Il decennio Rosa: di come l’Umanità non sia mai stata cotanto Donna #PinkForce
Questo primo quarto di secolo di III millennio si sta imponendo come il più meritoriamente "rosa" ai vertici del potere cui l'umanità tutta abbia mai sperimentato.
Rosa di colore ancorché non siano tutte rose, i fiori, quelli sbocciati. C’è ancora da lavorare nel vivaio sociale in cui forse ancora oggi prevalgono le ombre ancorché le luci irrompano sul proscenio in quanto, sinceramente, criticamente, non si può che permanere entusiasti nel constatare di come nella plurimillenaria storia della nostra specie, si sia assistito al più grande, massivo, radicato, tumultuoso e rivoluzionario progresso emancipante di, in e per un intero genere. Quello femminile.
Sono tempi generalmente molto buoni rispetto a quel che sovente certa narrativa tendenzioso-cronachistica vuol spacciare. Lasciamo parlare i fatti tramite la forza dell’esempio, anziché le parole.
Si enumereranno figure (senza che l’ordine di apparizione abbia un preciso riferimento di benemerenza) tra le più diverse fra loro, per: anagrafica, carriera, spirito, intraprendenza, vita, ideologia, credo, cultura e concezione… Anche quella concernente di: donna, femminilità e femminismo.
Le date sottosegnate, a latere dei nominativi, laddove presenti, indicano gli estremi (spesso in carica) in cui, più di altri momenti topici nelle loro vite, hanno rappresentato una volta determinante ed in ciò una svolta rispetto i valori eminentemente discettati in articolo.
1) Angela Merkel Cancelliere di Germania (da più di un decennio filato 2005-, riconfermata clamorosamente ed ancora, unico leader attuale del mondo Occidentale, democratico e di diritto, per il suo quarto mandato consecutivo di un’entità statuale geopolitica com’è lo Stato teutonico). Figura di caratura mondiale che ha saputo tramutare in potenza le prerogative tedesche salvaguardando il disegno europeo nella crisi più dura dalla sua esistenza. Sola figura esistente che ha saputo mediare tra falchi e colombe: da un Wolfgang Schäuble ad Alexīs Tsipras passando per Jens Weidmann e giungendo a Mario Draghi. Anche i suoi più acerrimi detrattori le riconoscono, sempre, qualità personali e professionali incommensurabili. Ha da ultimo nobilmente annunciato la fine della sua carriera politica in sella alla Cancelleria: Angela Merkel è, verosimilmente, pacificamente, definibile come la persona(lità) del decennio. Tra le più importanti della Storia.
Curiosità: ha sempre rifiutato, per descrivere sé, la dicitura di «femminista».
2) Codename «Maya», l’agente CIA che permise l’individuazione e l’eliminazione del terrorista per eccellenza, Osama bin Laden (2 maggio 2011). Nella pellicola Zero Dark Thirty emergono molti prismi caratterizzanti quest’agente segreto, ancora oggi totalmente anonimo: vivente in contesti difficilissimi e pressoché, da sempre, quasi impenetrabili per il gentil sesso, quello dei Servizi. Relativamente la caccia del latitante, spesso si è trovata a dover pensare, agire e lottare in solitudine: persino nei confronti dei suoi colleghi e superiori. Un’agente ritenuta intelligentissima, capace, scaltra, acuta, intuitiva, instancabile e ossessionata dal dettaglio. Su di lei gravano aneliti per quell’epoca di lotta al terrore basati di: machiavellismo, torture, reticenze e bugie addirittura sostenute dinanzi il Congresso. Qualcuna cantava: «Sono una donna non sono una santa»…
3) Gwynne Shotwell, femmina spaziale. Sì, sì: proprio di altro pianeta, nel senso che l’aerospazio è il suo ambiente. Settima dipendente alla SpaceX, fu dentro dai primissimi momenti di questa bizzarra startup che nel 2002 iscriveva nella propria ragione sociale quella di rendere l’umanità una specie multi-planetaria e di colonizzare Marte. L’ingegnera ha molti record alle spalle: tra questi, forse, spicca quello di essere una delle lavoratrici più longeve alla diretta dipendenza di Elon Musk, il “Da Vinci del XXI secolo” che certamente non è uomo facilmente gestibile. Da numero 2 della SpaceX ha contribuito a rendere il settore non solo fattibile dal pubblico al privato ma persino ed anzi quanto più: molto, molto, moooolto redditizio. Se ormai le astronaute sono plurime decine: il dietro le quinte è non meno volante. Cosa la spinge? La passione: se Musk vorrebbe abitare il pianeta marziano, Shotwell si proietta persino al di là. Verso nuovi sistemi solari.
