Io non ho la Segretaria

Io non ho la Segretaria

La scelta di intervistare Marco Piccolo Reynaldi è nata quando per caso ho letto online una sua dichiarazione: “preferisco girare con una fiat uno ed assumere 3 persone”. Un’affermazione che mi ha colpito ed incuriosito molto. In effetti fin dai primi momenti in cui ho preso contatto con questo imprenditore di Pianezza (TO) ho percepito che avevo a che fare con una persona diversa dal solito. Assieme a sua moglie, alla madre, la Dott.ssa Maria Grazia Reynaldi, al fratello Andrea ed alla moglie di quest’ultimo, conduce l’azienda di famiglia con successo. Nata nel 1980 come un piccolo negozio dove la Dott.ssa Reynaldi preparava i propri cosmetici, oggi l’azienda conta più di 60 dipendenti ed occupa uno stabilimento di quasi 8000 mq. Un’azienda che realizza il 95% del proprio fatturato con lavorazioni in conto terzi per aziende che poi esportano all’estero. Quello che caratterizza il marchio Reynaldi è una fortissima connotazione etica della gestione dell’azienda, del lavoro.

Per Marco Piccolo Reynaldi i collaboratori fanno parte a tutti gli effetti della famiglia. “Si mangia assieme e si lavora assieme” afferma e continua “mio fratello ogni giorno indossa la tuta da lavoro per andare in produzione ed affiancare i collaboratori”. Non condivide la visione di quegli imprenditori che “non mangiano assieme ai propri operai”, cioè quegli imprenditori che mantengono una certa distanza dai propri collaboratori, magari con un atteggiamento di superiorità. Marco Piccolo Reynaldi, nonostante la dimensione dell’azienda che dirige, e la visibilità che ha nei principali canali di comunicazione visto il successo dell’azienda che conduce, non ha una segreteria. Su questo aspetto vale la pena soffermarsi. Innanzitutto, per lui è fondamentale instaurare un rapporto diretto con le persone e di conseguenza ritiene che la debba essere lui a gestire la propria agenda, i propri “affari”. Nella visione aziendale di Marco Piccolo Reynaldi, è il titolare, che si deve mettere al “servizio” degli altri, delle persone che lavorano in azienda. Mi racconta che è lui “che porta il caffè ai collaboratori” e mi confida che “io sono come la rete di salvezza per i miei collaboratori. Che sanno che possono sbagliare serenamente perché ci sono io a proteggerli, a sorreggerli e aiutarli.” Chi ha la responsabilità di essere la guida di un gruppo si deve porre una semplice ma fondamentale domanda: “come posso aiutare i miei collaboratori?”. Quello che invece avviene nelle aziende è che il 90% delle persone lavora con la paura di sbagliare. Uno dei sintomi più palesi di questo “male”? L’enorme quantità di e-mail scambiate fra colleghi che hanno l’unico scopo di tutelarsi in caso di errori o di problemi. Mentre Marco Piccolo Reynaldi mi illustra, con calore e passione, la propria visione dell’azienda, mi tornano in mente i mesi di consulenza che ho svolto nell’allora “Pagine Gialle”. Ogni qual volta si doveva chiedere qualcosa, o comunicare qualcosa, si inviava in copia conoscenza a decine se non a centinaia di persone ogni singola e-mail. Vedevo persone che passavano la pausa pranzo a cancellare e-mail dal proprio smartphone, senza sapere il perché le avessero ricevute. Ma soprattutto ricordo che nessuno si sentiva stimolato a prendere un’iniziativa. Qualsiasi decisione doveva passare per diversi gradi di “scala gerarchica”. Estremamente chiare le parole dell’imprenditore piemontese: “se sei spaventato, se hai paura di lavorare, smetti di essere creativo, di individuare nuove soluzioni”. Del resto dobbiamo comprendere ed accettare una semplice lezione “solo chi non fa non sbaglia”. Se in azienda si vive un clima di incertezza, i collaboratori tendono a rallentare nel loro operato, e l’azienda di fatto si blocca. Questa visione aziendale è possibile però solo se si comprende un aspetto fondamentale della vita: attraverso il lavoro si dà senso alla propria vita, ci si sente realizzati.  Il successo di un imprenditore non può essere parametrato esclusivamente dal punto di vista del guadagno economico. Per Marco Piccolo Reynaldi, se non c’è una crescita spirituale, se non c’è una crescita della persona nella sua totalità, in quello che ne fa un essere umano, allora non c’è successo.

