Il mostro di Terrazzo: GIANFRANCO STEVANIN.

Il mostro di Terrazzo: GIANFRANCO STEVANIN.

1.   Analisi criminologica del fatto (dinamica temporale)

Il primo episodio che apre palesemente la macabra storia di Gianfranco Stevanin è un fatto risalito in data 16 novembre 1994 quando, nei pressi del casello autostradale di Vicenza Ovest, una donna di origini austriache, correndo verso la volante della polizia che espletava un rituale posto di blocco, inizia ad urlare “È ARMATO!”. La ragazza è Gabriele Musger, una prostituta che era stata abbordata dallo Stevanin qualche ora prima con la promessa e ricatto che le avrebbe offerto 1 milione di lire se la ragazza si fosse resa disponibile per un servizio fotografico hard. Al termine dello shooting, i due ebbero rapporti sessuali estremi al termine dei quali la ragazza si negò di svolgere alcune pratiche erotiche espressamente richieste dallo Stevanin, il quale innanzi alla negazione della ragazza lo stesso la intimidì e minacciò con una pistola (palesatasi poi giocattolo in sede di perquisizione). La ragazza, a quel punto, in pre’ dal panico ebbe un colpo di lucidità offrendo a Stevanin una somma di 25 mila lire a titolo di riscatto se l’avesse lasciata andar via. È proprio nel mentre Stevanin paga il pedaggio per andare a prelevare il famigerato riscatto promesso che la ragazza nota la volante della Polizia e Gabriele con tanto coraggio decide di fuggire fuori dall’autovettura e correre verso gli agenti denunciando il fatto.

È da quell’avvenimento che scatta la prima perquisizione in casa Stevanin, laddove nello scantinato, viene rinvenuto materiale a carattere sessuale: riviste pornografiche, migliaia di fotografie scattate da Stevanin alle prostitute con le quali consumava rapporti di estremo sadismo, oggetti fallici, vibratori e una busta di plastica che conteneva i peli pubici e capelli delle ragazze che erano passate da quello scantinato. “Dai peli e dai capelli avevo intenzione di creare l’imbottitura di un cuscino per dormire” dirà in seguito Stevanin.

Dalla terrificante scoperta fatta in quel casolare, un particolare portò l’attenzione degli agenti di Polizia a seguito di quella perquisizione. Tra le foto repertate ve ne erano un paio le quali traevano il volto di due ragazze scomparse in quegli anni, Claudia Pulejo, 29 anni, una tossicodipendente di Legnago (Verona) che spesso si prostituiva per garantirsi una dose di droga. Il corpo di Claudia fu ritrovato il 1 dicembre 1995, era stata soffocata.

Biljana Pavlovic, 25 anni, una cameriera serba. Il 12 novembre dell’anno successivo viene rinvenuto il cadavere della Pavlovic in uno nei terreni di Stevanin, avvolto in un telo di plastica e in stato di quasi saponificazione.

Il 3 luglio 1995, a un chilometro e mezzo dal suo casale, un contadino nel greto di un canale trova un sacco di juta con all’interno un tronco di scheletro di donna senza testa, né arti. Di questo mai si avrà un nome.

È alquanto difficoltoso ricostruire cronologicamente la timeline degli omicidi del mostro di Terrazzo poiché le vittime sono state ritrovate dopo lunghi periodi dalla loro scomparsa, rinvenute purtroppo in avanzato stato di decomposizione piuttosto che depezzate o, ancora, non identificate.

Si presume che gli omicidi si siano consumati già dall’anno 1993.


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2.  Profilo e classificazione del serial killer

Nella tassonomia dei serial killer, certamente Gianfranco Stevanin è individuabile nella categoria del lussurioso il quale ha per obiettivo quello di ottenere una soddisfazione di natura sessuale dalle vittime. Il serial killer cerca di sopperire la sua inadeguatezza e insicurezza sociale attraverso l’atto sessuale conferendogli quel senso di potere di cui normalmente non dispone.

Applicando il modello S.I.R., modello ideato da Roben De Luca utilizzato in Italia con l’utilità di spiegare il fenomeno seriale risultante dalla combinazione di fattori e sottofattori che si intrinsecano tra di loro. Nel fattore socio ambientale (FS), individuale (FI) e relazionale (FR) è possibile individuare nella vita di Stevanin tratti di antisocialità, isolamento, depressione.

Figlio unico di ricchi agricoltori, Stevanin trascorre i primi quattro anni di vita in quella famigerata campagna, scenario di quelli che saranno gli omicidi in età adulta, in pieno isolamento. I genitori decidono di mandare il proprio figlio in collegio dai preti, mentre la madre è in attesa di un secondogenito, gravidanza che non porterà a termine a causa di un aborto involontario.