Una donna, spaziale!
4) Janet Yellen, già presidente della FED, Federal Reserve System (2014-2018), la banca centrale statunitense, prima e unica donna al vertice dell’istituzione monetaria per eccellenza nella tempistica del tapering (il sistema di normalizzazione monetaria rispetto il quantitative easing inaugurato dal predecessore, Ben Bernanke, per drenare la crisi finanziario-economica ex post bancarotta della Lehman Brothers) che, se mal gestito, avrebbe compromesso fatalmente i cordoni della borsa nordamericana e, a cascata, mondiali (Trump non ebbe a riconfermarla pel secondo mandato esclusivamente in virtù del risentimento personale covante nei suoi confronti: con ciò si è persa un’opportunità ma qualcuno dice che Yellen, presto, ritornerà);
5) Rania di Giordania: icona di avvenenza, stile e cultura sublime. Una delle donne più potenti (e belle) al mondo, così per Forbes; sicuramente la più rilevante, vivente, della cultura islamica. In carriera prima, regina poi (1999-); madre, moglie e influencer (sono oltre 5 milioni i follower che conta in Instagram) di: stile, vita, cultura, emancipazione, inclusione e progressismo. Queen Rania of Jordan auspicabilmente più che un’eccezione è il prodromo emblematico che una differente realtà anche tradizionalmente musulmana può spingersi oltre;
6) Sheryl Sandberg, ora in uno dei periodi professionalmente più duri e difficili della sua carriera, assieme a Mark Zuckerberg, dopo gli scandali che hanno funestato la nomea di Facebook negli ultimi 5 anni.
Lei sfornò la gallina dalle uova d’oro di Google, AdSense; lei, da COO, fortificò poi il social più popolare, lucroso e popoloso mai esistito; lei siede nei consigli di amministrazione di altre mastodontiche compagnie statunitensi (es.: Walt Disney Company & Starbucks); sempre lei principiò l’attivismo femminile di nuovo millennio con TED Talks e libri tra i più iconici dei tempi recenti (rispettivamente: Sul perché le donne leader sono troppo poche e Facciamoci avanti - Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire). Ferocemente criticata anche all’interno della sua società non ha mai perso la fiducia dell’AD che l’ha mantenuta al proprio fianco anche per l’attuale cambiamento copernicano che attuerà Facebook prossimamente: da «la privacy è morta» (2010) a «il futuro è privato» (2019);
7) Theresa May come Primo ministro del Regno Unito (2016-) durante gli anni che lo porteranno fuori dall'Unione europea ossia il periodo più importante (per quanto triste) degli ultimi decenni a livello continentale (è la seconda signora nella plurisecolare vita del Regno, dietro - letteralmente - soltanto la storica Margaret Thatcher: anche se May ha già dimostrato di non aver la levatura dell’Iron Lady): la più rilevante parentesi storica per il Governo di Sua Maestà dai tempi del crollo dell’Impero britannico (ossia il più grande mai esistito). A prescindere da quel che si possa pensare, credere e valutare sul caotico operato in itinere della leader dei Tory: il dato di fatto è che il nodo Gordiano da dipanarsi per un membro G7, sono in mano a una donna. Sola. Nonostante tutto, per tutto;
8) Amal Alamuddin in Clooney, libanese naturalizzata britannica, a quarant’anni è una delle più prestigiose ed ambite avvocatesse relativamente la preservazione dei diritti umani peculiarmente nelle zone più caotiche e pericolose esistenti. Esemplificazione di persona in carriera, secchiona, lottatrice e avvenente player del jet set internazionale, è stata l’unica ad irretire attraverso il fascino di caratura cultural-intellettuale, George Clooney, tanto da sposarlo (da qui il cognome cui ora si fa chiamare). Amal plastifica l’essenza caleidoscopica e non contraddittoria di identità poliedriche: avvenente e impegnata; madre e lavoratrice; edonista e stacanovista. Non si fa intimorire da alcunché: per le tipologie di cause cui si cimenta, potrebbe dirsi siano solo quelle destinate a perdersi. Quelle per cui valga la pena dedicarsi, perché in ballo spesso c’è la draconiana differenza tra il vivere o il morire. Una pena che ne fa valer la pena.
