IL DIVISIONISMO AZIENDALE secondo Francesco Mercadante, CEO di Mercier; viaggio all’interno della mobilità di persone e cose. Le interviste possibili.
-Buongiorno Francesco, apriamo con Lei la stagione delle interviste agli imprenditori italiani; interviste possibili, perché oggi più che mai occorre parlare di concretezza, di radici storiche, di sensibilità e di capacità di prevedere, leggere e programmare il futuro.
-Partiamo subito dal titolo dell’intervista “Divisionismo Aziendale”, cosa intende?
-Buongiorno, devo dire che non sono solito fare interviste ma ho voluto cogliere questa opportunità per ripercorrere i tratti salienti della mia vita professionale ma ancor più tracciare un percorso sull’evoluzione dei servizi che mi hanno messo alla prova come professionista e come uomo.
Mi sono occupato personalmente di trasporti e movimentazioni di opere d’arte (fine art), e da sempre sono innamorato di questo fenomeno artistico, tutto italiano, del divisionismo, ovvero la separazione dei colori in ben distinti punti e linee che interagiscono tra loro in senso ottico. Uso questo spunto culturale, come metafora di come ho voluto impostare la mia visione aziendale. Anzi credo di essere stato chiamato da un pool di imprenditori a sviluppare il mondo Mercier, grazie alle mie visioni del business ed alle azioni che ogni giorno facciamo.
Come per il fenomeno artistico, il mio mondo nasce a Milano ed è da li che prende forma. Milano è la città che mi ha dato tutto. La mia visione imprenditoriale ha sempre seguito il concetto di separazione in attività ben distinte ma che interagiscono in chiave sinergica tra loro; quindi dico che Mercier è il risultato di una convivenza voluta e felice con tutte le divisioni che in seno operano.
-Qual è il settore di cui stiamo parlando? Quali sono queste divisioni? Quali le specializzazioni?
-Lei si diverte a fare l’ermetico e spinge a farmi fare il logorroico (ride, si ferma e riprende). Le mie mani hanno vissuto la storia del mondo del moving&relocation in diverse attività imprenditoriali, è con queste che mi sono misurato; questa è da sempre la mia vita. Il trasloco è un mondo intimo fatto più di persone che non di procedure, implica persone che si muovono per scelta o per obbligo da un punto ad un altro di questo nostro pianeta, e che nel loro viaggio portano con se la loro cultura ed i loro sogni, ma anche la consapevolezza di lasciare cose conosciute per cose sconosciute.
-c’è un’aria di romanticismo in questo, vero?
-Si, c’è umanità, c’è rispetto per le persone e chi fa questo mestiere di “mover” non può non avere cura di tutto quello che non è scritto in un contratto, di tutto quello che non è scritto ma che le persone intimamente vogliono, ovvero sentire il distacco dal posto che si lascia, in modo soft, avere sicurezze e confort nel nuovo posto dove vivranno. Se si parla di famiglie, vogliono poter garantire una buona scuola ai figli, rendere poco stressante il viaggio ai propri amici a quattro zampe, essere assistiti sulle procedure burocratiche per la residenza in caso di traslochi internazionali, e molto altro..
-quindi parliamo di traslochi industriali, residenziali?
-Quello del moving&relocation ovvero traslochi industriali e civili, nazionali ed internazionali, è il settore che ho nelle vene che sento endemicamente, che mi ha dato tutto ed ha costruito l’uomo Francesco. Quando ho iniziato facendo il garzone di bottega, mi ricordo che non contavo mai le ore, i giorni mi sembravano troppo corti per uno che doveva imparare. Avevo sempre le mani logore e sporche ma gli occhi felici. Ammiravo i più anziani, cercavo di capire i loro segreti perché mi sembravano invincibili, erano i depositari dei segreti di un lavoro che ho sempre voluto fare. Mi ha insegnato il rispetto delle persone, mi ha insegnato ad ascoltare, ad allenare la mente a progettare, ad organizzare, coordinare, ma soprattutto a fare, a realizzare e rispettare i tempi. Rispettare i tempi, lo ripeto all’infinito perché è sul tempo che si gioca e valuta la bontà della tua parola, della tua promessa di valore, della tua capacità di analisi e di realizzazione, fare una cosa bene in un tempo dilatato non serve a nessuno.
-Oltre al tempo c’è un altro valore cardine che ispira la sua attività?
-Si, quello di famiglia, ovvero il rispetto dei legami di sangue, ma anche quello di sapersi stringere nei momenti difficili e di condividere i momenti belli e spensierati. Devo tanto alla mia famiglia, c’è sempre stata nella mia crescita professionale.
-Potrebbe riprendere il concetto di divisionismo aziendale, applicandolo al settore traslochi?
-Certo. Quando parliamo di traslochi ci riferiamo alla movimentazione di beni che è la cosa se vogliamo più facile, mi passi il termine. Quello di cui mi devo occupare sono i servizi di supporto per gli imprenditori, managers, o intere famiglie che devono iniziare a vivere in un altro spazio fisico, con tutte le abitudini da ripristinare, modificandole ed adattandole. Capire, carpire i bisogni è fondamentale per chi fa questo mestiere. Da questa consapevolezza, sono emerse tutte le divisioni con know-how e personale specializzato.
