L'opportunità della rinascita, confrontarsi con Medusa
Superate le Graie, Perseo arriva dalle sorelle Gorgoni che gli svelano dove si trova Medusa, le sorelle si chiamano Steno ed Euriale. Euriale rappresentava la Perversione Sessuale, Steno quella Morale, Medusa quella Intellettiva.
Con questo aspetto della Storia del Mito entriamo in contatto con il concetto psicoanalitico di Identificazione Proiettiva coniato da Melanie Klein nel 1946, dove si definiscono quelle parti della propria personalità scisse e dunque proiettate all’esterno, rigettate fuori di noi.
Quando questo avviene, la persona è controllata da queste parti che regolano il gioco, trattasi di un meccanismo di difesa per non riuscire a separarsi da aspetti interiorizzati in maniera poco funzionale.
È straordinario come nel Mito si faccia presente la difficoltà a vivere un aspetto di maturazione quando ci sono parti della personalità che sono fuori dal controllo centrale del Sè.
L'uomo possiede un'intrinseca capacità, quella di evocare immagini che sono il frutto sia dell'attività sensoriale e delle capacità mnestiche, sia dell'universo percettivo [...]. L'immaginario è una funzione, tipica dell’uomo, grazie alla quale non si rimane preda del mondo delle immagini poiché subentra un intervento che le modifica [...] quando nell'immagine si inserisce la coscienza, in quel momento l'immaginario è entrato in azione. (M. Merleau Ponty, "Fenomenologia della percezione")
Riflettiamo sul fatto che quando utilizziamo questo immaginario è come apprendere una nuova lingua, non si parte dal l'apprendimento di singole parole ma da quello dell’insieme. In questo stadio, si definisce un tempo, brevissimo da un punto di vista cronologico ma lunghissimo per la coscienza, nel quale si comprende ma non si riesce a parlare.
Ogni avventura dell'eroe è connessa al senso della prova in un continuo e reciproco rimando, pensiamo alle Memorie di Adriano della Yourcenar dove l'imperatore si definisce "un Ulisse senz'altra Itaca che quella interiore.".
La possibilità di rinascita dunque, propria della nostra Psiche, ci guida verso quegli ingombranti sconosciuti che popolano le nostre menti.
La plasticità connessa all'iscrizione dell'esperienza interiore consente una ri-associazione di tracce contenute nel linguaggio interiore.
Guardando Medusa e la sua storia è come se riavvolgessimo la bobina stimolando il nostro cervello di stimoli provenienti dall'interno oltreché dall'esterno.
Il dialogo con l'inconscio è anche esercizio quindi diviene fondamentale sapere che sentirsi in difficoltà persino incapaci fa parte del peregrinare in nuove zone del Sè.
Giungere a percepire le stesse potenzialità distruttive che percepiamo negli altri non vuol dire arrivare a compierle ma vuol dire entrare in contatto con il sentimento di tristezza per la presa di coscienza di una propria distruttività che va governata sempre.
Quando ci troviamo a questo punto siamo arrivati al cospetto di Medusa.
Le cose che abbiamo dentro sono come un tesoro nascosto che vive dentro di noi e si schiudono non appena un esperienza percettiva lo rende possibile, allora affiorano e ci parlano, raccontando ciò che sapevamo ma che non era indirizzato.
Quando le situazioni emotive riemergono sono avvolte da una tonalità emotiva che spesso era rimasta censurata perché non aveva parole per dire ciò che era necessario dire.
Ogni cambiamento presuppone l'esperienza del limite, il contatto con ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
Perseo contatta la paura ma decide di non lasciarsi fermare da questo, vuole che la perversione intellettiva che ha portato Medusa ad essere solo mostro si trasformi.
Perseo, in quanto simbolo universale dei viaggianti sa che il limite raramente è esterno, perlopiù risulta essere interno, sono i fantasmi a tenerci prigionieri di un modello di comportamento.
Come dice Alice alla fine del suo viaggio ormai diventata donna:
A chi credete di far paura... Siete solo un mazzo di carte! (Lewis Carroll, "Le avventureAlice nel paese delle meraviglie")
Ma il tempo psicologico lavora per la vita, sostiene la trasformazione dà un valore di appartenenza al nostro essere cittadini del mondo.
Al tempo stesso l'essere umano ha bisogno di fare esperienza del limite perché se questo rivela le nostre fragilità rispetto al confronto è anche un modo sano di percepire il nostro Sè e di proteggerlo laddove se ne ravvisa l’importanza.
Per andare oltre però dobbiamo sfidare il concetto di pericolosità che pervade l'esterno ciò che è lontano o il diverso.
Tagliando la testa di Medusa, Perseo compie un'azione straordinaria in senso evolutivo, costituisce lui il senso del suo limite invece di accettare limiti imposti e già definiti da altri.
Aneliamo ad un essere centrati che ci porti a far coincidere l'essere con il fare. Integrare ciò che frequentiamo meno di noi dà la straordinaria possibilità di elaborare un proprio codice di comunicazione rispetto a se stessi.
Perseo rifiuta il gioco dell'essere presa della paura, da eroe mitico vuole divenire eroe reale, vuole far uscire il mostro dalla preistoria e portarlo nella storia dell'uomo di oggi.
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