Il calcio libero e senza struttura del Real Madrid
Nessuna squadra oggi, in Europa, gioca come il Real Madrid.
In una sorta di compromesso collettivo tra ordine e caos, nella squadra di Zinedine Zidane tutti si muovono e qualsiasi spazio ''svuotato'' viene compensato dal movimento opposto ''a riempire'' di uno o più compagni.
La vera differenza rispetto al passato è che siamo oltre le rotazioni, gli scambi di posizione, roba vecchia di almeno 40-50 anni.
Quando la squadra di Zidane prepara l'azione offensiva, semplicemente, non esiste una struttura fissa e simmetrica.
Interni, esterni, rifinitori e attaccanti non giocano per ruoli e nemmeno per posizioni fisse, ma per funzioni. Il loro posizionamento continua a cambiare in relazione a Spazio e Tempo. Parliamo soprattutto di giocatori semi-universali come Modric, Isco, Valverde, Kroos, lo stesso Casemiro, che non sono veri trequartisti ma nemmeno centrocampisti centrali nel senso tradizionale del termine, ma anche di laterali associativi come Carvajal e Mendy capaci di muoversi in modo non convenzionale, accentrandosi o addirittura alzandosi sulla linea d'attacco, per liberare spazi o generere nuove linee di passaggio.
L'unico momento catalogabile, seguendo una partita del Madrid, è la fase difensiva posizionale, riconoscibile secondo un 4-4-2 abbastanza standard nel quale la squadra sa compattarsi per controllare il possesso avversario.
Quando il possesso passa al Madrid, invece, attraverso l'intersecarsi delle abilità individuali, il sistema finisce, giocata dopo giocata, per auto-organizzarsi secodo un continuum circolare (non schematico, non precodificato, quindi difficilmente leggibile) nel quale le scelte del singolo e l'insieme si rapportano secondo un unico macro-principio: lo Smarcamento.
A seconda delle situazioni e delle letture individuali, lo smarcamento si declina come movimento verso il lato forte della possesso per generare superiorità numerica, oppure ancora tra le linee, sui lati o in profondità.
L'obiettivo, naturalmente, attraverso la qualità tecnica e i continui smarcamenti in ''zona luce'', è uscire dallo spazio visivo degli avversari, ''forzare'' le loro scelte difensive per creare difficoltà, aumentando le loro probabilità di errore nella copertura della metà campo. Senza fornire nessun tipo di riferimento di reparto o di catena.
L'effetto è quasi disorientante: pur mantenendo lo stesso principio, l'azione si riproduce all'infinito in mille forme potenzialmente variabili. E più la qualità degli interpreti è elevata, più difendere in modo pre-ordinato contro questa concezione può risultare complicato, perché comporta un continuo riadattamento.
Ho osservato con frequenza e con grande interesse il Madrid di Zidane negli ultimi mesi e devo ammettere che leggere, analizzare e anche apprezzare questo tipo di calcio obbliga noi appassionati ad uno sforzo notevole. Significa abbandonare completamente e in modo definitivo la visione del calcio (o quanto meno della fase offensiva) attuale legato a numeri, moduli, ruoli, per entrare in un campo di analisi ''circostanziale''.
Regole o principi rassicuranti come ''se l'esterno taglia, il terzino va in sovrapposizione''; oppure ''quando la punta arretra, la mezzala va dentro'' non hanno più senso, perché il sistema del Madrid non si basa su codifiche, su interscambi in qualche modo leggibili, su ripetizioni più o meno memorizzate. Bensì su scelte individuali condizionate dal contesto contingente di gioco, sul riconoscimento di spazi e tempi utili per giocare o smarcarsi, ma dentro un insieme armonico e condiviso.
Siamo pronti per capire e apprezzare questo calcio libero, concettuale, contestuale, senza struttura e senza reparti ?