Google Stadia non fallirà
Negli ultimi mesi sono stati in tanti a pensare che Stadia sia un fallimento e che di conseguenza, com'è ormai prassi per Google, il servizio potrebbe fare a breve la fine dei molti altri servizi che Google ha aperto e chiuso nel giro di pochi mesi.
Lasciando da parte le impressioni personali sul servizio, ci sono due cose su cui riflettere in merito a Stadia: il primo è la sostenibilità. Anni fa Nvidia fece una stima di potenza di calcolo necessaria per supportare un servizio di gaming in streaming di alto profilo. All'epoca, il rapporto era vicino all'uno a uno. Ovvero: per ogni sessione di gioco in streaming veniva impiegata una singola GPU. Si parla di anni fa, altre architetture e altri coefficienti di efficienza. Eppure in tanti si fecero qualche domanda sulla sostenibilità di un modello di business del genere. I costi - non soltanto quelli relativi all'hardware nelle server farm, provate a pensare a quelli energetici - devono essere enormi e non sono certo giustificabili da un servizio che, seppure dovesse esplodere, non potrebbe mai competere col numero di giocatori su console che, fatto un investimento tutto sommato minimo all'inizio, possono giocare per 5/7 anni senza ulteriori investimenti. Senza parlare poi della vera miniera d'oro: i giochi su smartphone.
Stadia quindi, al pari degli altri servizi di gioco in streaming, ha il fiato corto. Ma allora perché ci si buttano tutti? Amazon, Sony, Microsoft, Nvidia... tutti hanno il proprio servizio simile a Stadia. Pochi nomi, ma illustri. Dove sta la convenienza? Beh, per gli altri - tutti tranne Google - la risposta è semplice: aggiungere un servizio per rendere sempre più invitanti e ricchi i servizi in abbonamento. Per gli altri il gioco in streaming è un plus, non è la caratteristica fondamentale di un servizio. Per Google invece è il contrario. Per di più è un servizio che in parte viene anche fornito gratuitamente. Ma allora dove sta il guadagno? Perché Google si è lanciata in questo progetto?
Qui arriva il secondo spunto di riflessione, che ho fatto basandomi anche su quello che osservo con il mio lavoro da markettaro. Quello del gaming è un settore golosissimo, sempre in crescita e che smuove persone, interessi e soprattutto miliardate di dollari. Se Google riuscisse nel suo intento, ovvero quello di arrivare a qualche decina di milioni di utenti, avrebbe in mano la gallina dalle uova d'oro: quantità industriali di dati sull'utilizzo e sulle preferenze dei videogiocatori. Dati (o Big Data) da rivendere all'intero settore non solo per fare pubblicità, ma soprattutto per aiutare le aziende a prendere decisioni strategiche sulle produzioni multi milionarie. Oggi produrre un gioco tripla A costa centinaia di milioni. Sbagliare può costare carissimo, persino il fallimento. Per non parlare delle nuove console. Quanto varrebbero questi dati per una casa di produzione? Quanto varrebbe poter sapere in anticipo cosa preferiscono i giocatori? Quanto varrebbe sapere quali sono i punti dove la maggior parte degli utenti molla un gioco? Oppure quali sono i giochi che giocano più spesso al venerdì sera, nella fascia tra i 29 e i 35 anni se sono accoppiati oppure single?
Google, con la sua straordinaria piattaforma di advertising, potrebbe far fruttare tutto questo ben più di quanto potrebbe mai fare una piattaforma di gaming online. Forse, alla luce di questo ragionamento, diventa un po' meno assurda l'avventura in cui si è lanciata un'azienda che, fondamentalmente, vive di pubblicità e dati. Lo stupore che ha suscitato Stadia al lancio, d'altronde, è analogo a quello che suscitò il lancio anni fa di piattaforme come Google Maps, o i Google Documents, per non parlare del browser. "Ma che se ne fa Google di un servizio (gratis) per creare documenti quando c'è Office che è diffuso e molto più potente?". Oggi sappiamo benissimo qual è stata la strategia a lungo termine di Google: offrire un servizio gratuito per attirare utenti e raccoglierne dati. Difficile non pensare che ci sia lo stesso ragionamento alla base di Stadia.
Ecco perché, nonostante lo ritenga un servizio non in grado di competere con il mondo delle console, penso che Stadia non fallirà a breve. Troppo interessante quello che potrà portare tra qualche anno. Certo, tutto questo ammesso che Google riesca ad attirare un bel po' di utenti. Niente utenti uguale niente dati. Forse è proprio per questo che l'idea di produrre giochi originali è stata cancellata in fretta. Forse è anche per questo che l'offerta gratuita sarà sempre più preponderante.
Chi vivrà vedrà, ma qualcosa mi dice che Google Stadia non fallirà.