Introduzione: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: AFRICA
Questo secondo volume dedicato all’Africa comprende 17 esploratori, 6 archeologi, 1 naturalista, 1 paleontologo.
Ho la presunzione di ritenere che gli esploratori qui presenti costituiscano una “squadra” non male. Anche se, tra le loro fila, non figurano personaggi del calibro di Livingstone. E dire che, grazie anche al consiglio di uno dei principali curatori, il Prof. Jan B. Thompson, geografo dell’Università di Glasgow, a lungo visitai il suo mulino a Blantyre (Scozia), oggi uno straordinario museo…
Ciascuna delle vicende esistenziali di quelli che considero i “miei” personaggi mi ha così entusiasmato ed appassionato, da rimanerne ogni volta coinvolto… Un filo empatico si è così inconsapevolmente intrecciato tra me e loro, tanto da oltrepassare la barriera del tempo e a legarmi indissolubilmente a ciascuna di queste straordinarie figure. Il cui sacro fuoco della conoscenza non si è mai sopito. Spronando questi autentici giganti sempre più in là, verso altre destinazioni, alla ricerca di nuove e più esaltanti mete! “C’è sempre qualcosa di nascosto! Vai, e scoprilo! Vai, e guarda oltre quelle barriere; v’è qualcosa che si cela al di là di quei monti. Una cosa perduta, che ti attende. Vai!” (Rudyard Kipling).
Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito e attratto dalle loro profonde passioni, che hanno saputo guidarli su eccezionali, se non unici, percorsi esistenziali e scientifici. Anche in altri tempi ed epoche. Quando pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché, in terreni mai prima di allora violati, ci si doveva inoltrare con pochi mezzi. A volte anche con scarsi riconoscimenti. Riuscendo, comunque, ad apportare a scienza e conoscenza contributi straordinari e di rilievo.
A volte alcuni di loro ci hanno lasciato la vita: Eberhardt (annegata nel Sahara), Mungo Park (per sfuggire agli attacchi degli africani, annegato nel Niger), Hornemann (morto per dissenteria, Niger), Speke (suicida? in patria), Piaggia (febbri, in Sudan, al confine con l’Etiopia), De Brazzà (malattia, Dakar). Mentre altri sono riusciti a salvarsi aprendosi la strada a suon di fucilate e, in un caso, di mitragliatrice Maxim (Stanley).
Continuando a parlare degli esploratori, il gruppo più numeroso è rappresentato dai francesi (Réné Caillé, Jean-Baptiste Marchand, Eberhardt, Roger Frison-Roche), ai quali si aggiunge l’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà e il franco-americano Du Chaillu. A ruota li seguono i britannici (Mungo Park, Speke, Johnston), i tedeschi (Hornemann, Barth), ma c’è anche un celebre anglo-americano (Stanley). Oltre ad un italiano (Piaggia) e all’ungherese László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, reso celebre dal film plurioscar del 1996. Per non parlare della Faraone-donna Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, del Proconsole romano Lucio Cornelio Balbo Minore e del Berbero Leo Africanus.
Nove tra loro si sono profondamente inoltrati all’interno del deserto del Sahara e/o hanno raggiunto la mitica Timbuctù: Cornelio Balbo Minore, Leo Africanus, Mungo Park, Hornemann, Caillé, Barth, Eberhardt, László Almásy, Roger Frison-Roche.
Altri invece hanno ricercato le sorgenti del Nilo (Speke), si sono interessati al fiume Congo (Savorgnan di Brazzà). Oppure, dopo essersi imbattuto, nel remoto centro dell’Africa, nel misteriosamente scomparso… Dr. Livingstone?, alla quale domanda fa seguire immediatamente: “I presume”, attraverserà il Continente Nero. Prima da est a ovest, poi da est a nord-est (Stanley). Mentre, per cercare di intralciare l’avanzata della colonizzazione britannica nord-sud in Africa, c’è chi si si è spinto verso est e il Nilo Bianco dalle coste atlantiche (Marchand). Infine, nel folto delle foreste pluviali c’è pure chi si è messo testardamente alla ricerca di gorilla e pigmei (Du Chaillu) e di uno strano animale, metà zebra e metà giraffa (Johnston).
Gli archeologi hanno ovviamente privilegiato l’antico Egitto. Fin dal tempo dell’inglese Pococke, che è riuscito a precedere l’arrivo dei savants della spedizione Napoleonica… L’italiano Rosellini dal canto suo coadiuverà egregiamente il lavoro del francese Champollion, che infine è riuscito a tradurre i geroglifici egizi. Poi c’è il francese Mariette, uno dei più grandi archeologi, che abbia avuto l’Egitto, dove fonderà il Museo Egizio del Cairo. Tallonato dagli inglesi Petrie e Budge, nonché dallo statunitense Breasted.
Infine gli ultimi due personaggi: il naturalista francese Monod, autore di audaci méharées nel Sahara lunghe migliaia di chilometri, e il paleontologo britannico-kenyota Leakey, le cui “scoperte fossili in Africa hanno rivoluzionato il nostro concetto dello sviluppo umano”.
