Il coaching può cambiare il mondo ?
Ad una domanda ( chiusa ) come questa, secca ed inequivocabile, la risposta data non può essere che no. Però ( c’è un però !) vediamo se possiamo arricchire il discorso, per approfondire la nostra riflessione. Uno dei risultati sperati di un percorso di coaching è quello di aiutare il cambiamento dell’esperienza che il cochee ( cliente ) ha del mondo. Sappiamo che le persone non agiscono direttamente sul mondo, ma vi agiscono necessariamente attraverso la loro percezione o modello del mondo. La loro mappa. Pertanto il coaching ha l’obiettivo di operare per cambiare proprio il modello che il cliente ha del mondo e di conseguenza il suo comportamento e le sue esperienze. Una persona reagisce agli stimoli esterni ed interagisce con quello che lo circonda , in funzione della sua “ mappa “ interiore. Una mappa diversa , ampliata ed arricchita , fornirà al suo possessore una quantità di strumenti in più per rapportarsi con la realtà circostante. Una mappa più ricca di particolari renderà il suo possessore più empatico, più sereno, più propenso ad approcciare il prossimo con disponibilità ed apertura. In particolare la consapevolezza che “ la mappa non è il territorio “ ( Alfred Korzybski) , cioè che ciascuno di noi ha una personale visione del mondo che non corrisponde alla realtà di tutti, una volta ottenuta, potrà fornire alle persone un accrescimento della tolleranza , del rispetto delle opinioni altrui, delle diversità e delle specificità di ciascuno. Non è utopistico pensare che maggiore sia il numero di chi comprende profondamente ed appieno questo principio, maggiore sarà il tasso di coesione sociale della società. Una società basata sul rispetto delle diverse visioni del mondo è una società più pacifica ed empatica di quella attuale e probabilmente più stabile e più generosa.