IPOCRISIA? AFFRONTIAMO I DISTURBI DA USO DI SOSTANZE E GIOCO D’AZZARDO CON STRATEGIE INNOVATIVE
Sono molteplici gli eventi che rilevano e riportano lo scarso appeal nell’intercettare e fidelizzare i soggetti affetti da DUS (Disturbo da Uso di Sostanze – nicotina e alcol compresi) e DGA (Disturbo da Gioco d’Azzardo) con le attuali strategie: sebbene l’impatto in termini di Cost of Illenss (CoI) sia rilevante, gli approcci in uso di gestione e contrasto sono ancora vincolate a logiche tradizionali e poco evolutive, nei quali incide anche lo stigma personale e sociale nei confronti di questa popolazione, e il fenomeno di auto stigma da parte di chi propone offerta preventiva, terapeutica e riabilitativa
Due esempi:
1. Nel corso di un convegno regionale, sono stati presentati dati sui nuovi pazienti alcolisti inseriti in trattamento e, con stupore da parte del relatore, questi nuovi pazienti avevano una età media di 50 (cinquanta!!!) anni
2. In un altro evento è stato evidenziato come un investimento di 1€ nel personale dedicato al trattamento di soggetti con DUS e/o DGA (spesso tra loro presenti in contemporanea) procura un guadagno di costi sociali pari a 2€
In entrambi i casi la risposta logica è ovvia; se adotti strategie adeguate alla popolazione target, invece che sostenere e difendere la propria concezione di organizzazione, i risultati attesi e ottenuti possono essere differenti e migliorati.
Nel caso 1 è evidente che il sistema di intervento non sia ancora organizzato per essere appetibile a una nuova popolazione differente da quella contattata, per cui non mi aspetterei che potenziali nuovi soggetti, che appartengono a fasce di età più giovani (nativi digitali, ad es.) aderiscano a scenari a loro poco congeniali: potrebbe essere il caso di elaborare strategie innovative maggiormente vicine a soggetti più giovani che hanno già un DUS o DGA? Sicuramente…
Per il secondo caso, avere personale aggiuntivo che agisce secondo i parametri del caso 1, per quanto teoricamente vantaggioso, risulterebbe in una inadeguata allocazione di risorse; in sintesi, il rapporto 2:1 tra guadagni sociosanitari e costi per sostenerli, potrebbe essere preventivamente (e ulteriormente) ottimizzato con un impiego razionalizzato delle risorse attualmente disponibili, e questo risolverebbe parzialmente il punto 1, a vantaggio del punto 2.
Ma cosa si intende per razionalizzazione dei costi e adozione di strategie innovative? Revisione dei processi!
Per richiamare Poter, rendere fluidi i processi (eliminazione degli spechi “operativi”) e la loro sostituzioni con procedure informatiche automatizzate (ad esempio sistemi intelligenti che realizzino reportistiche ad hoc, o trasferiscano dati agli archivi dedicati, o restituiscano quadri clinici standardizzati, ecc.) possono ridurre l’impiego di risorse umane a estrazione clinica che si occupano di tali incombenze burocratiche, liberandole a favore della loro preponderante attività istituzionale, che è quella clinica.
Richiedere e (forse) ottenere nuove e aggiuntive risorse per dedicarle a mansioni differenti o perlomeno inutili è, di per sé, una contraddizione che può e deve essere risolta; in letteratura ci sono numerosi e validi riferimenti, ma mi sembra che questo possa essere percorribile attraverso la Teoria per la Soluzione Inventiva dei Problemi (TRIZ): pur essendo di derivazione puramente ingegneristica, questo approccio può essere mutuato verso altre realtà, tra cui quella sanitaria. In pratica si tratta di identificare quei percorsi operativi che tra loro confliggono con l’ottenimento dei risultati previsti, e gestirli o rimuoverli.
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La ricerca TRIZ ha mostrato che le invenzioni più rilevanti sono emerse da situazioni in cui l'inventore (o ideatore - NdR) è riuscito ad evitare con successo i compromessi che convenzionalmente vengono accettati come inevitabili. Al contrario è proprio dall'individuazione e dal superamento delle contraddizioni che portano all'adozione di compromessi che emergono le soluzioni più innovative ed efficaci. Le contraddizioni rappresentano quindi i cardini della teoria Triz. La formulazione di una contraddizione aiuta a capire le radici del problema in maniera più efficace e aiuta a trovare più velocemente la soluzione esatta. Se non c'è una contraddizione allora non c'è neppure un problema inventivo e pertanto non è un problema per TRIZ. (Wikipedia)
Spesso, l’analisi dei processi in uso è sentinella di potenziali contraddizioni operative, specialmente quando tali processi devono essere integrati con l’adozione di attività innovative: non è possibile mantenere lo stesso processo produttivo con l’inserimento di nuovi strumenti tecnologici e/o digitali. È indispensabile rivederlo o riscriverlo ex novo.