Trattando di esplorazioni, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti che mi riguardano personalmente. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro sono stato accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York.
Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione al mio giornale, l’Osservatore Romano”. Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del quotidiano della Santa Sede. In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, cittadina sul Nilo Bianco (non ancora Sud Sudan, ma semplicemente Sudan meridionale…), il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: “Dr. Livingstone”. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi e il registratore. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per un’intera giornata. Per poi risalire lentamente il Nilo Bianco su un vecchio battello a pale posteriori, per quattro lunghissimi e straordinari giorni…
In ordine cronologico i loro nomi:
1. Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, potente Faraone-donna, propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!
2. Con un esercito si inoltrò profondamente nel Sahara, per imporre la Pax Romana ai Garamanti, leggendari conduttori di quadrighe nel deserto: Lucio Cornelio Balbo Minore
3. Un "intellettuale di frontiera", esempio vivente dell’incontro tra la tradizione arabo-islamica e il cambiamento euro-occidentale: Leo Africanus
4. Il cartografo della “Valle dei Re”. Al pastore, viaggiatore Richard Pococke si devono i primi studi descrittivi dell'Egitto antico
5. Dalle rive del Niger a Timbuctù: il grande esploratore scozzese Mungo Park
6. Due anni e mezzo nel Deserto. Primo europeo ad attraversare il Sahara nord-orientale fu il tedesco Friedrich Konrad Hornemann
7. Una "favola" perduta nel cuore del Sahara. L'esploratore francese Réné Caillé nel 1828 raggiunse la mitica città di Timbuctú
8. Un toscano al seguito di Champollion. Allievo del decifratore della stele di Rosetta, Ippolito Rosellini può dirsi padre dell'Egittologia italiana
9. Heinrich Barth, pioniere dell'esplorazione scientifica. Dal 1850 al 1855 lo studioso tedesco compì uno straordinario viaggio alla scoperta dei tesori segreti dell'Africa sahariana
10. Il sepolcreto del Toro Api, una delle più singolari scoperte dell'Egitto antico, dovuta all'archeologo autodidatta Auguste Mariette
11. Un unico obiettivo perseguito con tenacia: dare una risposta all'enigma delle sorgenti del Nilo: John Hanning Speke
12. Quell'intrepido toscano tra i cannibali Niam Niam: Carlo Piaggia, esploratore italiano, che visitò gran parte dell'Africa nilotica
13. Nella terra dei gorilla e dei pigmei, l'avventuroso ed enigmatico esploratore franco-americano Paul Belloni Du Chaillu
14. Alla scoperta dell'Africa con battelli pieghevoli, champagne e posate d'argento: Henry Morton Stanley
15. Oltre le cateratte del fiume Congo: il grande esploratore italiano, naturalizzato francese, Pietro Savorgnan di Brazzà
16. Un gigante dell'Egittologia: Sir William M. F. Petrie, intrepido viaggiatore e autore di grandi imprese archeologiche
17. Bizzarrie di un egittologo: Ernest Alfred Wallis Budge, una delle più controverse figure dell’archeologia britannica
18. Un insolito esploratore in terra d'Africa: Harry H. Johnston, singolare figura di naturalista, linguista, pittore e scrittore
19. Seimila chilometri di giungla portando sulle spalle un battello a vapore smontato. Nel Sudan meridionale, sulle tracce dell'ottocentesca "Spedizione" di Jean-Baptiste Marchand
20. Come l'antico Egitto incantò gli Stati Uniti: James Breasted, probabilmente il più grande egittologo che abbia avuto l'America
21. Tra passioni e avventure dipanatesi tra Europa e Nord-Africa il passaggio della misteriosa “meteora” Isabelle Eberhardt: sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi
22. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano
23. Il Vecchio" del deserto che scandagliò i mari: Théodore Monod, poliedrica e straordinaria figura di viaggiatore e di scienziato
24. Alla scoperta dell'ominide più antico: il paleontologo Louis Leakey, iniziatore degli studi nel celebre sito di Olduvai in Tanzania
25. L'invincibile attrazione per gli immensi spazi, dove assoluto domina il silenzio: Roger Frison-Roche
Formateur .Géologie structurale.Fracturation naturelle des réservoirs.
5 anniC'est vraiment un bel hommage que vous faites Pelliccioni Franço à toutes ces belles personnes dignes du monde de la recherche et de l'exploration .Elles ont marqué l'histoire de l'Afrique en général et du Sahara en particulier.Je citerai en tant que géologue Henri Duveyrier pour le Hoggar et Kilian Conrad pour l'exploration du Sahara.Ils étaient très courageux car les conditions étaient très difficile ,le désert ne pardonne pas mais eux ils ont su de par leur ténacité, leur courage et leur passion l'apprivoiser .Ils avaient le désert dans la peau.Grazie Pelliccioni Franco pour le partage.