Iliad considera l’Italia la “nuova frontiera per la crescita”. Ecco come (e se) ci riuscirà.
Benedetto Levi, CEO di Iliad Italia

Iliad considera l’Italia la “nuova frontiera per la crescita”. Ecco come (e se) ci riuscirà.

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Nel mondo delle comunicazioni mobili ormai l’evento più atteso è l’entrata, nel mercato italiano, dell’operatore francese Iliad. In una intervista a Benedetto Levi, CEO di Iliad Italia, si parla del debutto del nuovo operatore entro la prossima estate.

Nella stessa intervista, anche se molto sintetica e divulgativa, si trattano tuttavia alcuni temi chiave su cui si giocherà la partita sulla concorrenzialità del nuovo operatore in un mercato (le comunicazioni mobili in Italia) già molto assestato e strutturato.

Molto sinteticamente, i due temi chiave illustrati da Levi sono costi e qualità, che sono ovviamente anche intrecciati tra loro.

Da un lato Levi assicura che "ciò che emerge dall’analisi del mercato italiano è la forte insoddisfazione della clientela mobile e fissa e un grande senso di frustrazione di fronte ad offerte che nascondono trappole e che vengono modificate e complicate", e dunque "certamente c’è margine (per tagliare le tariffe). E peraltro la questione dei costi nascosti è stata sollevata recentemente in Italia, a dimostrazione che ci sono balzelli inutili che seppure fanno guadagnare le telco creano malcontento e sfiducia". E ancora: "noi vogliamo essere riconosciuti come un operatore affidabile e trasparente, e anche e soprattutto di qualità".

Infatti - aggiunge sempre Levi - "inizialmente ci appoggeremo all’infrastruttura di Wind Tre per poi procedere con la rete proprietaria in tutto il Paese. Iliad non è un MVNO (operatore virtuale senza strutture proprie, ndr) ma sarà a tutti gli effetti un operatore infrastrutturato. E peraltro non siamo un’azienda senza competenze spuntata dal nulla. Ora siamo oltre 150, ma puntiamo a creare rapidamente oltre mille posti di lavoro in Italia, tra dipendenti e lavoratori indiretti".

Fin qui l’intervista al CEO di Iliad Italia. Mi permetto di aggiungere qualche breve considerazione in semplice veste di addetto ai lavori.

Se a queste linee guida seguiranno conseguentemente anche le relative strategie, la prima cosa a cui il nuovo operatore dovrà (o dovrebbe) porre attenzione è appunto la eliminazione totale di ciò che fino ad ora, in Italia, ha generato (anche se sembra paradossale) aumento dei costi per pagare lo scadimento della qualità: ossia il massiccio ricorso al “body rental”, fornito dalle società interinali o “di consulenza”, al posto di proprie strutture e propri esperti o al posto di collaborazioni dirette con aziende vere e/o con i professionisti che servono o serviranno in outsourcing. Non mi dilungherò qui oltre a descrivere questo fenomeno che ho più estesamente analizzato in un articolo che ha avuto un certo successo e a cui rimando a questo link, per non duplicare qui quanto detto. Basti pensare che studi di qualche anno fa hanno dimostrato che nel settore della ICT l'eliminazione della intermediazione (ovviamente quella parassitaria) può apportare risparmi anche maggiori del 50%.

Qui aggiungo solo che non occorre certo un genio del marketing per capire che, dato ormai l’elevato grado di maturità delle offerte di tutti gli operatori, se ad una tariffa bassa corrisponde una qualità – sia del servizio fornito, sia della assistenza – giudicata insoddisfacente, la sola tariffa non sarà sufficiente per scalzare la concorrenza. Nella mia esperienza (di esperto del settore) ho sempre visto persone ma soprattutto aziende cambiare operatore più per il servizio scadente o perché nessuno gli risolveva il problema, rimandando il malcapitato in una giostra di telefonate inconcludenti fino allo sfinimento, piuttosto che per qualche soldo in meno della tariffa. Allora se i due capisaldi individuati da Levi (costi e qualità) verranno visti come variabili correlate e se si vorrà davvero mutare paradigma per perseguirli congiuntamente, ciò si vedrà, a mio avviso, dal come si deciderà di sviluppare soprattutto la rete infrastrutturale, ma anche il customer care e (in misura minore) la rete commerciale. In caso contrario, un outsourcing parassitario come quello creato dal “body rental”, per come ormai è messo il mercato della ICT e delle telecomunicazioni in Italia, per i motivi più estesamente esplicitati qui, non è ormai più in grado di risolvere neanche uno dei problemi o delle sfide che il nuovo operatore si troverà presto a dover affrontare, e tutti i buoni propositi fin qui vantati circa la qualità ed i costi non avranno neanche una sola possibilità di emergere dalla media.

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