"IL BATTITO"
Vorrei condividere con voi e, se possibile, riuscire a trasmettervi quel che io provo e che sento come sensazione ottimale di benessere e carica emotiva.
Quante volte è accaduto di dover affrontare un incontro di lavoro importante, magari con un cliente del tipo “Commerciale” quel cliente cioè che basa tutto il discorso solo ed esclusivamente sul piano professionale, non badando alla persona che dinanzi a lui propone in quel momento un contratto ma alla reale convenienza economica a parità di coperture e garanzie.
Il Cliente che è pronto a farci domande puntigliose e precise, anche a trabocchetto, per “tastare” se e in che modo siamo realmente protagonisti della nostra professione.
La carica giusta, per me, è quando riesco a sentire l’adrenalina scorrere nel corpo in un modo ciclico e veloce e ti senti pronto ad affrontare qualunque prova fisica, dinanzi a chiunque.
Ti senti certo, sicuro, indistruttibile e praticamente calibrato per quel che stai per affrontare.
Ho ritrovato e provato spessissimo questa motivazione durante le gare di atletica, la partenza con i blocchi non è mai facile o scontata, il confrontarsi con atleti sconosciuti e visti solo pochi minuti prima del raduno concorrenti.
L’errore spesso naturale, ma oramai superato, di farsi influenzare dall’aspetto esteriore o dal modo di vestire dell’avversario, statura o muscolatura possente, body da gara con sponsor più o meno ufficiali, con il passare del tempo e con l’accrescere della propria sicurezza, nonché della concentrazione viene sempre meno.
Trovarsi in un palazzetto di atletica Indoor per le finali Nazionali e con un numero di iscritti di circa 1000 atleti nelle varie discipline, credetemi è una grande prova di nervi.
Lo spazio a disposizione, spalti inclusi, non è poi così grande, un giro completo della pista è di 200 metri. (CONVIVERE IN SPAZI LIMITATI)
Eppure una volta sui blocchi di partenza, dopo che lo starter comunica agli atleti in batteria “ai vostri posti…” il sentire sotto le dita tese il freddo morbido della pista, l’essere consapevole che devi dare il 100% della tecnica (professionalità che l’esperienza e la conoscenza approfondita restituisce) e della forza esplosiva (energia pronta e determinata per la riuscita del contratto) fa rasserenare i battiti cardiaci quasi una controtendenza, senti il cuore rallentare, come se il corpo si stesse concentrando all’unisono con la mente escludendo le urla, i suoni, gli slogan che numerosi e assordanti fino a pochi istanti prima giungevano dagli spalti gremiti di tifosi e atleti.
Riesci a sentire indistintamente il tuo cuore e il respiro.
La capacità dell’udito umano di “filtrare” solo ciò che devi ascoltare (magari ad utilizzarlo in professione dove sarebbe bene poter ascoltare chi e cosa è davvero importante ed escludere a priori tutto il bailamme esterno e di poco conto) è a dir poco sconvolgente, fra tutto il frastuono e gli atleti che nelle corsie ai tuoi fianchi si sistemano sui blocchi utilizzando schiaffi reagenti sul volto e sulle gambe, tu sei lì che attendi che lo starter dia il successivo comando “Pronti…”
A questo comando come per abitudine il corpo imprime una forza tale sui blocchi posizionandosi in una postura oramai registrata, che oramai riesce naturale, con le braccia che controllano perfettamente il peso del corpo che grava su di loro, sotto la forza compressa e pronta ad esplodere delle gambe ben puntellate con i chiodi delle scarpe nei blocchi.
Uno o due secondi al massimo, sembrano un’eternità e poi lo sparo…BANG! (ne senti anche il rimbombo dello stesso che riecheggia nel palazzetto e rimbalza nel tuo corpo).
L’esplosione motoria, il distendersi dei muscoli con l’immediato ricontrarsi, e poi vedersi in curva dopo essersi ripreso la naturale postura della cosa lanciata con gli altri atleti ad attendere il rettilineo che nasconde la curva e che porterà al traguardo (LA TECNICA ACQUISITA).
Non sento nulla, eppure dopo mi diranno … “Ti abbiamo gridato non hai ascoltato?” …
No, nulla… Vedo solo le mie braccia oscillare a velocità spasmodica in simbiosi con le gambe che ora dopo la curva aprono automaticamente il loro compasso per arrivare verso l’arrivo, sento il mio cuore, il mio respiro, e tutto intorno mi appare al rallentatore … o meglio in bianco e nero ma di una cosa sono certo, non mollerò fino all’ultimo anzi spingerò fino ad oltre il fotofinish (FORZA E TENACIA, CREDERCI FINO IN FONDO SEI SOLO TU E TE STESSO).
Non importa quanto arriverò forse primo o ultimo.
Si dice, ed è vero l’importante è partecipare, ma ragazzi la scarica di adrenalina che una competizione di velocità o una staffetta (LAVORARE IN TEAM) può trasmettervi credetemi non ha paragoni.
Ti senti a 1000 con l’autostima, mi è accaduto di vincere si, ma anche spesso di perdere avendo fermato però il fotofinish sul mio nuovo tempo personale, e di essermi lasciato andare alle lacrime dell’emozione che non può e non deve mai essere repressa.
Abbracciarsi con la squadra è speciale, amici che si uniscono ognuno con le proprie storie, i propri problemi, i propri pensieri, ansie, angosce, per essere tutt’uno per essere appunto una squadra.
Ora vorrei lasciarvi alcuni dati prima di concludere…
Sapevate che l’elefante ha un battito cardiaco pari a 30 battiti al minuto?
Sapevate che il Colibrì ha un battito cardiaco pari a 1.260 battiti al minuto (pari a 10 volte quello di un essere umano) e che può battere le ali con una frequenza pari ad 80 battiti al secondo quindi a circa 4.800 battiti al minuto?
Si dice che se il cuore batte più lentamente si viva più a lungo.
Forse è così infatti natura insegna che l’elefante viva fino a 70 anni mentre il colibrì solo 0,5 anni di vita e la tartaruga con 6 battiti al minuto vive fino a 150 anni.
Già ma il nostro battito com’è, batte all’unisono con ciò che noi vorremmo essere, e come vorremmo vivere?
Batte sempre come piace a noi, o alle volte vorremmo rispondesse in maniera differente da come si comporta?
Riflessione finale personale
Se io, e parlo di me, potessi ritrovare ad ogni esigenza quella carica adrenalinica che fa partire in me la serenità delle mie potenzialità effettive mi permetterebbe di scatenarmi nell’assoluta sicurezza della tecnica e della forza esplosiva che in questi anni di professione ho accumulato ma che non riesco ad esprimere al meglio.
Spero che questo mio racconto personale possa aprire in voi un momento di riflessione personale, all’insegna dell’accrescimento interiore e della capacità di saper gestire le emozioni convogliandole come e quando servono a noi, traducendole in forza, tenacia, costanza.
Che ognuno di voi possa vincere la propria gara esistenziale…
Un abbraccio a tutti voi… Grazie.