Ad esempio:
- Qualche struttura del SSN/SSR ha introdotto, o intende introdurre, nella pratica clinica delle soluzioni terapeutiche basate su Stimolazione Cerebrale non Invasiva (NIBS). Da una parte questa è vissuta come innovazione tecnologica, il che è anche vero, ma spesso non sembra che tale innovazione sia realmente contestualizzata con un programma aziendale di valutazione di efficacia ed efficienza: ad esempio, nella maggioranza dei casi non è prevista una valutazione da parte dei clienti/pazienti (PREMs e PROMs) a sostegno di un protocollo BSC (Balanced Score Card)
- L’adozione di soluzioni di realtà virtuale ha sicuramente una favorevole prospettiva nell’ottimizzare le strategie di intervento, ma deve essere calata in una realtà organizzativa che consenta una sua reale applicazione: la si ritiene solo un veicolo esperienziale per trasferire elementi comportamentali nei confronti dei pazienti o vuole essere elemento di misurazione del livello di capacità di fronteggiamento raggiunto (exoposure therapy)?
- Le terapie digitali propriamente dette (DTx) erogano, generalmente, trattamenti cognitivi comportamentali che sono ampiamente utilizzati in ambito DUS e DGA; questa modalità terapeutica potrebbe essere vissuta come una prevaricazione da parte della tecnologia nei confronti delle capacità del singolo professionista specialista nella loro erogazione ex vivo. Ma siamo veramente sicuri che, invece, questo approccio, scientificamente validato, non possa comportare un alleggerimento dell’oneroso lavoro terapeutico individuale, liberando risorse per funzioni più alte come, ad esempio, la supervisione dell’evoluzione clinica del singolo caso? Inoltre, essendo accessibile H24/D7, una DTx risulterebbe più facilmente accessibile da parte dei pazienti
- Una serie di soluzioni relative alla Digital Medicine consente la rilevazione a distanza e in tempo reale di parametri clinici, non solo puramente fisiologici (frequenza cardiaca, conduttanza cutanea, ecc.) ma anche cognitivi e comportamentali. Rispetto alla tradizionale Timeline Follow Back, diario cartaceo compilato dal paziente e di cui il clinico prende atto in sede di visita (magari con storia riferita ai trenta giorni precedenti), sistemi di Ecological Momentary Assessment e Digital Phenotyping veicolati su app per smartphone danno le stesse informazioni in tempo reale e riducono i biases dovuti a difetti di memoria.
L’elenco è ancora molto lungo e conterrebbe anche il grosso problema della interoperabilità dei dati: sistemi proprietari che non condividono e non scambiano dati non agevolano la creazione di un ecosistema informativo; è come se, nella comunicazione tra esseri umani, il dialogo fosse interrotto. Questo comporterebbe la limitazione dello scambio di dati e la creazione di informazioni utilizzabili a fini molteplici (pensiamo solo ai media e ai social), e non a caso ho usato il termine ecosistema.
Ma insieme possiamo farcela. Condividiamo dati, trasformiamoli in informazioni, elaboriamo strategie attuali e miglioriamo l’offerta per chi soffre di DUS e DGA. Insieme a loro.
Stay tuned.
Occorrerebbe partire da piccole esperienze che dimostrino efficacia clinica e organizzativa degli strumenti digitali nel gestire queste condizioni. Si avrebbe più forza per proporle.
oggi Attivista, ieri Imprenditrice SanitàDigitale | InspiringFifty | InclusioneDonna | Soroptimist | 100DonneperTutte | PASocial | DonneProtagonisteinSanità | CDTIRoma | RestartHerAcademia | SideBySide | ASSD | AISDET |
1 annoMolto molto interessante il tuo articolo Roberto, con considerazioni assolutamente condivisibili. La conclusione è che c'è ancora molto da fare e forse anche poca consapevolezza su come affrontare il problema da parte della sanità pubblica.
MD - Medical Director at Anni Azzurri - Healthcare Innovation Manager. Formazione e accompagnamento alla transizione digitale in sanità - STEM Passionate. Senior Independent Consultant.
1 annoDomenico Mancini Giovanni Delgrossi Sarah Vecchio Giorgio Casati LETSCOM E3 Srl Cinzia Cristina Sacchelli