Il glossario dei disastri
"La pioggia scivola tra le dita con la stessa facilità con cui le parole vengono soffiate dal vento, ma ha il potere di distruggere tutto il tuo mondo." (Karen Maitland)
Benché non sia stata la notizia d'apertura nei notiziari nazionali, sappiamo tutti che, nella giornata di ieri, la provincia di Catania è stata colpita da un intenso nubifragio [1], evento che seguiva giorni di piogge importanti e che è stato (con)causa di un drammatico disastro.
Ritengo inutile proporvi tutta la solita (e inutile) retorica che nel nostro Paese segue immancabilmente ogni evento calamitoso, ma vorrei condividere alcune considerazioni che ritengo chiave per comprendere un meccanismo insidioso.
E parto da Federico Grazzini, meteorologo presso Arpae-Simc, che in un suo recente commento scrive: "Non siamo assolutamente preparati a fronteggiare i cambiamenti in atto, nemmeno dal punto di vista lessicale, e quindi anche d'informazione verso la popolazione".
Il primo punto è dunque che, se ci ritroviamo con sempre maggior frequenza a dover fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico, l'inadeguatezza del nostro parlato quotidiano dimostra non solo l'incapacità di poter gestire (almeno di mitigare) tali eventi, ma soprattutto la loro piena incomprensione.
Le parole utilizzate per descrivere specifiche situazioni fanno parte di un lessico in continua evoluzione, nascono, si propagano e col tempo (e con la realtà mutata) diventano desuete per poi scomparire, ma questo non è una garanzia sul fatto che i termini diffusi oggi dalla stampa generalista o propagati viralmente sui social network siano corretti, precisi e portatori di un significato compiuto.
Senza entrare in merito a tutte le manifestazioni tipiche dell'Infodemia [2], il sensazionalismo, la speculazione, la disinformazione costituiscono piuttosto i tratti evidenti di una cultura disattenta alla salvaguardia della sicurezza e dell'ambiente.
Sempre in tema di fenomeni meteo, vorrei qui ricordare, il famigerato termine "bomba d'acqua" [3], metafora che tecnicamente non significa nulla, se non il tentativo di giustificare un disastro causato da impreparazione e ignavia, mascherandolo come ineluttabile.
Alluvione, inondazione, esondazione, tracimazione, allagamento, rigurgito fognario, colata rapida, alluvione lampo... questi non sono sinonimi ai fini della comprensione di un fenomeno e delle relative azioni da intraprendere, fosse solo per salvare vite e beni: le parole sono (veramente) importanti !!!
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Ma torniamo in Sicilia: i meteorologi ci informano che, se le precipitazioni che hanno interessato nei giorni scorsi le provincie orientali dell'isola (con accumuli anche superiori al 500mm !!!) sono state generata da una serie di "sistemi convettivi orbitanti intorno ad un minimo depressionario", gli ultimi "run" dei modelli matematici arrivano ora a farci ipotizzare il passaggio di un ciclone simil-tropicale nel giro di qualche giorno.
Enrico Scoccimarro del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) [4] spiega il fenomeno così: “una depressione a vortice che assomiglia ai cicloni tropicali, con dimensioni minori e diametro di circa 300 chilometri. Le nostre latitudini sono interessate di solito dai cicloni extra-tropicali, che hanno genesi, sviluppo e struttura diversa. Quelli tropicali prendono l’energia dagli oceani, gli extratropicali dai gradienti di temperatura dell’atmosfera”.
Non una differenza da poco: le parole giuste ci raccontano di fenomenologie intense differenti, in grado si di generare precipitazioni piovose intense, ma con caratteristiche e tempistiche diverse e, nel secondo caso, quello dei cosiddetti cicloni simil-tropicali, associano venti di estrema violenza.
Ecco allora che entra in gioco il neologismo "medicane" [5] (crasi tra i termini Mediterraneo e hurricane) un anglicismo superfluo e spesso usato impropriamente, ma mischiare tutto in un unico pentolone linguistico, per poi gridare all'uragano, come si sta facendo in questi giorni è una comunicazione (uso nuovamente una frase di Federico Grazzini) "che confonde e non aiuta a capire che cosa è successo e cosa ci si deve aspettare".
Di fatto, come successo nei giorni scorsi in Liguria e come si è ripetuto in Sicilia, alle parole Allerta di livello rosso, non sono seguite tutte le opportune azioni e prudenziali, da parte delle Amministrazioni e da parte della popolazione, fenomeno che solleva un importante problema di comunicazione prima ancora che di organizzazione.
Come scrive Marco Balzani: "Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare."
Digital Content Producer & Science Based Communication, PhD
3 anniAnni fa mi ero dedicata a realizzare un glossario/thesaurus/wiki dei pericoli naturali insieme a un'esperta di strumenti terminologici. Convinta che le parole e la comprensione del significato fossero non importanti, ma fondamentali per capire ciò che ci circonda e in particolare i fenomeni naturali (e non). Alla fine mi sono arresa perché l'infodemia è a mio parere spettacolarizzazione che fa perdere peso al contenuto (leggi significato). Dare un nuovo nome alle cose giustifica il nostro stupore (impreparazione)? Grazie per questo articolo.
Responsabile Rapporti con le Imprese di Galileo Visionary District & Scuola Italiana Design | Coach
3 anniRiflessione allo stesso tempo interessante e disarmante. La comunica azione nelle emergenze è sempre una criticità di cui ci si "lamenta" sempre dopo il fatto, dando le colpe ai media e ai giornalisti (spesso a ragione) ma si fa poco o nulla per imparare a comunicare con persone, istituzioni e media. Per comunicazione in Protezione Civile si intende ancora l'uso "delle radio", utile e indispensabile, ma dobbiamo aggiungere formazione specifica per comunicare sui social, coi giornalisti, con le istituzioni. Il comunicatore può aiutare a rendere comprensibile semplificando ma tenendo la barra dritta sui significati corretti. Lo dico da almeno una decina d'anni, ai tempi ho scritto una tesi sulla comunicazione pubblica nel terremoto dell'Aquila, e ho tenuto corsi ma c'è ancora moltissimo da fare.