Per esempio la divisione Fine Art, trasporto di opere d’arte, siano essi mobili o quadri o accessori. Da questa divisione abbiamo imparato a saper proteggere gli oggetti, che per i clienti spesso oltre al valore, rappresentano eredità emotive, ricordi troppo importanti che devono essere protetti con la massima cura. Ci sono falegnami che lavorano internamente per la costruzione degli scrigni, dei contenitori. Poi ci sono i caveau, i mezzi di trasporto climatizzati. Ma non voglio parlare dell’hardware, quello, i più grandi operatori di settore, li hanno pure loro. Quello che fa la differenza è contestualizzare il lavoro. Sono nate cosi le divisioni Pharma, Finance (banche ed assicurazione), Editoria, Moda, Pet, Entertaiment.
-Queste divisioni in cosa si differenziano?
-Prima di tutto, ogni settore ha consuetudini e necessita di strutture impiegate molto diverse, per esempio nella divisione Entertaiment quando non c’erano i droni, impiegavamo molto le piattaforme aeree, servivano per la produzione di films. Nel finance, dove contiamo la più importante esperienza grazie al numero di commesse seguite, usiamo squadre di smontaggio/montaggio dedicate a questo segmento di clienti; la divisione Fashion dove occorre spostare grossi carichi di merce per allestimento di palchi o luoghi per sfilate ( ovvero uso combinato di mezzi e di squadre in tempi molto stretti; siamo talmente noti tra le aziende di moda che durante le fashio-weeks l’attività subisce dei picchi significativi). La divisione che mi diverte di più è la divisione PET. Ci occupiamo di tutti i servizi legati alla cura degli animali domestici che rappresentano un bisogno forte, per chi deve traslocare o semplicemente cambiare momentaneamente unità abitativa in occasione dei periodi di vacanza.
-Ma c’è un fiore all’occhiello nell’ambito di tutta l’offerta?
-Si, assolutamente. È il servizio Trust-Us Premium Service. Qui il valore più importante è la Privacy, la Riservatezza. Li scriva in maiuscolo, per favore, perché tutto il servizio ruota su questi ingredienti. I nostri numerosi clienti si affidano a noi, perché sanno che nessuna informazione trapela dalla nostra azienda. Questo è un punto fondamentale, una conditio sine qua non. Si lavora nell’anonimato. I clienti del servizio Trust-Us Premium Service, usano nella totale riservatezza tutta la piattaforma dei servizi Mercier.
I clienti aumentano di anno in anno, grazie alla nostra visibilità, essendo Mercier uno dei primi tre players nazionali, che opera solo con mezzi propri, e grazie al passa-parola di clienti soddisfatti. Certo, il passa-parola in ambito dei traslochi civili è arginato chiaramente dalla Riservatezza, ed a noi piace questo.
-Una curiosità, qualche esempio ancora nell’Entertaiment e nel Pharma?
-Noi come gruppo siamo molto forti nell’home-delivery, consegne al piano che implicano anche l’istallazione, mi viene da sorridere ma ai miei collaboratori dico sempre che lavoriamo nel settore “ready to be used”. Nelle divisioni Entertaiment comprendiamo anche i macchinari per il wellness e gli elettro-medicali. Alcuni li facciamo rientrare nella divisione Pharma più per necessità peculiari della committenza.
-Signor Mercadante, mi ha fatto vedere l’azienda, i camion, i magazzini, poi mi ha parlato delle procedure, eppure lei si accende veramente quando parla dei collaboratori e delle strette di mano dei clienti che la ringraziano.
-Si devo dire che si vive anche di soddisfazioni o meglio della consapevolezza che si è fatto tutto quello che si poteva fare, senza accontentarsi, e che ogni sera prima di andare a dormire mi chiedo se il bilancio delle azioni fatte è positivo o no. E’ positivo se ho dato un buon servizio, solo in quel caso.
Ogni giorno mi alzo e c’è una sfida nuova; non dobbiamo auto-compiacerci e mantenere sempre un atteggiamento umile, di ascolto e di collaborazione. Forse non abbiamo toccato tutte le cose di cui volevo parlare, ma oggi ho preferito condividere il pensiero dell’uomo Francesco più che dell’amministratore, e forse ho trascurato l’offerta aziendale, ma va bene cosi. I prodotti di possono sempre cercare su internet per chi vuole, i valori non si trovano se non vengono condivisi.
-Grazie di cuore Signor Mercadante, per aver rilasciato questa testimonianza di un settore che personalmente non immaginavo pieno di know-how tecnico, di colori e di emozioni.
-Sono felice di questo. Grazie a lei.
Intervista rilasciata il giorno 27 Luglio 2018 a Settimo Milanese, dal Ceo di Mercier Francesco Mercadante ad Emanuele D'Arrigo, Executive Advisor.