Imprese…fatte per durare.
In un mercato sempre più grande e selettivo quello che conta è riuscire ad emergere rispetto ai concorrenti non soltanto a livello di prodotto ma anche di strategia e valori aziendali.
Fare impresa non vuol dire soltanto riuscire a fare soldi, alla base di una qualsiasi attività imprenditoriale c’è un sogno, un desiderio che parte dall’imprenditore nel perseguire qualcosa di grande capace di portargli soddisfazioni e successo.
Si tratta di aspetti che ogni persona ricerca quotidianamente: il sentirsi appagati, il cercare di inseguire quei sogni racchiusi in un cassetto, il raggiungimento di uno status di successo che non è solo rappresentato da quanto denaro riusciamo a guadagnare.
Partendo da questo presupposto è chiaro che alla base di una qualsiasi azienda di successo ci sono prima di tutto le persone che ne fanno parte e che la rendono operativa.
Un bravo imprenditore è capace di trasmettere la passione e i suoi valori positivi ad ogni membro del suo staff fin dagli albori dell’attività. Tutto ciò rientra in quella che viene definita “Cultura d’impresa” unica per ogni realtà aziendale, composta da tutti quegli aspetti come i valori, il linguaggio e gli obiettivi che le permettono di crescere e svilupparsi sul mercato.
Ogni impresa è una macchina perfetta, che ha bisogno di essere continuamente alimentata dalle idee e dall’entusiasmo delle persone, le quali fanno parte di una comune entità e lavorano per un unico obiettivo.
Ma come ogni macchina anche quella imprenditoriale può danneggiarsi, può arrugginirsi, può perdere smalto e spegnersi in poco tempo quando la benzina più importante inizia a scarseggiare.
Ma quali sono le aziende che sono passate alla storia e che ancora oggi non solo sopravvivono, ma sono leader sul mercato? Quelle dove generazioni di collaboratori hanno condiviso gli stessi sogni, visioni, valori e persino utopie dell’imprenditore.
Non si può fare impresa soltanto per progettare e sviluppare nuovi prodotti e marchi di successo. C’è qualcos’altro di molto più importante: il progresso, la bellezza, la cultura, lo sviluppo sociale, l’innovazione e la tutela ambientale.
Il progresso è ciò che ci ha permesso di vivere nelle case, abbandonando le caverne.
Il concetto non è molto lontano da quello della Selezione Naturale di Darwin, secondo il quale l’evoluzione delle specie è un meccanismo che comporta un progressivo aumento della frequenza degli individui con caratteristiche ottimali per l’ambiente di vita.
Non sono i più forti a sopravvivere, ma quelli in grado di adattarsi al cambiamento.
Quando un’azienda si muove nel modo giusto inseguendo quei valori che si radicano piano piano nella società nel corso del tempo, si crea un’armonia tale da permettere la crescita in modo continuo.
Ecco che si crea una discrepanza tra quello che si pensa possa causare il fallimento di un’azienda, e quello che effettivamente porta alla sua morte.
Se le persone che vi lavorano iniziano a non sognare più, a non sentirsi più parte di un unico grande meccanismo, a non rispecchiarsi più in un elemento essenziale per portare avanti quei valori sociali che la tengono in piedi, allora essa sarà destinata a chiudere in poco tempo.
Fare impresa correttamente vuol dire far circolare ricchezza capace di produrre nuova ricchezza.
La ricchezza che una singola persona può dare con il suo entusiasmo, la sua voglia di sentirsi importante e utile per qualcosa (o per qualcuno), se messa in circolo e se riesce a diffondersi come un virus all’interno dell’impresa, sarà capace di generare nuovi stimoli, nuove idee, nuove proposte, nuovi spunti per ottenere nuovi guadagni.
E’ un circolo virtuoso che non finisce mai, a meno che non decidiamo noi di farlo smettere.
"E il naufragar m'è dolce in quest'impresa…"
… “Così le aziende non muoiono quando falliscono o vengono disintegrate dagli speculatori, ma muoiono molto prima: quando le persone che ci lavorano smettono di sognare, tutti assieme, dalla testa ai piedi, dal primo all’ultimo, appassionatamente[…]*.
*Cfr. Dalla presentazione di:
"Tragicommedia in 2 atti" (Regia di Enrico Allegrini e Cristiano Liuzzo) dal titolo “Andate al diavolo!” rappresentata in modo entusiasmante dalla compagnia teatrale il ManNicomio, una compagnia di circa 25 dipendenti del Gruppo Manni SpA, attori NON PROFESSIONISTI a cui è stato chiesto di contribuire con il proprio talento.
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Chi ha scritto questo articolo?
Mi chiamo Alice Manganotti, dal 2011 aiuto le PMI ad avere un approccio complessivo più strategico per affrontare la competitività dei mercati e riemergere da stasi di fatturato. Educo, valuto, consiglio, supporto e porto le esperienze di altri imprenditori. Amo il trekking e la gente che sorride.
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