IL FEMMINISMO PUÒ ABBATTERE I REGIMI
Da tempo gli economisti sanno che esiste una stretta correlazione tra il grado di sviluppo, economico e culturale, di un Paese e il grado di emancipazione femminile nello stesso. Più elevato è il livello di istruzione e di piena partecipazione al mondo del lavoro e maggiore è la prosperità e libertà di quella società. Purtroppo, ancora oggi la maggior parte dei Paesi non Occidentali limita fortemente le libertà delle donne, soprattutto nei Paesi a forte matrice islamica. In molti di questi, ed in particolare in Iran e Turchia, le donne sono in prima linea nella lotta contro gli elementi conservatori e reazionali, e spesso pagano un prezzo molto caro per questo loro attivismo.
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È successo prima del governo attuale. Ormai più di ventiquattro anni fa sono stata arrestata dalla polizia turca mentre conducevo un'inchiesta sulle mobilitazioni sociali curde. Lo scopo era farmi confessare i nomi dei militanti/e curdi/e che avevo incontrato nel corso dell'inchiesta. In un primo momento i poliziotti si sono dimostrati cortesi. Mi hanno spiegato che dovevo fornirgli i nomi e non pubblicare nulla. Ho rifiutato. Allora la tortura è cominciata. Per giorni e notti ho sperimentato le cose peggiori. Ero tutta rotta, avevo la spina dorsale spezzata, ma continuavo a rifiutarmi di parlare. Alla fine, mi hanno sbattuta in prigione, in condizioni spaventose. Lì ho incontrato altre donne che erano state torturate e violentate. Se avessi saputo che all'epoca c'erano 35 mila prigioniere e prigionieri politici e che la tortura era sistematica, non sarei rimasta sorpresa di passare le mie notti, per due anni e mezzo, in compagnia delle urla delle donne torturate. Il 22 dicembre 2000 sono stata rilasciata.
Nella prigione dove mi trovavo abbiamo contato trentotto morti e centinaia di feriti. Hanno portato noi sopravvissuti in un carcere provvisorio prima dello smistamento. Tutto quel che avevo scritto in due anni e mezzo era stato bruciato o confiscato. L'essere stata rilasciata non ha messo fine a questa sofferenza. È stato solo l'inizio di un nuovo incubo, mi ritrovo prigioniera di un brutto film che continua ancora oggi costringendomi a vivere in esilio. Nonostante quattro assoluzioni, ho vissuto per 24 anni sotto la minaccia dell'ergastolo.
[omissis]
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La storia ci ha dimostrato più volte che quando il fascismo prende piede in un Paese, l'intero pianeta è in pericolo. E oggi le complicità internazionali possono contribuire a uccidere la civiltà. Non permettiamolo! Altrimenti annegheremo nella stessa catastrofe. —
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Pinar Selek, sociologa, femminista-antimilitarista, attivista per la pace, è vittima della repressione turca. Vive in Francia, riconosciuta innocente quattro volte in 24 anni, rischia ancora l'ergastolo. Il suo ultimo libro è "Le formiche festanti", pubblicato da Fandango Libri