Grassera, salviamo la chiesetta di San Quirico

Grassera, salviamo la chiesetta di San Quirico

Una mappatura dei siti archeologici che insistono sul territorio riese al fine di proteggerli da ulteriori privatizzazioni e innesti architettonici che, se realizzati, ne cancellerebbero irrimediabilmente le tracce e le documentazioni (sia pure parziali) che sono pervenute a noi. È quanto richiedono dei residenti di questo versante all'amministrazione Corsini attraverso un messaggio lanciato su Fb dagli iscritti a "Rio Elba, com'eremo". Ce n'è per tutti i gusti e per tutti i palati, a partire dal castello del Giove, passando per le chiesette di San Felice a San Felo, della Visitazione della Vergine o di San Marco, detta anche della Madonna a Rio nell'Elba e di San Bennato a Cavo per finire con San Quirico a Grassera. Commenta Lelio Giannoni: «Ho chiesto al Comune di Rio di metterci un vincolo archeologico, perché fino a quel momento non c'era. Mi fu assicurato che lo avrebbero fatto, ma non so come è andata a finire la questione. Sarebbe necessario che qualcuno ci ritornasse sopra, per averne la certezza o riproporre la richiesta». Renzo Paoli, a cui si devono le foto della chiesa di San Quirico a Grassera che pubblichiamo, informa: «Ho incaricato alcune persone a andare in municipio. Se ne conoscerà l'esito tra qualche giorno». Poi, accennando alla pieve di San Bennato a Cavo, puntualizza: «Ho individuato approssimativamente dove dovrebbero essere le fondazioni dell'antica pieve. Pare che furono scoperte da una ruspa e immediatamente ricoperte. Anche tutta l'area delle Salate, compresa l'ex discoteca è zona archeologica». Il consigliere comunale di minoranza Umberto Canovaro così scrive in un commento: «A proposito di questa pieve, neppure questa è vincolata». Ma veniamo alla chiesa di San Quirico a Grassera. Scrive Giorgio Monaco in "Archeologia storia ed arte all'Isola d'Elba". «La chiesa romanica di San Quirico è una delle prime chiese proto-medievali dell'Elba risalente al XII secolo». Nella prima metà del XIV secolo Grassera era a capo di una delle capitanìe dell'isola, distretti amministrativi istituiti dalla Repubblica di Pisa sull'Isola d'Elba. Si trattava di un piccolo centro abitato localizzato presso gli attuali ruderi della chiesetta di San Quirico, nel territorio comunale di Rio nell'Elba. Vi sono state rinvenute numerose tessere mercantili del XIII e XIV secolo, legate all'estrazione e commercio del ferro che caratterizzava l'intera area. Era comunque un sito abitato stando alle varie campagne di scavi qui organizzate nel tempo da appassionati e semplici ricercatori. Riportati alla luce varie frammenti di vasellame, tante ossa. Ma fra tutti spicca un'iscrizione medievale ritrovata all'Elba e «oggi conservata nel museo archeologico di Portoferraio - si legge nella pagina di Wikipedia dedicata al villaggio di Grassera - "ad maiorem gloriam ro D (omi)ni S (an)c (ti) Quir (i)ci tem (plum) fe (cit)" (il tempio di San Quirico fu eretto a maggior gloria di Nostro Signore). Ma esiste ancora un altro fatto che rende unica la chiesetta di Grassera. È l'unica traccia ancora visibile di quel borgo medievale che fu completamente distrutto nel Cinquecento in seguito a una disastrosa scorreria di Saraceni, che lo rase al suolo in una sola notte. Dai ruderi si riconoscono le mura perimetrali con la piccola abside». La distruzione del villaggio fu dovuta all'attacco perpetrato nel 1534 da Khayr al Din Barbarossa. Contestualmente, i grasserinchi sopravvissuti si rifugiarono nel vicino paese di Rio nell'Elba e fornirono la nuova intitolazione della chiesa parrocchiale riese con quella della distrutta San Quirico. Ce n'è e ne avanza per fare di questo sito motivo d'interesse e d'attrazione turistica. [da Il Tirreno di Livorno]

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