Il costo della qualità: la botte piena o la moglie ubriaca?
Che soddisfazione trovare le offerte speciali! Facciamo scorte delle merendine che piacciono ai nostri figli o di quel formaggio che apprezza molto il nostro compagno o la nostra compagna, approfittiamo delle proposte di quel volantino che ci è arrivato a casa e accumuliamo trionfanti frutta, verdura, pasta, formaggi, carne … Un’euforia che alla fine ci porta ad acquistare più di quello che ci serve. Il tutto ovviamente frettolosamente, perché la spesa si fa nei ritagli di tempo tra un impegno e l’altro, con l’occhio sempre vigile sul prezzo, anche se alla fine forse comprando il giusto avremmo speso di meno.
E allora arrivano le solite riflessioni. Quanto stiamo davvero risparmiando? E quanto di quello che abbiamo comprato finisce nella solita, ingorda pattumiera? Non solo. Nel momento in cui facciamo la spesa quanto pensiamo alla salute della nostra famiglia e quanto abbiamo in mente quei sani principi di buon senso che hanno reso un modello internazionale la nostra dieta mediterranea? Quelle merendine non potremmo alternarle ad un buon pane e marmellata, scelta più salubre anche se meno pratica (prepararla o insegnarla a preparare ai nostri figli ci fa perdere qualche minuto in più rispetto all’apertura di un pacchetto). La fretta, le tentazioni, le distrazioni, le abitudini consolidate hanno spesso la meglio. Forse è il caso di rallentare.
Ed ecco emergere il primo problema: dovremmo essere più consapevoli del cibo che andiamo a comprare e l’educazione alimentare dovrebbe guidare le nostre scelte, iniziando sin da piccoli a capire perché e come mangiamo certi cibi. Ma non stiamo parlando dell’obbligo di dover acquisire competenze da nutrizionisti, dietologi o chef, anche se piacerebbe a tutti, basterebbe avere le nozioni di base, per dare al nostro corpo il carburante giusto, in giuste dosi, per mantenere sano il nostro organismo, a seconda della nostra corporatura, dell’esercizio fisico che facciamo e dell’età, per prevenire disturbi, obesità, malattie. Un obiettivo che potremmo raggiungere anche con l’aiuto dei produttori, gli artefici di quei prodotti.
E poi a parte le occasionali promozioni, ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro un prezzo basso? Se quel prezzo ai nostri occhi è un’irresistibile opportunità, l’altra faccia della medaglia per forza deve avere un sapore amaro per qualcun altro. Le materie prime hanno un valore intrinseco, da cui non si può prescindere, e poi ci sono controlli sulla qualità e se la qualità non c’è ci sono scarti e perdite in termini di business, e poi ci sono le lavorazioni, che se fatte con cura richiedono impegno, attenzione, verifiche, e poi ci sono i costi di confezionamento, di magazzino e di spedizione. E nella vita ordinaria di ogni agricoltore o allevatore poi ci sono continue minacce, o peggio, veri propri danni come quelli dovuti ai cambiamenti climatici difficilmente prevedibili e gestibili: temporali, inondazioni, invasioni di nuovi insetti… E tutto questo in un batter d’occhio manda letteralmente all’aria il lavoro di giorni e giorni, i piani, le aspettative. E gli investimenti, che sono indispensabili per migliorare l’efficienza e la qualità dei prodotti. Noi che ci aggiriamo nei centri commerciali non pensiamo mai a quanto sia impegnativo e rischioso il lavoro di un agricoltore o di un allevatore.
E allora cosa c’è dietro un prodotto che ha un prezzo troppo basso su uno scaffale? L’ultimo rapporto di Oxfam riportava dati allarmanti sulle condizioni di lavoro e sulle retribuzioni di tante persone che lavorano nell’industria agroalimentare. Secondo l’organizzazione i principali responsabili di questa situazione drammatica sono i supermercati, sia in Europa che negli Stati Uniti, che trattengono una quota crescente del prezzo pagato dai consumatori – in alcuni casi fino al 50% - per ottenere profitti e pagare gli azionisti, mentre la quota destinata a lavoratori e produttori è spesso inferiore al 5%.
Ma oggi si parla sempre più di sostenibilità, un traguardo inevitabile e improcrastinabile, una sostenibilità che è sinonimo soprattutto di principi etici, di rispetto per la dignità dell’uomo e per la Terra che deve continuare a ospitarlo e a dargli da mangiare.
I big del settore sono già al lavoro per attuare piani che diano visibilità alla trasparenze e alla correttezza della loro filiera e alla qualità dei loro prodotti e tanti rapporti – a partire da quello presentato da Lifegate - dicono che le aziende italiane sono interessate alla sostenibilità, come lo sono i consumatori, disposti a spendere di più pur di acquistare da una impresa che operi all’insegna di principi etici conclamati.
Ma c’è qualcosa che spesso non torna e che possiamo fare noi in prima persona: vogliamo la botte piena o la moglie ubriaca? Forse è il caso di rallentare e di pensarci alla prossima spesa.