Imprese a caccia di risorse

Pongo alla vostra attenzione questo articolo comparso sul "sole24ore" del 30 ottobre e segnalato da COFIP (www.COFIP.pro)

Impresa a caccia di risorse

di Gaia Giorgio Fedi 30 ottobre 2017

 La crescita è l’imperativo categorico per le imprese che vogliono essere competitive, innovative e in grado di produrre utili.

Ma per la crescita servono gli investimenti. Chi non investe è meno flessibile e capace di adeguarsi ai cambiamenti delle dinamiche di mercato, si espone all’obsolescenza dei propri prodotti e servizi, si condanna all’irrilevanza.

Oltre alla sottocapitalizzazione, che rende difficile l’investimento di mezzi propri, un freno potenziale alla crescita è anche rappresentato dalla forte dipendenza del tessuto imprenditoriale dai finanziamenti bancari. Secondo un’elaborazione di Confcommercio, in Italia i finanziamenti bancari rappresentano il 72% dei finanziamenti totali. Ma è pur vero che nel quinquennio 2011-2016 l’Italia ha vissuto una forte riduzione del credito, che ha penalizzato soprattutto le imprese, le quali hanno perso quasi 120 miliardi di finanziamenti. Ciò ha reso ancor più arduo il reperimento di risorse per lo sviluppo, in un sistema tradizionalmente poco avvezzo all’utilizzo di strumenti di finanziamento alternativi: se si considerano le fonti di finanziamento non bancario, precisa Confcommercio, in termini di obbligazioni e azioni l’Italia si colloca sotto di 20 punti percentuali rispetto alla Germania e di 65 rispetto alla Francia.

Eppure i canali alternativi per il finanziamento ci sono. Negli ultimi anni sono stati messi a disposizione delle pmi degli importanti strumenti di finanziamento e di sviluppo, come i minibond che offrono la possibilità di emettere debito e collocarlo sul mercato anche ad aziende più piccole e non quotate, che di fatto in passato erano estromesse dal mercato obbligazionario. Un altro possibile strumento per reperire risorse è l’apertura del proprio capitale all’ingresso di nuovi azionisti attraverso la quotazione in Borsa. Per le società più piccole esiste anche la possibilità di quotarsi con un procedimento semplificato su un segmento specifico come l’Aim di Borsa Italiana. Chi vuole espandersi su nuovi mercati o avviare una ristrutturazione finalizzata al rilancio dell’azienda può anche rivolgersi al private equity, con cui il proprio capitale sociale non viene aperto al mercato, come avviene con la quotazione, ma cedendo quote a uno o più fondi e operatori specializzati, che investono per un orizzonte di medio termine con l’obiettivo di uscire dall’azionariato dopo che l’azienda ha acquisito valore. Un’altra possibile strada da seguire è quella dell'M&A: aprire l’azionariato a un’altra società, in modo da sviluppare sinergie ed economie di scala ed esporsi su nuovi mercati.

In generale, le soluzioni che mirano ad aprire il capitale ad altri soci possono essere considerate controproducenti, specialmente in realtà di stampo familiare in cui i soci di riferimento temono di vedersi scippare il controllo dell’azienda. Ma possono essere essenziali per liberare le società dal giogo asfittico di una gestione interamente concentrata nelle mani di una famiglia, per avviare il rilancio dell'impresa, ottenere risorse per la crescita e per l'espansione su nuovi mercati.




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