IL DILEMMA DELL INTELLIGENZA ARTIFICIALE (RISOLTO):

IL DILEMMA DELL INTELLIGENZA ARTIFICIALE (RISOLTO):

prima studia il tuo flusso, poi pensa all'IA


INDICE

  • 1️⃣ IA: NON STIAMO REALMENTE GUARDANDO
  • 2️⃣ COME USIAMO L’IA (non aggiungere, ma integrare)
  • 3️⃣ L’IA NON ESISTE. MA IL TEMPO RISPARMIATO, QUELLO SÌ
  • 4️⃣ ALCUNI CASE STUDY FAMOSI (più o meno riusciti)
  • 5️⃣ PENSIERO LATERALE SUL FUTURO DELLE PROFESSIONI DIGITAL
  • 6️⃣ CONCLUSIONI


IA: NON STIAMO REALMENTE GUARDANDO

Uno dei crucci attuali del marketer è come (non 'se') integrare l’intelligenza artificiale all’interno del proprio flusso lavorativo giornaliero. Osservazione lecita, anzi obbligatoria - visti i tempi che corrono. Ma penso che sia lo stesso marketing, la disciplina dove più di tutte la keyword #IA è montata in maniera esponenziale (come accade sempre con qualsiasi trend emergente, dove l'early adopter è quasi sempre il marketer) , a mordersi la coda.

Perché se è cruciale l’argomento, è fuorviante la modalità.

Ci si sta sbizzarrendo alla ricerca di tool, del miglior linguaggio multimodale (recentissimo l open source di Meta > LLaMA: Large Language Model Meta AI, che in UE non sarà disponibile nella sua versione più “pompata” –  per via di GDPR, privacy policy e compagnia cantante (strano! 😝).

ma non ci si focalizza sull’unica cosa realmente importante: l’efficienza.

L’ IA non è – non deve essere – una corsa a chi ce l’ha più grosso, quanto un olio REPSOL per lubrificare meglio l’ingranaggio GIÀ ESISTENTE.

Già esistente ragazzi… Io non penso che dall’avvento dell’IA “democratica”, ogni marketer o digital developer abbia dismesso i panni della sua professione, della sua OPERATIVITÀ GIORNALIERA - per dedicarsi anima e corpo alla ricerca del sacro graal IA.

Siamo in un momento in cui, subito dopo l’esplosione della tecnologia a buon mercato e una pletora di strumenti che promettono di fare la qualunque – dallo scrivere un libro a generare video contestualizzati secondo prompt precisi – l IA world incomincia (finalmente!) a stabilizzarsi. Ma se nel mio flusso operativo giornaliero arrivo pelo pelo a chiudere le task – e lo faccio con strumenti che non sono sostituibili dai nuovi IA tool, si badi! (parliamo della solita cassetta degli attrezzi: Meta, Google, TikTok etc.) … come posso pensare di incastrare nuovi tool – ergo: nuovi sforzi, tempo materiale e mentale, per poter apprendere e poi mettere a sistema questo fiume di informazioni?

E poi il risultato finale? Indecente, se non inserito all’interno della suddetta operatività.

 

COME USIAMO L’IA (non aggiungere, ma integrare)

Se prendiamo chatGPT 4 non a pagamento e gli diamo un input discorsivo per creare varianti testuali per una meta ads (esempio), il nostro risultato (anche dopo 3/4 refresh manuali e aggiunta di informazioni di contesto) sarà pur sempre INFERIORE rispetto allo sforzo cognitivo “puro” che mettiamo come scrittori digitali dinanzi al foglio bianco.

'Sì ma il tempo risparmiato?'

Beh, …”0” – ti rispondo per esperienza personale.

Per non parlare della qualità. Perché quando una cosa è corroborata dall’esperienza, dal lavoro fine e cesellato – che sia la realizzazione di una creatività, di un bodycopy, il colpo d’occhio “allenato” a volo d’uccello che ti permette di capire at a glance da un foglio di calcolo cosa va e cosa non va all’interno delle tue ads di Natale / di Black Friday…

Capisci che l’inserimento di “N” tool di IA che promettono di:

  • estirpare la sindrome del foglio bianco
  • creare creatività sgargianti partendo da un singolo input
  • estrapolare un insight concreto e azionabile partendo da un google sheet di 3000 analitycs...

...è pura fuffa da fuffa-guru.


le sedicenti professioni markettare... che scompariranno con l IA
i mestieri che verrano pian piano sgretolati dall'IA (ben) utilizzata in azienda

Ok, sono volutamente provocatorio! 😌 Perché… perché in effetti l'IA c’è già. 🤔

L’intuizione estrapolata dall’Excel mostruoso ChatGPT a pagamento in effetti te la dà - e pure buona.

Però come lo usi, quel dato?

Come lo inserisci – con sveltezza e cognizione di causa, all’interno del tuo flusso di lavoro?Ancora meglio: del flusso di lavoro interdipartimentale?

È qui che si gioca (e si giocherà) la partita vera. Il distinguo tra giocare con questi strumenti, e adoperarli come marketer consumati.

