Il coraggio di cambiare strategia
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Il coraggio di cambiare strategia

Trovandomi a scrivere un post di saluto e ringraziamento alla nostra prima dipendente, in procinto di lasciarci per una nuova avventura, mi sono soffermato a riflettere su questi primi 2 anni di lavoro in Slow Wood, l’azienda che ho avviato insieme a Gianni Cantarutti.

Ho pensato che potesse valer la pena di condividere alcune considerazioni sull'avvio di una nuova attività, ed eccole qui...

Quando siamo partiti –era il giugno 2013- le nostre idee, convinzioni, preoccupazioni erano completamente diverse da quelle che abbiamo oggi. Come molte start-up siamo passati attraverso un percorso di incubazione, che ci ha messo a disposizione diversi mentors, esperti ci hanno aiutato a pensare un modello di business e redigere un business plan. Documenti ben fatti, che hanno convinto diversi investitori a scommettere su di noi, e che ci hanno così permesso di partire.

Se oggi guardo quei documenti, quasi tutto quello che vi avevamo inserito è stato disatteso dalla realtà dei fatti. Le previsioni numeriche, le strategie commerciali (se così possiamo chiamarle), la struttura organizzativa, lo stesso modello di business sono cambiati radicalmente.

Ma allora come facciamo ad essere ancora “in piedi”?

Com’è possibile che con tutte queste previsioni sbagliate siamo riusciti a far decollare il progetto?

E’ normale che succeda quello che è successo a noi?

Se il progetto non è fallito è perché siamo riusciti a correggere il tiro, a suon di errori e fallimenti, ben gestendo le risorse: attenti a non fare passi più lunghi della gamba, ma azzardati abbastanza da decidere di provare, buttare soldi e tempo (ma non troppi), capire cosa funziona e cosa no, modificare ed affinare la nostra strategia. Abbiamo avuto pazienza, coraggio, capacità di fare autocritica, fiducia nelle forze del gruppo. Abbiamo scelto diverse persone che hanno fatto con noi questo percorso ed abbiamo avuto la capacità di allontanare quelle meno affini –sebbene magari più esperte- e scommettere su quelle più adeguate.

Parlando con diversi nuovi imprenditori (ma invito tutti a farmi avere la propria personale opinione) ho potuto scoprire che spesso e volentieri le previsioni iniziali sono completamente errate. E difficilmente potrebbe non essere così, visto che queste previsioni si basano su pochissimi dati ragionevolmente certi e su molte assunzioni prive di ogni base concreta. E allora perché fare questi percorsi di incubazione? Perché spendere mesi a predisporre piani di business e strategie che verosimilmente risulteranno errati? Le risposte che mi sono dato sono tre.

La prima è che sia comunque necessario partire con uno schema, con delle idee di ciò che si vuole e che si pensa giusto fare. Idee e schemi che vengono cambiati nel corso del tempo, ma senza i quali si brancolerebbe nel buio, si lavorerebbe senza alcun riferimento ed obbiettivo.

La seconda è che gli acceleratori ti consentono di entrare in contatto con stakeholders ed influencers che difficilmente riusciresti a contattare direttamente, e che si rivelano valide risorse anche dopo che l'attività è partita.

La terza è che il lavoro di impostazione e preparazione sia fondamentale per farti mettere a fuoco quelle dinamiche ed analisi che, quando sarai immerso nella quotidianità del lavoro di “startupparo” non avrai il tempo di focalizzare con altrettanta cura. Se durante il percorso di incubazione tutte le attenzioni sono rivolte agli aspetti strategici (individuare il modello di business, il proprio vantaggio competitivo, le strategie di marketing, l’organizzazione commerciale, etc.), quando l’azienda sarà partita scoprirai che i problemi quotidiani che avevi assolutamente trascurato o sottostimato –amministrativi, burocratici, normativi, di gestione del personale, logistici, etc…- relegheranno alle riflessioni notturne i ragionamenti strategici.

L’importante, a mio avviso, è riuscire ad alzare la testa dal tran-tran quotidiano con una certa frequenza, coinvolgendo tutti quelli che lavorano con te, per rimettere in discussione quello che si sta facendo, per capire se si è sulla strada giusta o se qualcosa non funziona come dovrebbe. Ed avere il coraggio, se qualcosa non funziona a dovere, di cambiarla, anche se si è già speso molto in una direzione, anche se si fatica ad accettare un insuccesso, anche se dispiace lasciare una strada nella quale si è dedicato molto lavoro.

