IL FUTURO DELL'IMPRESA
Le imprese si trovano sempre più spesso di fronte a nuove sfide, e oggi più di ieri stanno affrontando una trasformazione che va oltre la mente umana e la sua capacità di elaborare nuovi modelli per fare business... ma forse dobbiamo rivedere l'obiettivo, trascurando di pensare con schemi di pensiero superati (ancor più Forme Pensiero).
Chiediamoci cosa significhino progresso, trasformazione, evoluzione e innovazione (nel presente).
Se fino a ieri si discuteva di tempi e metodi, di ricerca della produttività a tutti i costi, di strutturazione e ristrutturazione, improvvisamente tutte le teorizzazioni del passato si sono rapidamente dissolte alla verifica della loro inadeguatezza e inconsistenza rispetto ai fenomeni e alle dinamiche emergenti.
Albert Einstein diceva: "La capacità di sollevare nuovi dubbi, di aprire nuove possibilità, di considerare vecchi problemi da una prospettiva diversa richiede immaginazione creativa ed è il vero progresso della scienza".
Possiamo dire che l'impresa non sfugge a questa realtà, tanto meno oggi che deve affrontare innumerevoli problemi derivanti dall'evoluzione delle coscienze.
E le coscienze coinvolgono il lato politico (inteso come l'organizzazione, il governo e l'amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica), il lato economico (inteso come l'insieme di attività e strumenti il cui scopo è regolare e soddisfare tutti i bisogni della società e spesso troppo dipendente dalle scelte politiche), il lato finanziario (inteso come i processi di raccolta e utilizzo delle risorse mobili e immobili, soggetti a presupposti e regole che hanno fatto il loro tempo), il lato organizzativo (che comprende la specializzazione dell'efficienza e il coordinamento per la massima efficacia, ma più che mai dovrebbe comprendere l'affermazione di un rinnovato antropocentrismo), il lato manageriale (che all'antropocentrismo aggiunge il massimo apporto di tutte le risorse nell'organizzazione), il lato del mercato (dall'orientamento al cliente fin dalla fase di concezione aziendale, per finire con la comunicazione, la promozione e la soddisfazione della domanda).
A questi si aggiungono ora con grande vigore anche i temi legati all'ambiente, alla sostenibilità delle azioni aziendali, alla governance, alla partecipazione umana nell'impresa, considerando anche il grande sviluppo delle tecnologie, con l'emergere prima dei robot e poi dell'Intelligenza Artificiale, e le questioni etiche e normative che ne derivano.
Ma c'è di più, l'Intelligenza Artificiale, che finora è stata vista come uno strumento per l'impresa, se non adeguatamente regolamentata potrebbe ribaltare l'assunto: quale scenario si potrebbe prospettare nel caso in cui l'impresa si trasformasse anche inconsapevolmente in uno strumento al servizio dell'Intelligenza Artificiale?
E non si può trascurare il fatto che, se finora l'Intelligenza Artificiale risiedeva in "macchine" costruite dall'uomo, "programmate" per apprendere e supportare le attività umane, in un futuro non troppo lontano potrebbe "far parte" anche di esseri biologici, capaci di apprendere e comunicare ma soprattutto di riprodursi: questo è il grande enigma che sovrasta ogni riflessione.
E queste nanotecnologie realizzate a partire da cellule viventi hanno anche dimostrato di potersi riprodurre!
In questo quadro, volutamente sintetico per non dilungarsi troppo, quale può essere il futuro dell'impresa?
L'innovazione va affrontata, non subita.
L'innovazione richiede la capacità di saper valutare tutte le idee, le opzioni, le scelte possibili, le conseguenze, fino ad assumere una forma coerente, che però spesso si manifesta in modi che nessuno avrebbe previsto o immaginato.
Consigliati da LinkedIn
È indiscutibile che questa funzione debba rimanere saldamente ancorata alla Persona e che le scelte non possano essere delegate alle macchine.
Detto questo, le caratteristiche dell'imprenditore innovativo devono necessariamente essere:
1. Favorire un sistema, all'interno della società, in cui le persone imparino dalle scoperte legate alla sperimentazione di soluzioni diverse.
2. Avere la capacità di prendere decisioni integrative, il che significa possedere una grande capacità di astrazione.
3. Promuovere la volontà e la capacità di collaborare innanzitutto tra e con le persone.
Uno dei miti da sfatare sull'innovazione riguarda la convinzione che l'imprenditore sia un genio visionario come un guru.
In realtà, queste figure non sono mai esistite, anche se alcuni hanno sempre tentato di personificare l'impresa.
Certo, l'imprenditore intuitivo, percettivo e sensitivo (in gergo, l'imprenditore con "fiuto") ha sempre avuto la capacità di prevedere l'evoluzione di circostanze, condizioni e possibilità per trasformarle in creatività, opportunità e convenienza, ma elevarlo a genio o a guru non può che portare a depotenziare l'energia innovativa che deve invece essere diffusa e condivisa da tutti gli stakeholder.
Un altro errore da evitare è pensare che per stare al passo con le trasformazioni, spesso indispensabili, occorra la capacità di scoprire e attivare nuove connessioni in alternativa a ciò che già esiste ed è collaudato.
I veri promotori dell'innovazione, coloro che sapranno governare il cambiamento che ci attende per assoggettarlo a principi etici e umani irrinunciabili, sono quegli Imprenditori e Manager che sapranno creare le condizioni per una vera azione collettiva che favorisca il confronto e lo scambio di opinioni, gestendo i conflitti e favorendo il riconoscimento delle singolarità per indirizzare la realtà verso un nuovo Umanesimo in cui la tecnologia sia sempre e ovunque al servizio del benessere e della crescita degli esseri umani.
Questi Imprenditori e Manager dovranno conoscere e saper gestire i paradossi, come quelli elencati, perché i paradossi sono buoni amici dell'innovazione e rappresentano una verità che, pur contenendo elementi contraddittori evocati dal dubbio, rimane comunque la strada maestra.
Il paradosso, evocato dal dubbio, è una proposizione formulata in apparente contraddizione con l'esperienza comune (che si può chiamare conservatorismo da "comfort zone") o con i principi elementari della logica (anch'essi spesso conseguenti al conservatorismo), ma che a un esame critico si dimostra valida.
In sintesi e in conclusione: per governare l'evoluzione e trasformarla in innovazione, i Leader dovranno essere in grado di danzare costantemente tra molteplici elementi, solo apparentemente contraddittori, che si incontrano nel costante cambiamento dell'attività aziendale che vuole generare nuove idee, nuovi progetti e nuove sfide.