I RACCONTI DEL MADE IN ITALY / LA STORIA -  Sperlari: “I torroncini presto in Sud America aspettando Pernigotti”

I RACCONTI DEL MADE IN ITALY / LA STORIA - Sperlari: “I torroncini presto in Sud America aspettando Pernigotti”

Il gruppo negli anni ha avuto diversi passaggi di proprietà e per quasi 50 anni è appartenuto alla stessa società che ora si candida a rilevare Oggi è in mano ai tedeschi di Katjes che puntano su un manager italiano

Gloria Riva

Milano

Le Galatine in Cina vanno alla grande, il torrone Sperlari – invece – potrebbe presto conquistare il Sud America. E la mostarda? «Quella è un po’ più complicato da portare all’estero, ma ci stiamo lavorando», Piergiorgio Burei tira le somme del primo anno alla guida di Sperlari, storica azienda fondata nel 1836 a Cremona e dal settembre 2017 parte del gruppo tedesco Katjes, che ha lasciato carta bianca a un management italiano per far crescere l’azienda italiana. Come? «Marketing di qualità ed export», racconta ad Affari&Finanza l’ad Burei. Il nuovo ceo, classe 1964, ha una lunga esperienza nel settore del largo consumo in aziende come Kraft e Mondelez, Ferrero, Heinz e negli ultimi 6 anni nel gruppo spagnolo GBfoods dove ha guidato con successo il processo di rilancio di Star in Italia. E intantao si prepara alla partita Pernigotti, su cui il manager ha svelato le carte proprio la scorsa settimana: «Siamo interessati al marchio, allo stabilimento ed ai lavoratori che vi sono impegnati. Si tratta di un’operazione gestita direttamente da Sperlari e quindi interamente italiana», spiega Burei. le origini Sperlari produce ogni anno 5 miliardi di caramelle, quasi una per ogni abitante della Terra, e messi in fila l’uno dopo l’altro oltre 4 mila chilometri di torrone, che è un prodotto tipico della tradizione del Nord Italia sin dall’800. Infatti Enea Sperlari era un artigiano di Cremona che produceva dolci della tradizione locale in uno scantinato del centro, che poi vendeva nel negozio di famiglia agli austriaci che controllavano la città. «Quel negozio esiste ancora, ed è il simbolo di una trazione che continua a contraddistinguere la società. Infatti i prodotti Sperlari, e i marchi che oggi vi fanno capo, sono tutti realizzati in Italia». La prima acquisizione Sperlari risale al 1986, quando compra la valtellinese azienda di caramelle Scaramellini, poi nel 1991 entra nel gruppo Galatine, nel 2001 Dietorelle e nel 2007 Saila. Tutti gli stabilimenti sono ancora attivi: «L’azienda impiega oltre 400 dipendenti, metà nella sede centrale di Cremona, il resto diviso nei quattro siti produttivi di Cremona, Gordona (Sondrio), San Pietro in Casale (Bologna) e Silvi Marina (Teramo). Quest’ultimo è lo stabilimento più particolare, è la storica fabbrica Saila, che mantiene intatta la tradizione della produzione artigianale della liquirizia calabrese. In fabbrica entrano le radici strappate dalla terra, che vengono pulite, cotte e spremute utilizzando solo procedimenti meccanici», racconta il manager. passaggi di mano All’espansione per acquisizioni è seguita la crescita interna, trasformando il torrone classico nei torroncini e nelle varietà morbide. La proprietà di Sperlari è cambiata più volte negli anni: nel 1935 viene ceduta proprio a Pernigotti, poi nel 1981 passa all’americana Heinz e dopo altri passaggi di mano nel 2012 diventa proprietà della svedese Cloetta, che nel 2017 vende il gruppo Sperlari per 46,5 milioni di euro alla tedesca Katjes International: «È Si tratta di un gruppo specializzato nella confectionery Industry, che in controtendenza rispetto a molte società, che comprano aziende italiane e delocalizzano all’estero, ha scelto di ridare slancio all’italianità del marchio Sperlari, affidandosi a un management tutto italiano e puntando sulla conservazione dei poli produttivi locali», racconta Burei. le galatine per il mercato cinese L’azienda, che oggi ha un fatturato che si attesta attorno ai 100 milioni di euro, ha intenzione di crescere puntando soprattutto sulle esportazioni: «Attualmente l’estero vale il 10% del nostro giro d’affari, distribuito in 40 paesi al mondo, e si concentra su alcune nicchie di prodotto. Ad esempio le Galatine, che sono a base di latte italiano e rappresentano un prodotto di alta qualità per il mercato cinese. A gennaio parteciperemo per la prima volta all’Ism Colonia, la più grande fiera mondiale dei dolciumi e della pasticceria. Poi punteremo su alcuni mercati selezionati, ai quali proporremo prodotti specifici, adattandoli ai giusti locali». Ad esempio, il Medio Oriente e in particolare Dubai potrebbero diventare il mercato di sbocco per la mostarda, una ricetta di frutta intera, zucchero ed essenza di senape, solitamente molto piccante: «Stiamo introducendo alcune novità, ad esempio l’utilizzo della frutta biologica, ma anche l’uso di frutti nuovi, come le mele, i limoni e gli agrumi». Mentre il torrone potrebbe trovare un proprio mercato negli States, ma soprattutto in Sud America. A questo si aggiunge un massiccio investimento in marketing e comunicazione, confermato dal ritorno di Sperlari in tv che, dopo tanti anni di assenza, è tornato con uno spot natalizio. Del resto il periodo natalizio vale da solo il 20 per cento del fatturato della società italiana. «Il 2018 per Sperlari è stato un anno di tante prime volte. Dopo tanto tempo, per la prima volta è tornata in tv con uno spot natalizio, per la prima volta è tornata a produrre caramelle a marchio Sperlari ed è il primo anno che l’azienda è tornata a crescere in tutto il proprio portafoglio prodotti». Il 2019 potrebbe essere un anno di ulteriore crescita per linee interne – puntando su efficienza aziendale e qualità – ed esterne, valutando potenziali acquisizioni sul mercato. Ma saranno comunque il marketing e l’export i due punti di forza del prossimo anno, sui quali l’azienda ha intenzione di investire massicciamente.


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