Il perdono (P. Iacci)
Convento di clausura, mattino presto. Una giovane suorina va dalla madre superiora e chiede di uscire per andare dal notaio per un'eredità.
La madre superiora nega il permesso (altrimenti che clausura sarebbe?) ma la giovane suorina insiste e lascia intendere che dall'eredità potrebbe venirne un lascito anche per il convento. Davanti a tale improrogabile impegno secolare anche la madre superiora si lascia convincere e accorda il permesso.
"Va bene, vada pure, ma stia attenta perché la fuori il mondo è pieno d'insidie, c'è tanta gente cattiva..."
La suora alfine s'incammina, promettendo di essere di ritorno quanto prima. Il tempo però passa inesorabile e della suorina nessuna traccia. Passa il pomeriggio, la sera, arriva la notte e della suorina nessuna traccia. Sgomento nel convento, la madre superiora non si dà pace per aver accordato il permesso...
Finalmente la giovane conversa ritorna, lacera e scarmigliata: "Cara madre, avevate ragione. Ho incontrato tre uomini sul mio ritorno. E' successo di tutto. Mi hanno presa e hanno approfittato di me senza ritegno. Non posso dire altro, ma voi potete ben immaginare... tre giorni di violenze inaudite!"
E la madre superiora, materna e solerte: "Povera cara, ti capisco, non dovevo lasciarti andare. Ora sei sconvolta, comunque non sono stati tre giorni, ma uno solo..."
"Eh no, io li ho già perdonati e poi guardi che ho promesso che torno anche domani e dopodomani..."
La storiella, che sicuramente non vuol essere irriverente, ci pone il tema del perdono.
Oltre ad essere una questione etica, secondo antropologi e psicologici la capacità di perdonare rappresenta un fattore chiave nel mantenimento delle relazioni sociali, evitando conflitti non necessari, e dando alle persone la capacità di andare avanti con la propria vita. Da una delle mille ricerche riempiono le rete, è emerso che il perdono rende anche più facile dimenticare gli avvenimenti negativi, cosa che aiuta anche il benessere psicologico di chi ha perdonato e dimenticato.
Nello studio, si è intervistato un nutrito campione di persone che avevano subito un evento traumatico e si è dimostrato empiricamente che le persone che erano riuscite a perdonare chi aveva causato loro dolore, erano anche le stesse che avevano superato meglio il trauma e che erano riuscite a dimenticarlo, per quanto possibile. D'altro canto, se il perdono è la cessazione del sentimento di risentimento nei confronti di un'altra persona, riuscire a viverlo realmente depotenzia il livore e di conseguenza migliora la qualità della nostra vita.
I ricercatori pensano di poter utilizzare i risultati della loro ricerca in numerosi ambiti di applicazione: da una maggiore conoscenza della memoria, al trattamento di traumi psicologici, allo studio delle dinamiche di gruppo.
Anche nelle aziende, scosse in questi anni da mille problemi e attraversate spesse volte da dinamiche di tensione e disorientamento, l'essere sempre puntuti, polemici e tignosi rischia di non farci bene, di precludere il nostro sviluppo e il benessere della nostra vita quotidiana.
A tal proposito dice il saggio: "Lo sciocco non perdona e non dimentica. L'ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona, ma non dimentica".