9) Christine Lagarde, The Platinum Lady, brillantemente e clamorosamente succeduta a capo del Fondo monetario internazionale (2011-) dopo il triste avvicendamento del suo predecessore e compatriota, Dominique Strauss-Kahn (dovuto ad uno scandalo per violenza sessuale; nel bel mezzo della perdurante e tra le più distruttive crisi finanziario-economiche in assoluto). Contro ogni pronostico in logica nazional-spartitoria, Lagarde sarà bellamente riconfermata, per doti e meriti conseguiti sul campo, nel suo ruolo di direttrice operativa per un secondo mandato. La sua carriera nondimeno è stata macchiata da una recente, pesante, condanna (ancorché senza irrogazione di pena pecuniario-detentiva) promanata dalla Cour de Justice de la République, una sorta di Tribunale speciale dei ministri francese a composizione spuria (politico-giurisdizionale) nel 2016, per gravi “negligenze” accertate e così ritenute in virtù di contestazioni radicantesi all’epoca in cui rivestiva il ruolo di ministra dell’Economia in presidenza Sarkozy: la questione, poi divenuta scandalo, verteva sulle modalità e condizioni cui venne avallato l’arbitrato “Tapie-Adidas”. La sua neo-nomea professionale all’FMI l’ha nondimeno “salvata” da dimissioni ritenute dapprima quasi scontate. Sempre da quell’inchiesta passò indenne persino dall’emersione di appunti oltremodo personalmente imbarazzanti sul rapporto intercorso con lo stesso "Sarko".
Lagarde ha fatto dei suoi capelli bianchi, rigorosamente mai tinti; del vestiario peculiarmente in e delle sue borse platealmente sfoggiate, un tratto caratteristico del potere femminile 4.0 anche in consessi spiccatamente maschili (e maschilisti) come quello della grande, grandissima finanza capitalista. Fa del suo ruolo una leva per promuovere inoltre i propri ideali, anche facendo emergere il lato più privato, intimo, di un’attempata ma rigorosamente attiva donna di prestigioso potere.
Curiosità: è stata membra della nazionale olimpica di pallanuoto;
10) Fabiola Gianotti, scienziata di fisica quale direttrice generale del CERN (2016-): una tra le altre e sempre più donne, finanche italiane, nel paradigmatico appannaggio poco femmineo delle “scienze dure”. Carriera internazionale, brillante e tuttora protesa ad un progresso: non soltanto per lustrare sé, l’Italia ma per le scoperte e conseguimenti del più mastodontico laboratorio mai esistito concernente le particelle e con ciò, dell’umanità;
11) Elvira Nabiullina, divenuta l’“eletta” del presidente Putin, già ministra per quest’ultimo; dal 2013 a capo della Central Bank of Russia negli scossoni di un'economia nazionale schizofrenica: bisognosa d'emanciparsi dalle ricchezze fossili; in un contesto geopolitico che ha (ri)visto l'“Orso” imporsi ora quale ritrovato nemico occidentale ora quale amico sullo scacchiere mondiale. Ella: ha rivendicato l’indipendenza delle banche centrali per cui debbono saper mantenere le prerogative prive dai condizionamenti governativi; ha giostrato il cambiamento strategico degli asset del tesoro statuale (diversificazione delle garanzie: de-dollarizzazione); s’è barcamenata nelle limitazioni consequenziali alle sanzioni internazionali nonché ad un doveroso (ri)lancio della Federazione con un focus sulla valuta tendente all’instabilità, imponendosi in lotta all’inflazione galoppante con l’orizzonte di una normalizzazione pel medio-lungo periodo in una realtà culturalmente non spiccatamente pro-femminile com’è quella russa;
12) Greta Thunberg: colei che sarà incoronata a persona dell’anno (2019). Prima ed unica esponente della Generazione Z presente in questo ranking. Una ragazzina di sedici anni che ha risvegliato le coscienze giovanili realizzando il più grande movimento collettivo del pianeta, per il pianeta.
