Mercato del lavoro, quali competenze per i prossimi cinque anni?
Statistici, ingegneri, informatici vari, laureati in economia, medicina e chimica farmaceutica: queste le richieste del mercato del lavoro per i prossimi cinque anni secondo lo studio Excelsior di Unioncamere, condotto insieme ad Anpal. Attenzione: non che la richiesta si preveda così florida, ma in questo lasso di tempo andranno in pensione circa 2 milioni di persone, e i laureati più richiesti saranno quelli meno toccati dalla progressiva e inevitabile automazione del lavoro. Ma il dato più interessante è che da qui al 2022 è previsto un aumento di domanda anche per le carriere legate all’insegnamento e alla formazione. Si tratta del 24% del potenziale mercato del lavoro, la bellezza di circa 185mila profili. Rientrano in quest’area gli insegnanti (81.600), i laureati in scienze motorie (10.300), letterarie (42.100), linguistiche (34.200) e psicologiche (17.200). Un paradosso: per via dell’impennata della domanda, l’offerta di candidati sfornata dalle università potrebbe non risultare sufficiente, e i già laureati trovarsi poco attrezzati. Abbiamo spinto per anni le carriere tecnico-scientifiche e adesso rischiamo di restare a corto di candidati. Una seconda considerazione: nel mondo aziendale, gli specialisti sono condannati a inseguire la rapidissima evoluzione dei rispettivi settori, mentre l’umanista è l’unico in grado di portare lo sguardo sul quadro complessivo e di fornire spunti di rilievo sulle competenze “morbide”. È un dato di fatto: per andar oltre le rigidità dell’organigramma tradizionale, le aziende hanno sempre più bisogno di umanisti e filosofi. Come diceva Platone: guida la nave non chi regge il timone, ma chi tiene d’occhio le stelle e in tal modo individua la giusta direzione.