Questi principi valgono anche nel relazionarsi con i clienti, che sono aziende. Lavorando prevalentemente per conto terzi, le relazioni della Reynaldi con i propri clienti sono fondamentali. Con orgoglio, Marco Piccolo Reynaldi, mi sottolinea che durante il periodo del lockdown dello scorso anno, e nei mesi successivi, ha pagato tutti i propri fornitori ed è stato pagato a sua volta dai suoi clienti, senza dover sollecitare nessuna fattura. Anche questo è frutto di relazioni umane forti e solide. Come sottolinea il Dott. Piccolo Reynaldi “non possiamo basare la nostra vita sui soldi”. Noi siamo persone, esseri umani, che lavorano, che fanno qualcosa, per altri esseri umani, e non dobbiamo mai dimenticarlo. Anche per questo motivo, Marco Piccolo Reynaldi “delocalizzare l’azienda all’estero è una sciocchezza”. Un’azienda è una comunità, fatta da persone, che a loro volta hanno una famiglia. La responsabilità di un imprenditore è rivolta prima di tutto verso loro. L’azienda costituisce infatti per i collaboratori quella sicurezza economica che garantisce la dignità delle persone, la loro umanità. Un imprenditore deve dare il meglio di sé “come ci ha insegnato Olivetti”, afferma il Dott. Reynaldi, e per poterci riuscire è fondamentale innovare, per poter raggiungere quella marginalità che permetta di rimanere in Italia ed al passo con il mercato (che è in continua evoluzione). Si deve riconoscere che l’imprenditore, l’uomo, è sottoposto a fortissimi pressioni. Licenziare una persona ha un peso emotivo e psicologico enorme. Essere consapevoli della responsabilità che si ha nei confronti dei propri collaboratori porta infatti molti imprenditori a quel distacco, a quell’atteggiamento che all’inizio di questo articolo si criticava. Reynaldi sottolinea che “le aziende non sono etiche, lo sono gli uomini che guidano le aziende, che possiedono un’etica, un’educazione, e che devono essere un modello per i giovani”. Si tratta quindi di comprendere che è una questione di scelta personale, di visione della vita stessa da parte dell’imprenditore, e ovviamente dei propri collaboratori (che devono essere in grado di condividerla). L’imprenditore deve mettere in discussione il modello di felicità che fino ad oggi è stato perseguito dalla gran parte di ognuno di noi. Oggi sono davvero molti gli imprenditori che superati i cinquant’anni hanno raggiunto una sicurezza economica, il successo, ma che sono infelici. La felicità deriva non tanto dal raggiungimento di una sicurezza economica, che ovviamente ci deve essere, ma dalla consapevolezza che il proprio lavoro ha un senso, un significato per noi stessi e per gli altri.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Da Pianezza la filosofia della famiglia Reynaldi è arrivata fino nel cuore dell’Africa. L’imprenditore piemontese infatti da anni sostiene un progetto di sviluppo in Burkina Faso, uno dei paesi più poveri del mondo (si stima che il reddito annuo procapite per ogni burkinabé si aggiri intorno ai 1415 dollari). In Burkina Faso la Reynaldi Srl ha avviato un progetto per la produzione di burro di karité attraverso l’azienda Yelen noi per voi di Bobodioulasso. Si tratta di un burro naturale tratto dal frutto dell’albero del karité, che cresce spontaneamente nelle regioni secche della zona equatoriale dell’Africa centrale. Grazie a questo progetto, la Reynaldi Srl ha “insegnato a lavorare” le donne che hanno trovato un impiego nell’azienda burkinabé, e non semplicemente hanno donato del denaro. Questo a testimonianza che un’azienda può produrre in modo etico e sostenibile senza “sfruttare” le regioni più povere del pianeta.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Ma l’impegno sociale della famiglia Reynaldi non fisce qui. Dalla fine del 2015, la Reynaldi, in collaborazione con il gruppo Abele di Don Ciotti, produce una linea di prodotti cosmetici chiamata “Amàla”, realizzata con ingredienti naturali coltivati su terreni confiscati alla mafia o nelle comunità che offrono alle persone accolte una possibilità di riscatto. Dal 2019 invece l’azienda di Pianezza, ha iniziato un processo di sviluppo industriale assieme alla comunità di recupero di San Patrignano. La produzione di cosmetici avviene grazie alle materie prime prodotte dal lavoro dei ragazzi della comunità, e i prodotti sono poi venduti attraverso i loro canali commerciali. La visione dell’azienda è quella di aiutare i ragazzi, passo dopo passo, a realizzare un

proprio centro produttivo ed autosufficiente: un laboratorio di cosmetici che permetta ai ragazzi di imparare un mestiere, di credere in sé stessi, e una volta usciti dalla comunità, ad entrare nel mondo del lavoro. Prodotti utili che fanno del bene e che non costano di più di altri prodotti realizzati in modo non etico.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine

Chi lavora in azienda è consapevole di partecipare alla realizzazione di un progetto sociale, è consapevole che il proprio lavoro fa la differenza, che ha un senso non solo per se stesso, ma anche per gli altri, e tutto questo infonde un grande senso di appartenenza all’azienda, alla famiglia. Il modello economico ed aziendale espresso dall’ILVA è da superare. L’ILVA è un’impresa gestita solo per generare profitti per una stretta cerchia di persone. Oggi questo non è più un modello accettabile. Un’azienda deve essere un punto di riferimento per il territorio in cui opera. Deve costituire un’occasione di ricchezza economica per tutti il territorio, deve essere consapevole che il proprio operato deve avere delle ricadute positive sull’ambiente, dal punto di vista sociale e dal punto di vista culturale. La visione di Marco Piccolo Reynaldi è una visione di un uomo “illuminato”, di un uomo dai saldi valori, retto da un’etica forte, che gli permette di condurre la propria azienda con successo in un mercato nazionale ed internazionale che può essere tutto fuorché etico e rispetto della dignità delle persone.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine


Emilia Valentina Delena

English Communication & Business Coach

1 anno

1. Great article 2. If anyone has any doubts about how cool you are, send them my way. I will explain it to them. 3. Thank you for always be you.

Lauretta Grivelli

Membro del corpo docenti presso ITS TAM

2 anni

Credibilità, coerenza ed etica riassunte con la freschezza di persona vera Marco Piccolo Reynaldi

Monica Cosseta

Direttore @Cdo Piemonte, Digital Transition Manager @Digital Innovation Hub

2 anni

Ci fa molto piacere poter ascoltare dal vivo la vostra esperienza proprio sul tema al nostro prossimo evento Cdo Piemonte | Compagnia delle Opere Piemonte su Sussidiarietà e lavoro sostenibile.

Davide Manzoni

Direzione Generale presso [ comfort zone ] skincare division Davines

2 anni

👏👏👏

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate