Iside di Piccaia. Tra estetica ed esoterismo
di Manuela Boscolo
Siamo abituati alla contaminazione che la storia e le leggende passate hanno avuto
sugli artisti contemporanei, ma solitamente è la mitologia greco/romana quella a noi
più vicina, quella "lecita" per un artista occidentale.
Iside è egizia di nascita, partenopea d'adozione. Il mistero l'accompagna. E il mistero
aggredisce le menti curiose che indagano, cercando di trovare risposte, di cogliere
Piccaia ci porta in un viaggio attraverso culture lontane, miti antichi carichi di storie
appassionate ed allegorie che si tramandano il latente messsaggio che il mondo è
sempre più grande, i suoi valori si amalgamano come i colori di una tavolozza, e la
fine coincide sempre con un nuovo inizio.
A tal proposito il lavoro di Piccaia sul mito di Iside va oltre la definizione di
"interpretazione in chiave moderna" che solitamente accompagna la rivisitazione
etico estetica di un mito classico.
Iside è fortemente legata alla necessità della figura femminile come parte integrante
è la Luna, anima che accompagna l'Io maschile.
La sua immagine rimanda ad una significanza empatica e mutaforme (tipica
dell'opera di Piccaia) ed é governata dall'allegoria dell'equilibrio che Iside/Osiride
Questa donna snella dai lineamenti fieri che indossa un copricapo a forma di trono e
brandisce in mano un anKh è la parodia della forza sacra e materna che sovrasta
ogni umano potere; il suo nome significa "trono", come il suo copricapo, come il
simbolo del livello maggiore, quello che veniva attribuito ai Faraoni.
Simbolo del potere universale, Iside viene spesso dipinta con il faraone bambino in
Donna/amante, donna/madre, donna/ vita /protezione, Mater dei che impersonifica
tutto ciò che unico ed irripetibile é racchiuso nella complessa natura femminile,
impermeata dalle forti contraddizioni e per questo fonte di fascino.
Il mito narra di Geb (Terra) e di Nut (cielo) che generano quattro fratelli.
Narra di Iside (Luna) che si innamora del fratello Osiride (sole), del loro legame
indissolubile, forgiato su equilibrio, serenità, armonia.
Narra del fratello Set ( Caos) sposato all'altra sorella Nefti (Morte), del Male che
genera il Male, dell'invidia che lo porta ad uccidere Osiride e di come sparpaglia i
pezzi del corpo per tutto l'Egitto.
Narra di come Iside li cerchi, li trovi e lo riporti in vita.
Iside generò Horus (Oltretomba), il passaggio, la trasformazione, continuità ciclica
della vita stessa ed il suo aspetto intelligente, divino.
Tutto ciò sopravvive alla fine dell'egemonia Faraonica, e grazie al florido commercio
tra Alessandia ed il resto del Mediterraneo ( III sec a.c.), il mito si diffonde a macchia
Templi dedicati al suo culto sono stati rinvenuti in tutta l'Italia meridionale: a Napoli
sono state titolate a Santa Maria Egiziaca due chiese (a Forcella e a Pizzofalcone) e
a Pompei è stato rinvenuto il più maestoso tra tutti i Templi di Iside, quello che ha
ispirato artisti di ogni epoca.
La sua figura diviene immensa, luminosa e va a coincidere con quella della Natura
Mozart compose" Il flauto magico" per evocarne la magica bellezza e a partire dal
1700 la corrente dell'Illuminismo si appropria dei misteri isiaci per riproporli in
chiave moderna e laica, fondendoli con teorie e riti di una nascente Massoneria.
Il Principe di Sansevero si fece costruire una cappella personale identica al tempo di
"Eccomi qui, Lucio, commossa dalle tue preghiere: io madre della natura, padrona di tutti gli
uniforme degli dei e delle dee, io che governo ai miei cenni le luminose altezze del cielo, i soffi
salubri del mare, i silenzi desolanti dell'oltretomba. La mia divinità unica è venerata dal mondo in
varie forme, con riti diversi, sotto molti nomi........Presta dunque attenzione scrupolosa ai miei
(Apuleio di Madadura, Le Metamorfosi/L'asino d'oro, XI,5. Traduz di G.Vitali)
Quando all'estetica si sovrappone l'astrazione concettuale del pensiero e della
pantomima che il pensiero stesso dà alla realtà che lo contiene e lo consuma, si
scopre come tutto possa divergere e come un'artista inquieto come Piccaia abbia
provato attrazione verso una sfida formale e polivalente come quella offertagli dal
Istintivamente abituato alla bi-polarità dei soggetti, alla visione complementare della
sfera umana ed alla sua (spesso ironica) rappresentazione, Piccaia estende la ricerca
ad un linguaggio differente, improntato al richiamo della vita, alla ridondanza
dell'elemento soggettivo ( le ossa, gli spiriti, le forme geometriche, la ritualià dello
spirito), alla ciclicità con cui ogni elemento è replicato.
La stessa ciclicità che il mito di Iside impone (Madre Natura/ciclo solare) quella che
genera movimento e cattura la sostanza nel suo enigmatico procedere, replicando il
fascino della cosa differente, sfuggevole, attraente, attraverso i rapporti possibili tra
psicologia esteriore, emotività ed impressione visuale, caratterizzazione formale di
ogni elaborazione interiore, sia essa intimamente personale che pubblicamente
La bellezza iconica e la continua ricerca di Piccaia sulla poetica del colore, associate
alla simbologia esoterica che accompagna la cultura egizia nel suo insieme , appaiono
prepotentemente sulle tele di Piccaia e definiscono un insieme maestoso, colorato,
delicato e vibrante ( Giardini/ Stanze di Iside ).
I rapporti tra forme e colori sono scapigliati in sequenze meccaniciste, de-atomizzati
di un Uno unico e solo, e rivelano, attraverso la delicatezza della scomposizione
astratta, i rituali legati al culto di Iside/Osiride, si propongono conseguenti ed allineati
alla simbologia del carattere, all'enigma della figura nascosta, alla forma trascendente
ed alla sua narrazione costante.
Non esiste epoca senza che l'allegorica mitologia, intesa come dialogante esempio di
verità, abbia imperato; prima come culto poi come replica interpretativa ed
Da Caravaggio e Botticelli fino alle più recenti leve ( Jef Koons, Ursula Mayer,
Maria Lai, Damien Hirst, ecc), la mitologia propone i concetti puri e complessi che
compongono il patrimonio culturale di una data società, e per questo vengono
continuamente ripresi e rappresentati attraverso personalità, stile, estetica, etica,
sempre differenti: tracciano un percorso storico pregno della caratteriale di quel
Anche per questo l'artista ama il mito classico. Rinnova il suo fare arte. Rivive la
storia prima di sè, fonde la propria conoscenza con altra differente, elabora in silenzio
una nuova forma che abbia in seno l'antico ed attuale confronto con l'esperienza.
Dopo l' Archetipo del lavoro su ceramica e la lunga ricerca a ritroso sulle origini del
colore, della materia, dei linguaggi visivi simili e concorrenti a frange dell' "Arte
Relazionale" tipicamente collocata intorno agli anni settanta, troviamo Piccaia
inanellato nelle lusinghe empatiche della stessa realtà che l'allegoria del mito gli
Bivalente ed ironica, Iside si moltiplica e modifica (Iside/Demetra, Iside/Venere,
Iside/Minerva), come infinite e spaziali sembrano voler esser le forme stellate, o per
meglio dire, pentastellate, che ricoprono le tele isiache di Piccaia.
Pittura fluida , magma vitale, intreccio di emblematiche forme che ricordano il Mito
ed Osiride, ma che paiono associarsi anche al mare, alla marea che corre coi suoi
truccioli raccolti e con la vita dentro; materie che si scompongono come linee di
fuoco in elementi astratti consecutivi che scorrono come la pellicola di un film che
Che di Infinito si tratta poi.
E la casualità domina sul Caos, ma ripete e si programma e si dota di un intelletto
superiore, che ne miscela le sorti in virtù di un'intenzione.
Linee e triangoli dorati omaggiano il sommo sapere, Deus ex machina, al di sopra di
tutto, come la musica di Kandinsky, la poesia di Mondrian, la sfrontatezza di
Dietro l'ironia, l'opera di Piccaia cela sfumature profonde e nasconde la madre di tutte
le forme: quella dell'inquietudine del sapere, del mostrare, tipica negli artisti