#Consapevolezza… è questa la parola chiave.


Guarda il business model di CANVA👇

Nato come tool di graphic design (ed è quello ancora che gli riesce meglio) questo “tool” si è evoluto dapprima a sistema “t-shaped” e poi a vero e proprio marketplace che aggrega un cluster di app diverse (molte di queste implementano database IA e linguaggi multimodali) che permettono al sistema di porsi davvero come faro di una nuova era di piattaforme integrate.

Il punto è che CANVA ha alzato l’asticella. Ha capito che il marketer che quotidianamente usa CANVA non è (solo) un designer. È una persona “t-shaped” – appunto!, che abbisogna dello strumento per gli usi più diversi, dai banner on-site, alle locandine grafiche, alle creative per le campagne.

E quindi si evolve, e implementa mese-per-mese (concettualizzate negli “eventi” che mensilmente la piattaforma propone tramite simpatici countdown) app e fornitori terzi che altrimenti non avrebbero la forza per aggredire il mercato da soli.

Un business model vincente, esattamente come dicevamo sopra. Perché supporta le Beta, le app terze, che si aggregano in unico macro-sistema aggiornato e facile da usare. A vantaggio – in primis- del marketer. Io che uso quotidianamente lo strumento nel mio FLUSSO OPERATIVO mi trovo estremamente facilitato rispetto al marasma di informazioni sull IA (E su “N” tool che promettono magie) grazie al fatto che sono già pratico di quel sistema.

Lo stesso approccio vincente si può estendere a Google e – solo in parte – a Meta, che con malcelata supponenza da primo della classe comincia, un po' beffardo un po' indolente, a integrare nella sua SUITE strumenti di IA – nascosti o patenti.👇

Sono le integrazioni di Google con i Google Sheet (a sua volta linkato al linguaggio multimodale proprietario Gemini) o all’app terza ChatGPT. Quelle meno patenti, anzi praticamente già accluse al sistema (e in lavorazione da tempo immemore) sono ad es. le key generiche agganciate al sistema di monitoraggio basato sui dati, che Google consiglia da tempi non sospetti (da ben prima che l IA fosse sulla bocca dei nerd!).

Sono (e qui un po’ meno, Zuck non ha [ancora] fatto i compiti a casa) le ottimizzazioni delle creatività e le campagne advantage+ che Meta mette a disposizione degli advertiser da quanto lo tsunami di IOS 14.5 e la protezione degli utenti (ahah, Apple che ridere!) si è abbattuto sugli advertiser.

Quindi IA nascosta, implementata, ben integrata nei tool esistenti che – in piccola o in larga parte – ottemperano REALMENTE al bisogno di noi operatori digitali: inserirsi nel nostro flusso quotidiano per snellire il lavoro.

L'IA che serve? Quella che si inserisce nel flusso quotidiano per snellire il lavoro
i tool vanno inquadrati per quanta efficienza portano, non per la novità


L’IA NON ESISTE. MA IL TEMPO RISPARMIATO, QUELLO SÌ

Il resto sono visore di realtà virtuale e ciance da comizio Muskiano che esulano da un discorso serio e circostanziato sul lavoro (parlo a nome del digital marketing). Nota obbligatoria: non sono arrivato fin qui per persuaderti (o persuadermi 😜) che l IA non è funzionale – meglio: che tutti i tool che spuntano per l IA sono da gettare.

Al contrario: sto “solo” dicendo che lo sforzo – decisivo e strategico – che dobbiamo metterci noi non sta nel screenshottare su insta la “lista dei migliori N tool per la tua attività” e salvarla sul telefono.

  1. Primo perché poi non ce la ritroviamo.
  2. Secondo perché quel tool domani è già passato.
  3. Terzo perché non vanno scaricati e/o pagati tanti tool.

Ma va integrato il tool secondo una logica operativa che già utilizziamo. Va da sé che quando il ns business flow è privo di qualsiasi strategia a medio/lungo raggio, e quindi professionalità – questo discorso decade.

Quindi se io googlo ⌨️⇾ “i miglior IA tool per generare titoli e paragrafi online

e come output ottengo Jasper e Copy.ai (solo per citare alcuni tra i più visibili) sto solo perdendo tempo. Ma se io uso già (scientemente) un tool come chatGPT – solo per citare il più famoso – non per lanciargli l’input estemporaneo quando ho il vuoto dello scrittore e ho bisogno di “un’idea per disegnare delle ciabatte avveniristiche” o “scrivere un best seller” MA per collegarlo ad app terze – ad es. il mio CRM – che il sistema lancia in autonomia ogni giorno e mi rimanda come output una tabella a bella posta, immediata e concisa, di quelli che sono i miei nuovi lead e i miei clienti più alto spendenti...

oppure per estrapolare un insight preciso e circostanziato da una mole impressionante di dati (potrebbe essere lo storico delle mie campagne come lo storico del mio CRM)…

...allora sì che l IA funziona. Sì che integra, implementa e infine migliora il nostro metodo.

