Intelligenza artificiale: riflessioni sugli impatti economici ed etici anche a livello geopolitico
Dove ci porterà l'AI?

Intelligenza artificiale: riflessioni sugli impatti economici ed etici anche a livello geopolitico

L’intelligenza artificiale (AI) sarà il nostro must per il nostro futuro, anche immediato, coinvolgendo gran parte delle attività produttive sia a livello nazionale che mondiale quindi a livello globale, anche se ancora oggi la questione AI è alquanto chiara tanto che si fa fatica a differenziare esattamente l'intelligenza artificiale dall'algoritmo e dal machine learning. I riflessi e le applicazioni sono già sotto i nostri occhi, a dire il vero già da qualche anno, e lo saranno sempre più col tempo creando sicuramente degli impatti geopolitici oltre che economici a livello mondiale, auspicandoci la preservazione della razza umana.

L’AI è una disciplina (scienza e tecnologia insieme) che da anni ha creato molti dibattiti in ambiente accademico facendo si che molti tra scienziati e filosofi dibattessero sia sugli aspetti pratici e teorici ma soprattutto su quelli etici. Nel 2017, Stephen Hawking noto astrofisico, durante il Web Summit di Lisbona collegandosi in diretta, ha manifestato tutto il suo timore rispetto all’applicazione e all’evoluzione futura dell’AI. Il suo principale timore era quello di amplificare all’infinito le nostre menti mediante l’applicazione e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Questo perché, a suo dire, molti potranno essere i cambiamenti positivi apportati dall'uso dell'AI sulla vita delle persone (come ad esempio sulla povertà o sulle malattie) dall'altra parte, però il timore grosso di Hawking era la preoccupazione della distruzione di milioni di posti di lavoro con grossi impatti economici e sociali. E questo a livello mondiale e soprattutto nelle società più evolute.

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A livello mondiale entro il 2030 si stima una spesa di circa 13 triliardi di dollari per l’evoluzione e l’implementazione dell’AI con impatti sulla vita quotidiana che farà apparire sempre più forte e sostanziale il passaggio dall’automazione all’autonomia e che investirà anche il settore della privacy e della tutela dei dati. Pensiamo infatti a tutto il comparto automotive che oltre a dover implementare la parte tecnologica dovrà farsi carico di prevedere anche, nel caso di incidenti (peraltro almeno in questa fase ancora troppo diffusi), chi dovrà occuparsi legalmente, in che modo e a che livello della questione della gestione dei dati che inciderà sia sulla parte prettamente economica della vicenda sia sulla parte etica rispetto a chi si assumerà la colpa in caso di incidente, ovvero a chi verrà data. E siamo, quindi, di nuovo al punto della privacy e della gestione dei dati che affrontiamo ormai da qualche anno, e dei costi connessi.

La gestione dei dati in una situazione del genere è talmente importante a livello internazionale tanto da far decidere alle due grandi potenze mondiali Cina e Stati Uniti di dare vita ad una guerra fredda ricompresa tra una democrazia liberale e un autoritarismo digitale (caso Huawei) su cui Trump innalza altri muri a suo dire per la sicurezza nazionale. Il nostro Paese, invece, aggregato all'Europa, ha aderito ad una regolamentazione che consentirà di proteggere i dati e quindi la sicurezza nazionale, in modo più organico.

È chiaro che quando parliamo di tecnologie e di gestione delle stesse consideriamo un valore effettivo se vengono create a supporto di risoluzione di problemi e problematiche complesse. Questo, dunque, oltre ad agevolare e migliorare l’utilizzo dell’AI significherebbe avere anche degli impatti economici sul prodotto interno lordo del Paese. Si, perché la peculiarità dell’AI è quella di essere appetibile, non solo alle imprese ma anche, data l’affluenza di tutto il sistema a livello mondiale, a tutti i soggetti esterni alle imprese come ad esempio ai consumatori finali ma anche allo Stato. Perché no.

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A livello pratico, anche nel sistema produttivo italiano, pensiamo che tante attività, già oggi vengono svolte con strumenti e tecnologie di intelligenza artificiale che consentono alle aziende di "non rischiare". Si pensi ad esempio all'erogazione di un mutuo presso una banca o al recruiting del personale. Oggi il direttore della banca x affida le sue decisioni di erogazione di un mutuo ad un algoritmo, così nessuna decisione “sbagliata” viene presa. Oppure l’azienda che selezione il personale, in fase di recruiting, affida la prima “scrematura” dei curricula ad un software che si occupa di rimpaginare e incasellare il cv del candidato e fare il macth con gli indici desiderati dell'azienda. Anche in questo caso, non ci si può sbagliare nella decisione.

Ma rispetto all'intelligenza artificiale, saltano all'occhio due problemi rilevanti: il primo riguarda la velocità di obsolescenza rispetto alla tecnologia utilizzata; il secondo riguarda la gestione della stessa AI (ritornando al discorso di Stephen Hawking).

Quindi l’attenzione a livello globale e dunque per mitigare gli impatti geopolitici, è sempre più necessario il bilanciamento degli interessi evoluzione e implementazione tecnologica artificiale (cioè autonomia a livello puro) verso valutazione delle precauzioni adottabili per la conservazione dei posti di lavoro (anche rimodulando le competenze dei lavoratori) al fine di evitare conseguenze distruttive della razza umana. Per tornare all'esempio precedente le mancate decisioni prese dal direttore della banca per l’erogazione del mutuo al cliente oppure dal recruiter dell’azienda in fase di prima selezione e in realtà anche successivamente, hanno in comune un aspetto a cui l’estrema implementazione dell’intelligenza artificiale non potrà mai sopperire: l'affidabilità umana. Un mutuo non concesso valutando soltanto gli indici statistici o gli algoritmi, potrebbe arrecare danni visto che magari l’affidabilità del soggetto richiedente sarebbe stata superiore all'esito algoritmico di 30 milioni di parametri calcolati da un software. E così anche per il recruiter dove l’affidabilità della persona che si inserisce in azienda è superiore alla sola stima di indici algoritmici.

In conclusione l'evoluzione e l'implementazione dell'AI dovrà tenere sempre più in considerazione la tutela della razza umana. E' l'uomo infatti, in primis, ad avere un cervello che processa un miliardo di miliardi di operazioni al secondo e pertanto l'algoritmo può solo essere un coadiuvante e non la soluzione.


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