Google: fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale (parte 2)
Se non l'hai già fatto, leggi il primo capitolo di questa miniserie sulla strategia di Apple:
Parte uno: Come Apple ha sconfitto "peak smartphone"
[…] Apple ci fa riflettere per come sia riuscita a fare l’innovazione di business in totale assenza di innovazione tecnologica.
Credits: Disney
Come ha fatto Google, che vantava da diversi anni le funzionalità che oggi Apple presenta come “nuove”, a perdere l’opportunità di consolidare importanti quote di mercato che oggi sono invece in mano a iPhone?
Da qui si arriva alla CONCLUSIONE 2 del mio post originale:
=> Non si riesce a capire cosa se ne sia fatto Google del suo vantaggio accumulato lato software negli ultimi 10 anni, ormai svanito
Ricordo un mio vecchio articolo di fine 2013 nel quale decantavo il Google Nexus 5, costruito da LG, come lo smartphone migliore che si potesse acquistare al tempo.
Oggi sono ancora convinto che fosse così.
Ma che fine hanno fatto i cellulari Nexus di Google? Dopo un susseguirsi e alternarsi di manufacturers, che Google non ha mai voluto internalizzare(*), la situazione di Android è diventata sempre meno chiara, stabilizzandosi, per farla corta, su un cellulare low-mid range possibilmente NON prodotto da Google e destinato a mercati alternativi, ad esempio la grande scommessa di Google sul mercato India, di cui non parleremo oggi.
(*) a parte una brevissima acquisizione di Motorola che fu in realtà motivata dall’ottenimento di brevetti necessari per vincere alcune cause legali.
Per quello che riguarda i flagship phones, invece, i vari Samsung, Microsoft, Nokia, Sony, Motorola e LG, si sono ritrovati “a correre da soli”, con l’onere di provare a far concorrenza a Apple con versioni proprietarie del sistema operativo Google, pesantemente modificate, con la conseguenza di contribuire ulteriormente alla frammentazione del sistema stesso.
Leggi anche: Google pretty much just told us that Android needs to die
A tutto questo si aggiungono i produttori cinesi come Huawei e Xiaomi che stanno progettando i loro sistemi operativi in contrapposizione a quello di Google, a seguito di conflitti geopolitici USA-Cina che hanno costretto Google a privare i costruttori cinesi delle nuove versioni di Android.
Considerata l’esplosione del mercato tecnologico cinese – che Apple coccola in tutti i modi, forse anche troppo – Google ha invece segnato la sua completa estraneità in un mercato gigantesco per la prossima generazione.
Domande che non possiamo ignorare:
- Perché non portare avanti Android seriamente come unica piattaforma per tutti i costruttori, in un mondo che già si sapeva sarebbe stato sempre più mobile-by-default?
- Perché demandare ai costruttori il successo commerciale di Android, sempre più strategico?
- Perché non commercializzare con più convinzione i servizi software che oggi Apple offre? (nota: proprio ora li stanno dismettendo per un pivot sotto il brand di YouTube)
È a dir poco paradossale che sui singoli servizi Apple abbia singoli competitor come Spotify o Netflix, startup diventate dei colossi in pochi anni, e non sia Google a combattere per le stesse quote di mercato.
- Perché i servizi contactless (via NFC) di Android come pagamenti ed emulazione di card, già esistenti dal 2012, non sono mai decollati?
Sarebbe più corretto completare quest'ultima domanda, rispondendo parzialmente: perché non è mai stato costruito un ecosistema di servizi, anche di terze parti ma che avrebbe dovuto facilitare Google stessa, per permettere l’adozione di massa di queste funzionalità?
Risultato: hanno lanciato un sacco di cose, ma non si sono mai veramente preoccupati di portarle avanti. In alcuni ambienti, ex dipendenti di Google danno la colpa alla cultura di carriera interna, per la quale per essere promossi pare sia importante far vedere di lanciare nuovi progetti (basti vedere le 3-4 diverse ma ridondanti app di messaggistica fatte da Google), ma non di gestirli dopo il lancio. Anche se le cause non fossero queste, la mancanza di una direzione a lungo termine sembra essere evidente.
C’è poi l’assistente vocale.
Quello di Google è potentissimo, preciso, chirurgico. Siri di Apple, invece, è sempre stato mediocre come assistente vocale. Lo è tuttora.
Ma la strategia di Apple lo ha portato a essere sempre più diffuso e pratico nelle micro-situazioni quotidiane: fare azioni con mani occupate, controllare la casa e, adesso, anche la nuovissima funzione Intercom – in arrivo col prossimo aggiornamento – che permetterà di fare da walkie-talkie tra il mio telefono e tutti i miei dispositivi, o quelli della mia famiglia, da casa a telefono, da macchina a casa, e via dicendo.
Poi, almeno la metà delle volte, ci arrabbiamo perché Siri non capisce il comando, ma almeno abbiamo uno scopo per volerlo utilizzare, mentre quello di Google è limitato a pochi dispositivi compatibili e poche funzionalità di automazione veramente utili.
Perché non l’ha fatto Google, con la sua superiorità sul software rispetto a Apple?
Google pare abbia dato tutto questo per scontato e nella sua visione di futuro dipinge un assistente vocale ben più avanzato, in grado di prenotare appuntamenti telefonando e parlando con l’interlocutore per svolgere funzionalità per noi.
Da appassionato dico: “bellissimo!”
Razionalmente – e un po’ meno ingenuo – dico: “Ok, quando arriverà? E fino a quando sarà supportato?”
Mentre Apple non ha mai spinto visioni futuristiche del mondo e si è sempre limitato a migliorare gradualmente l’oggi e l’adesso, Google ha sempre provato a raccontare un futuro migliore grazie alla tecnologia, ma operando concretamente su un presente fatto di prodotti lasciati a metà e spesso “uccisi” prima del tempo.
Purtroppo, viene fin troppo facile pensare che nonostante tutte queste opportunità, Google sia sempre rimasto con la testa dentro il suo motore di ricerca, e quindi non si sia mai veramente avventurato al di fuori del business model basato sull’advertising.
[sto tralasciando l'argomento "cloud business" perchè non pertinente al discorso di queste serie Apple vs Google, ma più Google vs Amazon vs Microsoft]
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Continua con la terza e ultima parte: Apple Maps - la mappa che non meritiamo, ma quella di cui abbiamo bisogno.