Jan Groover a Foto/Industria Bologna
Sono undici le mostre presenti a Foto/Industria, la Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, con la direzione artistica di Francesco Zanot.
Mi soffermo a raccontare la prima che ho visto, al museo MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Jan Groover è tra i grandi protagonisti della fotografia a partire dagli anni 70, suscita l’interesse di critica e pubblico con le sue nature morte, in particolare dalle fotografie di oggetti e stoviglie presenti nella sua cucina, creando composizioni sempre differenti., fino alle composizioni di oggetti che ricordano i quadri di Giorgio Morandi.
La retrospettiva, esposta per la prima volta in Italia, ripercorre il suo percorso artistico dagli esordi negli anni settanta, al lavoro a New York, fino al trasferimento in Francia.
La sua ricerca ruota intorno alla temporalità, con una forte attenzione allo spazio. Nelle prime immagini le composizioni giocano sul rapporto duale tra punto fisso e movimento, come nella serie delle auto blu, giallo e rosso, fotografate nell’ordine in cui le aveva immaginate, o nelle immagini realizzate per creare una composizione in cui il punto fermo è la casa, e lei si muove intorno, mostrando il paesaggio circostante.
In mostra sono presenti alcuni quaderni di schizzi e i suoi disegni preparatori, i bozzetti fanno pensare ad una progettazione delle immagini; è lei che decide cosa far vedere.
Da un primo periodo in cui utilizza il piccolo formato prosegue con un formato più grande, realizzando stampe al platino-palladio, opere monocromatiche con tonalità e sfumature del chiaroscuro nei luoghi della città, della pelle, nei ritratti…
“La le persone in genere non sono nude, è un dato di fatto. Semplicemente non è normale. La soluzione era quindi la la carne, e per ottenere la carne, bisogna guardarla. Immagino le persone come dei peperoni verdi”
Quale contenitore dare al contenuto? Con la Banquet, macchina fotografica di grande formato con negativo da 30x50 cm circa, lei riesce così ad approfondire la sua ricerca sulla natura morta, l’immagine di grande formato non ha bisogno di essere ingrandita o manipolata. Ha una forte attenzione agli oggetti quotidiani che diventano spazio di rappresentazione.
Proseguendo nella visita alla mostra, in parte allestita in una spazio rappresentazione dalla casa, ci sono opere dell’ultimo periodo. Sono nature morte, in cui il cambio di prospettive e proporzioni determina la rappresentazione dell’immagine finale.
La sua formazione artistica la porta a connessioni stilistiche, sono piccoli accenni che evocano, come le citazioni a Giorgio Morandi con le bottiglie che usava per rappresentare lo spazio, erano i suoi modelli, un pretesto per dipingere e dare forma alla sua arte.
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Nelle opere di Jan Groover non ci sono didascalie, per non influenzare la percezione del fruitore, di chi guarda. Evoca, suggerisce, mostra, ma senza mai indirizzare rispetto a ciò che fotografa, per questo le sue immagini sono “senza titolo”
Il caos apparente guida lo sguardo, alla ricerca continua di significato. Cosa vuole dire con quella rappresentazione, cosa pensava, cosa vuole trasmettere con le sue immagini?Una rappresentazione pittorica della realtà? Una costruzione onirica? Queste le domande che mi sono posta guardando le sue immagini. Parte della risposta ce la fornisce lei, nel video in cui racconta di se.
Nelle ultime opere che realizza a New York, la serie delle installazioni, vengono accentuati gli effetti di messa in scena, in formato di grandi dimensioni, una sorta di quadri fotografici in cui sono presenti fondali colorati, oggetti dipinti, posizionati nello spazio in maniera meticolosa, dove gli uni entrano in relazione con gli altri, e lo spazio tra loro crea equilibrio, come in questa foto in cui mi sono soffermata, dove la messa a fuoco è su un oggetto, una pera bianca in uno scenario monocromatico in cui l’occhio è invitato ad osservare e scorgere tutti gli oggetti presenti, bottiglie, brochure, due scale, una brocca in cui aspetti che scenda dell’acqua..
L’uso della luce crea la giusta atmosfera, oggetti in bilico nello spazio, a margine, sapientemente appoggiati, che entrano in relazione l’uno con l’altro. Le foglie secche, raggrinzite, un piccolo vaso rotto giallo, che coglie l’attenzione dello sguardo. O nelle immagini in cui un coni con colori accesi e vibranti ocon colori tenui, cupi, che rimandano ad un tempo sospeso.
La natura morta è il legame tra le temporalità e le forme di rappresentazione attorno alle quali gravità tutta l’opera di Jan Groover, sono rappresentazioni di una messa in scena.
Le mostre sono aperte fino dal 14.10 al 28.11.2021 con ingresso gratuito, al MAMbo e alla Fondazione MAST proseguono fino al 02.01.2021
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