Non so cosa sconquassa di più parlando di questa fanciulla: il suo inglese ineccepibile; la sua estrema consapevolezza; la serafica determinazione nel relazionarsi nei più grandi e prestigiosi consessi mai esistiti e colle persone più potenti al mondo; la ricchezza informativa che veicola; l’esempio che promana. Thunberg è solo una ragazzina: chissà cos’altro conseguirà, perché ella non è «solo» una ragazzina;
13) Maria Elena Boschi, la (giovane) donna più potente della storia d'Italia (2013-2018): avrebbe potuto essere “Musa” della nuova Repubblica se il referendum costituzionale non avesse abortito una delle emendazioni più grandi della carta fondamentale. Soltanto una capace, stratega come lei avrebbe potuto sopravvivere politicamente a quella sonora sconfitta incrementando anzi in prestigio e potere, poi, nei palazzi romani: addivenendo a prima donna di sempre quale Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (dal governo Renzi a quello Gentiloni). Attualmente il suo astro si è offuscato, ma si è parimenti pronti a scommettere se non per molto, certamente convintamente non per sempre;
14) Oprah Winfrey, l’afroamericana più di successo, ricca, popolare e rilevante di sempre, non soltanto comunicativamente, degli Stati Uniti d’America: la «Regina di tutti i media.» Una commedia di vita quasi dantesca tanto risulta incredibile. Com’è possibile che sia qui nonostante il suo programma sia concluso (proprio ad inizio decade)? Perché Winfrey è ben altro e più che proiezione in tubo catodico: è aspirazione esemplare ed attualissima di riscatto per miliardi di emarginate; violate; di donne che vogliono e possono farcela, in successo o in caduta, rialzandosi sempre a testa alta. Perché Winfrey col suo discorso sul #MeToo (2018) ha dimostrato che la sua stella è ben lungi dall’eclissarsi e, soprattutto, è stata, è e sarà brillantissima;
15) Lei, la “fustigatrice” per eccellenza, commissaria europea per la concorrenza (2014-), Margrethe Vestager: determinata per quanto determinante in un fisiologico sviluppo neoliberista a livello eurounionista. Indefessa, scrupolosa e inflessibile verificatrice delle più grandi operazioni continentali, non ha timore di colpire gli intoccabili: aiuti di Stato illegali; manovre anticoncorrenziali; abuso di posizione dominante; evasione ed elusione fiscale. Lei è lì pronta a multare: per miliardi di euro.
Rivelatore ed iconico della tal fatta della signora, il suo diretto, personale confronto che ebbe tra l’altro con l’AD di Apple, Tim Cook. Uscendone tigre e col portafoglio gonfio.
Cos’altro per descriverla? Rimarrà agli annali la standing ovation tributatale da una platea di nerd durante una recente convention tecnologica cui, d’improvviso, le piomba la domanda dalla folla: «So Margrethe, how fuc*ed is Silicon Valley?» Lei ride, perché può. È la donna più autorevole delle istituzioni di Bruxelles, in molti la vorrebbero a capo della prossima Commissione europea seppur i giochi, lì, potrebbero essere troppo grandi… Persino per lei;
16) Mary Barra, la donna dei motori: di quelli rumorosi, oliati, cui lo stereotipo vorrebbe imperscrutabili per l’universo femminile. La prima CEO nell’automotive (2014), in General Motors; l’AD più pagata dell’industria: una delle più longeve in carica nonché nel pieno del più grande stravolgimento dalla fondazione (elettrificazione e IA) ed ex post la più importante crisi attraversata dall’industry che lei, proprio lei ha saputo far rinascere dalla bancarotta del 2009. Fortune la incorona come la donna più potente al mondo nel 2017, se non altro per la straordinarietà dell’impresa cui è chiamata: risollevare GM e darle prospettiva di prosperità per i prossimi decenni, impresa da roulette russa. Barra, nomen omen. Barra a dritta!
