Il raid di Entebbe, ieri come oggi
«3 Luglio 1976, cieli dell'Uganda al tramonto. Un commando di incursori israeliani in uniformi mimetiche a "lucertola" armati di Ak-47, tutti membri del Sarayet Matkal, l'unità speciale comandata direttamente dallo Stato maggiore, studia le foto scattate da un agente del Mossad sotto copertura. Ripassa il piano a bordo di una formazione di tre capienti aerei da trasporto C-130 Hercules. Sono tutti pronti a piombare in segreto sulle pista dell'aeroporto di Entebbe, per condurre uno dei raid più audaci della storia. Obiettivo: liberare più di 105 ostaggi trattenuti da terroristi filo-palestinesi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che hanno fatto scalo in Africa. Tutti passeggerei del volo Air France 139, dirottato sulla tratta Tel Aviv/Parigi la mattina del 27 giugno. È una domenica.
Considerato per quasi mezzo secolo una delle liberazioni di ostaggi più audaci di sempre insieme a Nimrod (operazione eseguita dallo Special Air Service britannico sul suolo patrio), il raid di Entebbe si è rivelato essere una missione condizionata tanto dalla preparazione del distaccamento speciale del Sarayet Matkal, l'unità condotta dal tenente colonnello Yonathan Netanyhau, fratello dell'attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, quanto dall'ingrediente più essenziale nel separare la vita dalla morte, il successo dal fallimento: la fortuna.»
Automobilismo | Comunicazione | Blog πίστις
1 annoEgr. Sig. Davide Bartoccini, grazie mille per questo articolo: molto interessante e coinvolgente