👉 NOTA: questo lo puoi fare solo chatGPT4 in sezione: advanced data analysis allora l’uso del singolo TOOL diventa lecito, anzi produttivo. Ma non perché il tool è magico. Semplicemente perché – da un nostro ragionamento addotto a monte – quello che fa il tool si inserisce e s’incastra perfettamente nel nostro flusso operativo. Lo velocizza e lo snellisce. Ci rende più performanti. 💪🦾


rizomatico e non lineare: il metodo e il processo operativo vincente oggi, con l IA


ALCUNI CASE STUDY FAMOSI (più o meno riusciti)

Un esempio analogo lato creativo – ecco che cito di nuovo il beneamato! ❤️ è il Magic Tool di CANVA.

A livello di flow – intendo di passaggi logico-operativi che tu metti all’interno della piattaforma per ricavare un certo output… il discorso non cambia. Cambia la resa però!

Se prima occorrevano 10 step – es.⤵️

  • per individuare il giusto font,
  • calibrare la giusta palette colore,
  • individuare la giusta animazione da utilizzare come hook up nei primi 3 ss. di video

tutto questo viene “-puff!” – creato ad arte dal sistema in men che non si dica. Certo, il check post-produzione è d’obbligo. Ma la resa è ottima e il tempo guadagnato pure. Ancora: ci sono ancora delle lacune, dei punti oscuri. Anche – se non soprattutto – nelle piattaforme che giganteggiano sul mercato, e tardive si sono fatte nel recepire gli aggiornamenti.

È un po’ il caso di Meta, soprattutto per una mancata feature – che ha dell’incredibile (e penso di indignarmi a nome di tutti gli advertiser): l’A/B test sulle creative. Vero che il gap è in parte bypassabile creando delle campagne “dinamiche” – dove il sistema va a combinare in autonomia gli asset che gli diamo in pasto. Ma qui parlo di un livello molto più granulare, quello delle ottimizzazioni. E la mia lamentela è tanto più giustificata in quanto è la stessa Meta (anche tramite i suoi operatori telefonici) a promuovere il servizio come qualcosa di avveniristico e blasonato… Ma quale blasone!😤

Nelle ottimizzazioni manca proprio la parte fondante: le creative. Costringendoci – qualora tu voglia avere reale controllo sull’ouput grafico – a svolgere COSTOSI A/B test che – “per carità” – non sono assolutamente soldi buttati perché alla fine della fiera ti duplichi la campagna portandoti dietro lo storico di tutti gli esperimenti… però che sbatti. Soprattutto... che fatica: quella di far capire alla direzione o al reparto acquisti che quei soldi in più servono come investimento di maggior performance futura. Ergo: non capisco cosa aspetti Meta a implementare ottimizzazioni creative basate su varianti.

Anche Google è un po’ indietro su questo: Mountain View ha però l’attenuante che le adv display rimangono – ancora – un asset meno strategico rispetto alla storica pubblicità search. Qualcosa sta cambiando nelle impostazioni di YouTube, molto variegate – vedi l A/B sulle thumbnail, o nel Merchant Center – vedi Product Studio (generazione di contesto e sfondi per immagini di prodotto, in allaccio al [liefstile image link] che Google stesso considera dirimente.


PENSIERO LATERALE SUL FUTURO DELLE PROFESSIONI DIGITAL:

qui si gioca il futuro non solo di questa, ma di tante professioni collegate. Il graphic designer, il CRO, il grafico “canonico”: tutte queste figure, forti delle loro competenze specialistiche, devono però evolvere verso una comunione di intenti, allinearsi e intrecciarsi con i marketer grazie a un collante superiore (superiore nel senso di un calcolo immediato) che è appunto la nuova AI. Se ci si arrocca nel proprio linguaggio, se si alberga nella propria comfort zone, non c’è AI che tenga. Dato che gli specialisti “circle-shaped” non ci sono, e ai tuttologi non ci credo, credo invece che questa strada (l’allineamento tra figure digital parallele che s’intersecano nell’AI) sia al momento l’unica che ti permetta nel medio-lungo di avere un reale ritorno dell’investimento (di tempo, e di soldi).

Figure t-shaped che si parlano e colmano le rispettive lacune: questo è il vero compito dell'IA
dilemma dell IA risolto


CONCLUSIONI

L'IA è in mezzo a noi, non sopra di noi.

Quindi…Non facciamoci prendere dalla fregola dell’entusiasmo; ma nemmeno dalla sindrome di Dunning-Kruger.

Tradotto: la nostra dieta giornaliera non deve essere “IA based-only”. Certo, bisogna stare al passo della tecnologia che avanza, ma questo vale ora come valeva vent’anni fa. È insito nel DNA del marketer.

Se non hai la fame, allora cambia professione.

Il punto è capire esattamente dove sta il balance: dove maschio e femmina s’incastrano per trovare quell’agognato equilibrio a metà strada tra novità ed efficienza.Tra nuove feature e flusso operativo. Per non diventare pazzi dietro ‘sta roba.Come se già non lo fossimo! 🤯


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Davide Mazzoli

Specialista in marketing digitale presso Gest Group

3 settimane

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