapere affrontando la sfida dell’aumentare il non-sapere, con tutto quello che ne consegue: curiosità, interesse, sensazione di non sapere e quindi voler sapere e fare sempre di più.
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A seguire c'è la componente #vocazione: formare vuol dire servire e non farsi servire serviti, come molti pensano. Il vero #formatore è un umile umile servitore: si mette al servizio dei suoi discenti e di chiunque sia interessato ad apprendere. Si impegna per gli altri, sapendo che il successo del suo trasferimento è misurabile dai risultati dell’apprendimento altrui e da quanto sarà stato in grado di far vibrare le corde emotive dei suoi discenti, creando connessioni e arrivando ai loro cuori. Il formatore diventa un facilitatore dell’apprendimento altrui. E' questo a cui ambisco.
E per facilitare l’apprendimento altrui un formatore eccellente deve sfidare continuamente sé stesso: studia come creare interesse, apprende come far vibrare le corde e si mette in gioco al 100%, testando le diverse metodologie didattiche e aspetti tecnici di gestione dell'aula, a secondo della platea che si trova davanti. Esistono tanti tipi di formatori e a me piace guardare dentro i miei discenti, supportandoli nel guardarsi intorno con l’obiettivo di far trovare loro la propria Voce e perché no, la propria Strada.
Ora sfoglierò il secondo libro delle Leggi di Murphy. Chissà cos'altro mi riserverà.
E voi che formatori volete essere?