All’età di sette anni Stevanin si ferisce alla testa con l’uso di un attrezzo agricolo necessitando di quattro punti di sutura. I genitori, preoccupati dal pericolo di ulteriori incidenti, decidono di chiudere il figlio in un collegio di suore dove rimane fino al primo anno delle superiori.

Terminato il collegio, il ragazzo decide di continuare gli studi ma il 21 novembre 1976 è vittima di un grave incidente stradale con la moto che caratterizzerà per sempre la sua persona. L'incidente, infatti, procura a Stevanin una frattura frontale e un notevole trauma cranico. Nonostante l’intervento chirurgico le lesioni sono molte e gravi portando un rilevante danno neurologico e delle crisi epilettiche.

Lui stesso ammette, durante vari interrogatori, che quell’incidente ha cambiato in maniera notevole la sua personalità.

Dopo il periodo di degenza Stevanin si trovò solo, senza amici, senza ragazza, senza poter più praticare il suo sport preferito e così, dopo la fine di una relazione per lui importante con Maria Amelia, si dedica solo a rapporti occasionali, fatti di una notte e via, senza legami. Si affaccia al mondo del sesso e della prostituzione.


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3.  Analisi vittimologica

Essendo Stevanin un killer preferenziale poiché sceglie in maniera selettiva le caratteristiche che la sua vittima deve possedere per soddisfare le sue individuali esigenze. La categoria prediletta di Stevanin sono le prostitute, le quali hanno caratterizzato per lui un momento decisivo della sua vita: la scoperta del sesso e del piacere estremo. Da quella scoperta Stevanin si è dedicato al sesso in tutto e per tutto, praticandolo nelle sue forme più estreme, dalla dinamica dei fatti ricostruita è possibile individuare pratiche di masochismo, erotismo, feticismo e sadismo.

Le vittime sono c.d. passive in quanto non è riscontrabile alcun atteggiamento psicologico che abbia potuto favorire la criminogenesi. Tuttavia, seppure passive, sono vittime preferenziali cioè vittime privilegiate dal delinquente poiché ricoprono uno specifico ruolo in grado di favorirne la scelta, nel caso specifico: prostitute. Ma anche vittime c.d. simboliche in quanto rappresentano una categoria che Stevanin prende di mira. 


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4.  Caratteristiche comportamentali del serial killer

Il modus operandi del mostro di Terrazzo è il seguente.

Adesca le sue vittime per strada per sesso a pagamento. Le conduce nello scantinato del suo casale. Le fotografa, depila il loro pube perché Stevanin aveva la perversione di consumare rapporti sessuali a contatto con un pube quasi infantile, godeva dell’immagine di vedere una donna adulta col pube da bambina.

Praticava con loro sesso estremo, così estremo da condurre alla morte le ragazze proprio durante il rapporto in atto. Lui afferma che spesso si rendeva conto che la ragazza fosse già morta solo al momento finale della sua eiaculazione.

Una volta morte, le depezzava. Alcune venivano buttate nel fiume Adige, altre sepolte presso i terreni di sua proprietà.


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5. Il processo

Per i fatti accaduti quella notte del 16 novembre 1994 Stevanin viene arrestato e condannato a tre anni di reclusione per violenza sessuale, sequestro di persona e tentata estorsione di 25 milioni ai danni di Gabriele Musger.

Ma a seguito di tutte le prove rinvenute sulla scena del crimine, nei confronti di Stevanin si aprono una serie di indagini che si concludono con l’ascrizione a suo carico di vari capi di imputazione, si parla di mutilazioni di parti intime, cadaveri deturpati, sadismo, sesso estremo.

Il 5 novembre 1996 viene rinviato a giudizio. La Corte d'Assise, il 6 ottobre dell'anno dopo, apre il processo.

Il 28 gennaio 1998 Stevanin viene condannato all'ergastolo.

Nel 1999 la Corte d'Assise d'Appello di Venezia dichiara Gianfranco Stevanin non punibile per i reati di omicidio perché “incapace di intendere e di volere”.

Così la condanna di ergastolo sfuma e si trasforma in dieci anni e sei mesi di reclusione.

Nel 2000 il PG Augusto Nepi richiede una nuova perizia psichiatra e inizia il processo d'appello parte seconda. Passano sei mesi e la prima sezione della Corte di Cassazione di Roma annulla la sentenza della Corte di Venezia per “illogica motivazione”.

Ora la Sentenza è di nuovo ergastolo.

Nel 2002 la Suprema Corte chiude la vicenda confermando la pena dell’ergastolo.

Stevanin è attualmente in carcere.

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