Il giorno in cui il computer scriverà il Futuro

Nel mondo come noi lo conosciamo, le Intelligenze Artificiali stanno rivoluzionando ogni aspetto del nostro vivere quotidiano. Ma se ormai abbiamo accettato e, anzi, troviamo piuttosto normale accendere le luci, selezionare una playlist jazz e imparare una ricetta gustosa con un unico comando vocale, le AI ancora oggi ci stupiscono e molto quando si applicano al mondo della creatività, un settore che pensavamo di stretto appannaggio umano quando non, romanticamente, quasi di ispirazione divina.

È chiaro che le cose non stanno più così: ormai, il regno della fantasia sta aprendo le sue porte anche alle AI e ce lo provano numerosi episodi. Ad esempio, il primo romanzo scritto in Giappone da un’AI e che ha quasi vinto un premio letterario o, ancora, il primo libro cinese di poesie basato su un algoritmo che ha permesso a un’AI di immagazzinare i versi di cinquecento poeti per produrre ben diecimila componimenti originali.

Questi dati ci confermano un fenomeno che è destinato ad evolversi e soprattutto a sorprenderci:

Quali limiti riusciamo a immaginare alle capacità future di una intelligenza digitale di cui a oggi non possiamo ancora conoscere l’entità dello sviluppo? E, del resto, chi ha detto che dovrebbe averne?

Ma, tornando al presente, se i casi più eclatanti di AI nel mondo editoriale per ora si devono, di fatto, ad addetti ai lavori del mondo digital - professori e professionisti della programmazione - a Torino sta succedendo qualcosa di diverso e di più ardito. Infatti, un gruppo di giovani, alcuni dei quali ancora studenti, sta lavorando con successo a un nuovo punto di incontro tra AI, da un lato, e creatività e ragionamento umani, dall’altro. L’associazione Visionary, grazie a un’idea derivata dalla prima edizione del suo evento annuale, Visionary Days, e con lo scopo di migliorare e innovare l’edizione di quest’anno, ha realizzato in completa autonomia un’AI molto particolare.

Ma per capire in che modo si distingue questa AI, bisogna considerare il format dell’evento Visionary Days, già originale di per sè e, difatti, senza eguali: ispirato alla fusione ideale tra un TED e un hackathon, l’evento si comporrà di 600 partecipanti che si divideranno in diversi tavoli intorno a un palco centrale rotondo dal quale, nel corso di quella giornata, si susseguiranno gli speaker invitati a proporre una serie di riflessioni, domande e stimoli intorno a un argomento principale.

Ma i talk sono solo la scintilla da cui parte il vero dibattito, quello tra i ragazzi divisi nei vari tavoli – nemmeno la loro disposizione è lasciata al caso, perché i posti sono volutamente assegnati dagli organizzatori in modo da mettere insieme i profili più distanti tra loro. È qui che entra in gioco l’AI: l’esito del confronto tra i partecipanti – le loro idee, le loro domande – verrà inviato alla fine di ogni sessione al nuovo software che clusterizzerà i dati ricevuti dai vari tavoli, suddividendoli in gruppi e macro aree, e li fornirà alla redazione centrale (quella ‘umana’) di Visionary che, correndo contro il tempo, stamperà sul momento un libricino – chiamato LiveBook – che si tradurrà nel simbolo fisico dell’arricchimento condiviso durante la giornata. Ma non è finita qui. L’AI, inoltre, intratterrà i ragazzi durante le sessioni svolgendo la funzione di data visualisation: sugli schermi in sala appariranno in maniera randomica riflessioni, citazioni, statistiche e curiosità per essere costantemente aggiornati sulla tempesta di cervelli in corso alle OGR.

«Chi entra a far parte di Visionary Days sa di per certo che entrerà con la sua idea di Futuro e uscirà con quella di tutti i partecipanti»,

come dice Carmelo Traina, uno dei fondatori dell’associazione: il senso generale di questo e degli altri eventi a margine che il team di Visionary organizza è riflettere sul modo in cui la generazione più giovane pensa al domani, per acquisire consapevolezza in modo efficace e attivo rispetto ai cambiamenti che le innovazioni hanno comportato nella comunicazione e nella nostra vita in generale, per avere voglia e coraggio di farsi delle domande – anche quelle che possono sembrare utopiche – e per intrecciare le idee che ne risultano: sui social, dove la community di Visionary non smette di aumentare e di generare e ispirare altre realtà, ma soprattutto offline, di persona.

Per parlare del Futuro bisogna in primo luogo parlare, infatti.

Per questo all’appuntamento del primo dicembre – per partecipare basta registrarsi al sito, l’evento è aperto a chiunque sia pronto a lasciarsi contagiare dalla proattività e della contaminazione creativa del progetto – ruota intorno alla domanda «Tutto sarà solo umano?», un stimolo alla riflessione che si articolerà in quattro speech trattati da speaker selezionati.

A Visionary Days 2018 si parlerà di Corpo, le nuove tecnologie che facilitano il potenziamento delle capacità umane con Simone Ungaro, CEO di Movendo Technology; di Evoluzione, genoma editing e CRISPR con Anna Cereseto, direttrice del laboratorio Cibo; di Memoria, la possibile mappatura del nostro cervello con i cui dati programmare un’Intelligenza Artificiale 2.0 con Stefano Galli, capo della divisione Sprint Reply; di Società, come vivrebbe l’uomo perfetto dalla memoria e la vita infinita con Alessandro Vespignani, fisico della Northeastern University di Boston.

Così, è con una certa coerenza ideativa – presentando uno strumento del Futuro come l’AI nel ruolo centrale di amalgamatore di idee ad un evento totalmente incentrato sul Futuro – e con deciso entusiasmo che Visionary Days si avvicina e vi invita alla sua seconda edizione, nella speranza di un successo come è stata la prima.



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