Il futuro delle interfacce
La tecnologia ormai ha pervaso notevolmente numerosi ambiti della nostra vita, a tal punto da richiedere particolari accorgimenti ed attenzioni, soprattutto per quanto riguarda gli smartphone. Sommando ciò ad una crescita esponenziale delle informazioni generate negli ultimi anni, è evidente che il feed di queste ultime ci abbia portato ad uno stato costante di immersione nello schermo del proprio dispositivo mobile.
Questa condizione cronica, secondo quanto scritto da Wired UK in un articolo dello scorso novembre, ha maturato in noi ciò che l’autore definisce una <<loss of humanness>>, una perdita di umanità.
Ma è l’autore stesso a prevedere, per il 2016, uno stravolgimento delle modalità odierne di interazione con la tecnologia, attraverso le cosiddette Invisible Interfaces, cioè una modalità attraverso cui la tecnologia continua a carpire informazioni dall’ambiente che ci circonda, ma le restituisce mediante segnali discreti.
Tecnologie come sensori di movimento e di prossimità, comandi vocali e gesture ormai sono diventate molto più smart e decisamente più accessibili, a tal punto che, secondo un’indagine di Gartner, proprio il 2016 sarà l’anno del digital mesh, l’unione tra mondo fisico e virtuale attraverso svariate tipologie di dispositivi, dagli smartphone e i wearable fino alle implementazioni in automotive e Internet of Things; tutto ciò genererà ancora più informazioni (che non saranno più isolate, incomplete, intangibili e a volte non disponibili) e di diversa natura, dovendo elaborare e gestire dati non più soltanto audio, video e testo, ma provenienti da sensori e dal contesto circostante.
Infatti, anche Fast Company prevede il computing senza computer, attraverso nuove tipologie di interfacce tra uomo e macchina, tra cui cita, con relativi pro e contro, i comandi vocali, la Realtà Aumentata, ed una nuova evoluzione del cloud computing.
Tutto ciò, però, comporterà nuove sfide su più fronti: non solo avremo bisogno di nuovi strumenti di analisi semantica dei dati e relative tecniche di classificazione e analisi delle informazioni, ma soprattutto dal punto di vista della progettazione; infatti, per evitare che la tecnologia continui a complicare la nostra vita anziché semplificarla, avremo bisogno di creare delle esperienze utente più naturali, fluide e non-interruptive.
Il progresso tecnologico ci ha portato numerose opportunità per rendere migliore la nostra vita; per proseguire in questo senso, però, gli strumenti che utilizziamo quotidianamente devono essere progettati in modo da essere, così come indica Wired UK, intuitivi, esperienziali e strumenti attraverso cui rimuovere la complessità. Soltanto così, comunicando più informazioni ma in modo diverso, potremo tornare ad essere più umani.
E voi che ne pensate?
Buon anno a tutti!
Formatore e Consulente aziendale per lo sviluppo delle Risorse Umane @Gruppo Len
8 anniMauro Coppola proprio in questi giorni sono al corso IFTS Mobile dove ci siamo conosciuti qualche tempo fa.
Sviluppatore Mobile & Web at Relatech S.p.A.
8 anniGrazie Paolo :)
Formatore e Consulente aziendale per lo sviluppo delle Risorse Umane @Gruppo Len
8 anniMauro, complimenti per le riflessioni; anche se non è il mio ambito, articolo ben scritto.