Il cavaliere, il conte ed i draghi

Inizio dicendo che non è farina del mio sacco ma trovo molto azzeccato quanto detto da altri: per gestire la situazione italiana ci siamo prima affidati ad un cavaliere che poi ha lasciato il passo ad un conte che alla fine ha ceduto la guida ai draghi…

Al di là della simpatia verso questa metafora trovo molto vero il fatto che per gestire la situazione italiana servano “superpoteri” o quando meno profili che devono essere straordinari per guidare un paese come il nostro. Ed in effetti molto “normali” noi non lo siamo: il paese con il più alto debito pubblico dell’Eurozona (forse sorpassati dalla Grecia ma non credo che ci si possa vantare), il paese che ha perso 500,000 posti di lavoro nel periodo dicembre 2019-dicembre 2020 pur in presenza del blocco dei licenziamenti, la nazione che contende al Giappone il primato di nazione più vecchia o che sta invecchiando in maniera più precoce. A fronte di questo il Belpaese vanta comunque elementi di unicità (e speriamo in questo caso visti in maniera positiva): la ricchezza finanziaria delle famiglie supera di gran lunga l’ammontare del debito pubblico, abbiamo ancora una delle percentuali più elevate di proprietà della prima casa ed abbiamo in Eurozona una delle economie più diversificate e poliedriche con tanti ambiti di eccellenza in molti settori dei servizi e comparti industriali. Quello che ad un osservatore esterno salta all’occhio è che nonostante tutti i lati positivi e tutti i lati negativi abbiamo forse dal 2000 vissuto in una sorta di limbo dove molto poco è cambiato soprattutto dalla crisi iniziata alla fine del 2007. In altre parole tutti quelli che si sono succeduti al governo hanno potuto a malapena tenere una rotta in un mare a volte in tempesta ma (e forse mi sbaglio) senza una senso di visione su dove andare o di definire una meta finale di approdo. Ma senza una meta finale manca anche una capacità di dare una chiara rotta da seguire.

Detto questo i nostri nuovi governanti hanno davanti un compito arduo che passa dalla definizione di obiettivi chiari da raggiungere da cui poi seguiranno le indicazioni della rotta da seguire e delle misure da adottare. Un governo come quello che si è appena formato e con una tale maggioranza in parlamento può porsi traguardi importanti ma soprattutto avrà la possibilità di attuare o quanto meno di impostare misure innovative magari non “ortodosse” nel senso di conformità con il passato. Non sono un esperto ma il famoso “whatever it takes” applicato al nostro caso significa magari rompere gli schemi e trovare soluzioni originali ai problemi. Dobbiamo essere probabilmente preparati verso situazioni mai sperimentate in passato perché è questo che i nostri governanti dovranno ricercare. Che questo non preoccupi perché magari si parlerà di interventi anche noti e magari discussi in passato ma che non si sono mai tradotti in fatti concreti. Abbiamo una lunga tradizione di libri bianchi, neri e con tutti i colori dell’arcobaleno che parlano delle cose da fare e che non sono mai state fatte… Non so se rientreranno nel novero delle future iniziative ma quante volte ci siamo sentiti dire che lo Stato è il più grande proprietario immobiliare del paese ma mai tale patrimonio è stato debitamente valorizzato? od ancora quante volte abbiamo letto dei ritardi cronici della pubblica amministrazione nel pagare i propri debiti ?  

In questo percorso straordinario (almeno si spera) avremo forse due munizioni in più da utilizzare…

Il tanto nominato Recovery Fund con la sua dote di 209 miliardi (poco meno del 10% del debito pubblico italiano) costituisce un alleato prezioso. Devo anche ammettere che spero che questi soldi non siano semplicemente “spesi” ma “investiti”… e non è semplicemente una questione lessicale: la spesa ti fa star bene sul momento ma solo l’investimento può dare un ritorno a lungo termine e speriamo che la nostra squadra di draghi ruggisca e fiammeggi al punto giusto per evitare gli sperperi della prima repubblica. Abbiamo bisogno di operose formiche e non di chiassose cicale a questo punto della nostra storia…

Altra arma nelle nostre mani è poi la condizione dei mercati finanziari. Mai dalla seconda guerra mondiale il Belpaese aveva conosciuto una situazione dove il costo del debito fosse così basso ed il rendimento del BTP decennale allo 0.50%. Beh questo è un grande aiuto e oramai iniziamo a sentire da più parti della possibilità che si possa allungare la durata media del debito e garantire maggiore flessibilità e forse è davvero arrivato il momento di emettere il primo “Matuzalem” o bond a scadenza 100 anni.

“a pagare e morire si fa sempre tempo” insegna il detto popolare ed a questo è possibile aggiungere che diventa quindi possibile pianificare meglio gli investimenti e riforme strutturali con benefici nel medio e lungo termine.

Insomma ci aspettano forse anni nuovi davanti a noi. Auguriamocelo per noi e per le generazioni dei nostri figli perché si possa lasciare loro in eredità un paese migliore di quello che ci hanno lasciato i nostri padri.

E che i nostri draghi siano abbastanza forti in questo cammino così che i conti tornino finalmente per tutti…

Gabriele Malatesta

Corporate Finance & Insurance Advisor | @BusinessPlus

3 anni

Condivido la speranza che si riesca a investire, invece che a spendere. Ma spero anche che si riesca a investire su un incremento strutturale dei #consumi privati, che sono il vero grande malato della nostra economia!

Cosimo Leone

Head of Origination Support - Balance Sheet Optimization at Intesa Sanpaolo

3 anni

Ottima sintesi Paolo! Un abbraccio

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