Gianpaolo Pavone

Consulenza Aziendale DUBAI • Founder 🄳🄸🄶🄸🅃🄰🄻 🄰🄲🄰🄳🄴🄼🅈 © • 29+ anni di esperienza • 11+ libri scritti • 170.000+ persone formate • 1 🎓ACADEMY creata • 2.400+ Feedback positivi ricevuti •

8 anni

" HO VISTO PIU' LONTANO DEGLI ALTRI ..PERCHE' STAVO SULLE SPALLE DEI GIGANTI ! " (Isaac Newton) E' questo il motto che ogni uomo ed imprenditore dovrebbe imprimere nella propria mente ..per affrontare ogni sfida di vita ed Imprenditoriale. Si sa ..le difficoltà ..sono sfide. Ma il coraggio uno ..non se lo può dare da solo in un periodo " particolare " come questo. Guarda avanti ..sii folle ..dissacratorio ..iconoclasta ..ma sempre con il senso del rispetto, dell'educazione e dell' etica professionale ! Le crisi ..si sa ..ci sono ..ci sono state ..e ci saranno ..! Ma sono cicliche ..prima o poi passano! Non ho la bacchetta magica, non ho la presunzione di dare ricette o succedanei di sterili speranze, ma credo profondamente che guardare avanti, sempre e comunque, ..con gli occhi " disincantati " del possibile sia doveroso ..per ognuno di noi ! E ricordate che DOBBIAMO INGINOCCHIARCI ..solo d'avanti a DIO ! Grazie per l'attenzione ed Augurissimi a tutti voi. Gianpaolo

Max Salmi

Creative Director / Communication Strategist / Digital Advisor

8 anni

Bravo Marco, ottima riflessione! A mio parere è essenziale ogni tanto fermarsi a valutare la strada intrapresa, i vincoli e gli ostacoli oltrepassati, e soprattutto guardarsi dentro per sentire le emozioni che si provano verso il lavoro fatto e le decisioni prese, per poi se necessario cambiare o stravolgere la propria strategia in funzione delle considerazioni fatte. Di natura siamo tutti un po reticenti verso cambiamenti più o meno radicali, ma lo trovo necessario per continuare un percorso sempre in crescita, guardando al presente come un momento concreto ma di passaggio e pensando al futuro con una visione chiara. Buon lavoro e congratulazioni al Team Slow Wood

Marco Parolini

Consultant and Project Manager for Complex Interiors Projects

8 anni

Grazie per le vostre riflessioni. Per quanto riguarda la mia esperienza devo dire, a due anni di distanza dal primo deal con business angels, che molti di questi hanno (per fortuna) dato affidamento più al team imprenditoriale ed alle sue esperienze e voglia di fare, che non ai numeri. Condivido anche la considerazione di chi dice che una delle cose più difficili del cambiamento è la reticenza di chi ne ha paura, che frena, col rischio di trascinare dalla sua chi nel gruppo di lavoro meno avvezzo alle novità. Ma per fortuna il gruppo di Slow Wood è fatto da giovani che, magari con altri limiti, non ha il pregiudizio del voler mantenere la vecchia strada per quella nuova...

Massimo Tacchini

co-founder eCure© Digital Home Care Network | co-founder Past President Italiassistenza Spa - PrivatAssistenza | Entrepreneur-Founder-Owner | Journalist | Creator of New Business

8 anni

Interessante riflessione, condivisibile. Temo che troppi business plan abbiano illuso e ubriacato molta gente. Redatti solo per "convincere" investitori che credevano nei numeri di chi li aveva scritti (magari con mani altrui) senza avere mai fatto impresa seriamente. Troppi naufragi. Troppe falle. Troppi film senza lieto fine. Mi sono sempre chiesto come sia possibile farsi convincere da proiezioni a 3-5-10 anni, proposte da persone assolutamente inesperte (quando lo sono). Se numeri ci devono essere non enfatizziamo troppo il modello e guardiamo più attentamente negli occhi gli imprenditori veri (quando lo sono) che li propongono. Facciamoci raccontare la loro vision con tutto l'entusiasmo possibile. Se invece lo vogliamo chiamare "manuale operativo" per avere una guida, ammesso che lo sia dal momento che le strategie di una impresa devono adattarsi velocemente ai cambiamenti in corso d'opera, allora possiamo ragionare. "Nell'elaborare una strategia è importante riuscire a vedere le cose che sono ancora distanti come se fossero vicine ed avere una visione distaccata delle cose che, invece, sono più prossime." (cit.)

Andrea Frettoli

OperationsManager | Logistics Manager | Transport Manager | Warehouse Management

8 anni

riflessioni giustissime. credo che l'importanza di un business plan,o action plan che sia, non sta tanto in quello che prevedi, spesso disatteso, ma nel costringersi a tenere periodicamente lo sguardo alto uscendo dalla quotidianità che ti fa viaggiare a testa bassa. un caro saluto e in bocca al lupo!!

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