Gli unicorni del tessuto imprenditoriale italiano: le PMI.
Venerdì ho partecipato ad un evento dal titolo Si può fare! Spazi di innovazione nelle PMI italiane, organizzato ottimamente dagli Alumni del Chapter di Rimini, Ancona, Bologna e Pescara-Chieti col patrocinio di Confindustria Romagna, presso Centro Congressi SGR Rimini.
L’evento è stata una ventata di aria fresca dopo anni in cui eventi come questo sono stati estremamente limitati.
Le discussioni sollevate dai relatori (ottimi) e dalla platea (estremamente attiva!) mi hanno portato stimoli e riflessioni e poiché sono incapace di stare zitta e buona, voglio condividerle.
Ho sempre pensato che per un professionista fosse fondamentale avere molti clienti.
Pensavo che i clienti fossero - in termini soprattutto numerici (di fatturato e di numero di imprese) - la misura di quanto un professionista fosse bravo e di successo.
Credo fortemente nella meritocrazia. Conseguentemente - non posso negarlo - ritengo ancora che i clienti siano la misura di quanto un professionista sia dedito, dedicato, bravo ed apprezzato nello svolgere il proprio lavoro.
Ma ho realizzato che la valutazione va fatta in termini molti diversi da quelli numerici che menzionavo prima.
Nel corso della mia attività professionale anche in ragione dell’oggetto delle mie consulenze (diritto commerciale internazionale), ho fornito e fornisco assistenza ad aziende italiane e straniere di varia dimensione e settore: PMI, aziende strutturate e/o quotate in borsa (mosche bianche, soprattutto nel territorio del centro Italia).
L'evento mi ha fatto riflettere sulle PMI e ho realizzato da una banalità (non vi tedio con i dettagli) come il mio lavoro, spesso, mi restituisca molto di più quando i miei servizi sono rivolti - non ad aziende quotate in borse o super strutturate - ma alle classiche PMI manifatturiere italiane.
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“Ma che fatturato ha?” è la domanda centrale, in genere.
Il tema però non sono i numeri, come ha giustamente sottolineato l’intervento della Prof. Marina Puricelli all’evento di venerdì. Quasi mai.
Il tema è cosa hanno i clienti che tanto mi affascinano e per i quali faccio e riesco a fare il mio lavoro non solo al meglio delle mie possibilità, ma con quel “guizzo” in più che mi gratifica enormemente e mi spinge a voler fare ancora meglio? Per i quali - addirittura di buon grado - rinuncerei al weekend fuori porta organizzato da tempo per partire a negoziare un contratto internazionale all’ultimo secondo, nonostante i piani stravolti e le corse a per di fiato.
Hanno il futuro tra le mani e la sua chiara visione. Hanno che non mollano mai nemmeno di fronte alle sfide più difficili, che fossero calcolate o meno.
Hanno che non sei il loro legale, ma sei Giorgia e quando ti chiamano è perché vogliono una mano a consolidare quel futuro che loro vedono ma che non è ancora qui.
Hanno che crescono anche in base ai tuoi consigli e, con il tuo piccolo apporto, cresci con loro.
Quando hanno successo, il loro successo è anche un po’ il tuo.
E il mio lavoro - che per alcuni è e sarà sempre il più noioso del mondo - in un attimo ha un sapore tutto diverso.