17) Malala Yousafzai è l’ordinaria straordinarietà di una ragazza normale. Di una millennial consapevole dei suoi diritti universali e che, in Pakistan, per ciò venne ferocemente colpita dalla mano armata dei talebani che quasi la uccisero per il sol fatto che volesse studiare. Erudirsi per crescere, sviluppare la consapevolezza e identità di persona ancor prima che di donna: Yousafzai ha avuto la sua vita sconvolta e quasi terminata per una “semplice” rivendicazione praticata nel quotidiano. Nel 2014 venne insignita del Premio Nobel per la pace ponendosi come la più giovane vincitrice di sempre.
In tanti intravedono la Benazir Bhutto del prossimo futuro. Penso, credo e spero che sia un’altra storia, che Malala Yousafzai sarà in grado di sognare. Di segnare;
18) Chiara Ferragni, l’imprenditrice del Web per antonomasia: inventiva, fortuna, determinazione, contatti, estro e avveniristica intraprendenza le hanno permesso di essere l’icona incontrastata e fattasi da sé nella stagione dei social network. Abbandona gli studi in Giurisprudenza a pochi passi dalla laurea per cimentarsi anima e corpo in quella che non poteva che definirsi, ai tempi, follia (si pensi che ancora nel 2015 c’erano coetanei che dubitavano nel definire lavoro la sua attività): pervenendo ad essere l’influencer numero 1 al mondo. Facendo emergere il meglio dell’acume imprenditoriale italiano tramite i nuovi mezzi informativo-intrattenitivi. Ferragni è un media di per sé: è più di una blogger, è più di una testimonial, è più di una modella, è più di una libera professionista, è più di una star: è tutto ciò e molto più messa assieme.
Presenza ricorrente in “lezione” ad Harvard: col senno di poi, nell’importanza della forma, le brucerebbe il non aver concluso gli studi. Stia tranquilla, la laurea honoris causa, tempo quindici anni, non gliela leva nessuno. Scommettiamo?
Curiosità: è una di quelle poche (ma sempre più) donne che può rivendicare di guadagnare più del suo famosissimo e ben messo marito, Fedez. Chapeau;
19) Melinda Gates, moglie di Bill, fondatore di Microsoft. L’ascendente sul marito di questa rivoluzionaria moderata è quella che più di tutte, assieme alla nascita dei figli, ha fatto mutare il temperamento caratteriale atipico di Bill Gates poco prima di poter toccare l’abisso, agli inizi degli anni duemila. Ovverosia quando la società di Redmond venne attorniata da inchieste rischianti lo smembramento e sanzioni esiziali nonché la famigerata fama che stava soffocando la casa di Windows.
Assieme al marito hanno dato vita, ed ella fu tra le ispiratrici e ideatrici, alla Bill & Melinda Gates Foundation (1997-), ossia la realtà di filantropismo più grande mai esistita, rendendola uno dei TOP finanziatori ai progetti dell’ONU, donando più di realtà statuali persino componenti il G8. Melinda è la dimostrazione che si sta vivendo in tempi d’oro, in cui sono cioè viventi talune delle persone più concretamente coadiuvanti l’umanità nella sua intera scrittura;
20) dall’umanitarismo all’esatto opposto con Marillyn Hewson (2013-), amministratrice delegata della Lockheed Martin, la società più tecnologicamente avanzata, avanguardista e militarmente sofisticata esistente sulla faccia della terra. Teorizzatrice della deperibilità in leadership se non costantemente rinnovata all’ascolto proattivo, propositivo e sublime, da lei dipendono 100.000 persone per una società vicina ai 100 miliardi di dollari in capitalizzazione. Diventata adulta da bambina, con la morta del padre: è cresciuta nelle peripezie della vita che l’hanno resa una vera soldata del business. Lodata all’unanimità è una delle CEO più pagate e potenti mai esistite, non a caso anche nella TOP 100 degli individui più potenti nella post-contemporaneità. È talmente tanto impressa nella storia dell’azienda che l’attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, l’ha pubblicamente ed erroneamente chiamata Marilyn Lockheed. Un nome, una garanzia: non c’è nulla di più armato di una donna capace, determinata e focalizzata. Sbam!
Venti essenze come gli anni pressoché trascorsi dall’avvento del nuovo millennio. Non una lista esaustiva né ultimativa: anzi, sarei curioso di sapere quali e quante altre grandiose personalità femminili stanno arricchendo la nostra vita.