Leadership e comunicazione: attenti alla famiglia!
Un paio di mesi fa mi ha contattato Matteo, un giovane imprenditore veronese, 35 anni, titolare di un'azienda che opera nel settore tessile. Credo di avere problemi di comunicazione sul lavoro, mi ha detto durante la nostra prima telefonata. Otto su dieci dei miei clienti lo crede. Poi vengono da me, e dopo un'attenta analisi scopriamo che la comunicazione è solo la punta dell'iceberg. Il problema è, quasi sempre, una questione di leadership.
Questioni di feeling.
Matteo è figlio d'arte. Dopo la laurea in Economia e Commercio entra a far parte del board manageriale dell'attività paterna, all'inizio con ruoli marginali, ma poi con sempre maggiore responsabilità. L'azienda, di proprietà del padre di Matteo e dello zio, vede il massimo splendore tra gli anni '80 e il 2003. Poi iniziano i problemi economici, comuni nel settore tessile, tipici degli ultimi 15 anni. Parallelamente viene sconvolto anche l'assetto manageriale a causa del pensionamento dello zio, al quale subentra Matteo.
Padre e figlio al comando. Una bella lotta, soprattutto in tempi di magra.
Le cose si sbloccano nel 2015, due anni fa: il padre non cede la briglia e tanto meno vuole ritirarsi dal lavoro. Matteo decide allora di separarsi da lui, aprendo una realtà tutta sua. Porta con sé la vecchia figura amministrativa, una signora molto affidabile e precisa, e tre operai. Assume un quinto dipendente, un giovane di origini marocchine, e inizia a lavorare.
Matteo è un imprenditore tosto, molto attivo e presente in azienda, di cui tiene soprattutto le redini commerciali. Il fatturato c'è, in lieve crescita. Globalmente l'azienda funziona.
Qual'è il problema?
Non c'è feeling tra lui e gli operai, mi dice. Per farsi ascoltare deve usare le maniere forti. Ma nonostante ciò le incomprensioni, tra lui e i suoi dipendenti, non mancano. Per questo Matteo è convinto di avere problemi comunicativi.
"Forse parlo nel modo sbagliato e non riesco a farmi capire", dice, "puoi aiutarmi a comunicare in modo efficace?".
"No".
La colpa è sempre della comunicazione.
Ho risposto No a Matteo per un motivo semplice: la comunicazione non è l'origine dei suoi problemi relazionali in azienda, ma una conseguenza.
Con questo non sto dicendo che la comunicazione non sia importante nel proteggere le relazioni, dentro e fuori il lavoro. Anzi. Se pensassi una cosa del genere dovrei cambiare mestiere. Ma le persone non riescono a guardarsi dentro con facilità, nemmeno io se è per questo.
E se non ti guardi dentro, col tempo ti abituerai a guardare fuori. Per questo motivo molte persone, guardando solo il "fuori", ritengono di avere problemi "espressivi", relativi cioè al modo in cui esprimono il proprio punto di vista sulle cose; in poche parole ad essere imputata è sempre la comunicazione.
Il punto è un altro: Matteo, come altri miei clienti, non mette in dubbio la sola cosa di cui dovrebbe realmente dubitare, ovvero il Leadership Style (LS), lo stile di leadership.
Ovvero, ciò che ha "dentro".
Doti interpersonali.
Con l'obiettivo di ispirare e motivare gli altri il leader, oltre a consolidate doti manageriali, deve necessariamente possedere delle ottime abilità interpersonali. Solo in questo modo sapranno istituire un vero e proprio impegno emotivo tra i loro followers (Goleman et al., 2002). Le ricerche in questo senso parlano chiaro, raggruppando le cosiddette interpersonal skills in:
- motivational skills
- social skills
- communication skills
- emotional skills
Da questo elenco possiamo trarre alcune conclusioni:
- la competenza tecnico/teorica non è sufficiente, quindi non nasconderti dietro la scrivania
- le abilità comunicative sono importanti, ma non sono le sole ad esserlo. Prima di tutto devi essere leader, poi imparerai a comunicarlo all'esterno.
- se vuoi sviluppare il carisma e la Leadership devi coltivare relazioni, stare con le persone, imparare ad essere più cordiale, socievole e magari anche genuinamente simpatico.
- devi concentrarti sulle attività che ti permettono di migliorare la tua intelligenza emotiva.
Per intelligenza emotiva, intendiamo la capacità di gestire le tue emozioni e quelle degli altri. Decine di ricerche negli ultimi anni hanno evidenziato la stretta correlazione tra intelligenza emotiva e leadership (Antonakis, 2004; Walter et al., 2011). Dal 1995, grazie a Daniel Goleman sappiamo che l'intelligenza emotiva predice una vita di successo. (Non trovi che anche il nome "Daniel" sia associato ad un destino luminoso?). Argomento davvero interessante, che approfondiremo in uno dei prossimi post.
Diventa più simpatico.
Ti ricordi che abbiamo già parlato di quanto sia importante sorridere? In questo post l'abbiamo chiamato "Ingrediente S". So che non ti viene facile, ma devi fare uno sforzo in questa direzione se vuoi diventare un leader. Stai con i tuoi dipendenti, accetta ogni tanto l'invito per pranzo, non rispondere sempre "No".
E soprattutto cerca di sorridere: questo ti aiuterà a stabilire un miglior contatto emotivo con le altre persone (non solo al lavoro).
Matteo, il nostro protagonista, è un musone. Sorride poco, è sempre concentrato sui dati, sul fatturato, sugli ordini, sulle mail. E soprattutto Matteo sta combattendo una battaglia personale ed interiore, nel tentativo di allontanarsi emotivamente da questo padre che, tutt'ora, esercita una certa influenza su di lui e sul suo modo di fare business. Ma così facendo si è allontanato dagli altri, oltre che da se stesso. Ed è questa lontananza che comunica.
Ho visto decine di Matteo in questi anni.
La storia è sempre la stessa: figli che vogliono dimostrare ai padri che anche loro hanno le palle, anche loro sanno essere leader.
Business e famiglia: due ingredienti pericolosi.
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7 anniPosso capire le difficoltà, un imprenditore di Piccola/Media impresa in questi anni deve essere leader ma non solo. Deve poter essere insegnate, psicologo, motivatone oltre che leader, e la comunicazione come dici tu non basta, bisogna saper leggere le persone e darle la giusta missione. L'altra cose è come si vive la responsabilità di un Azienda, a volte ti opprime a volte ti esalta, saper leggere queste emozioni e indirizzarle a tuo favore è fondamentale per evitare di "chiuderti".