JEMPills: Politicamente corretto

JEMPills: Politicamente corretto

Politicamente corrotto o corretto?

(durata 6 min)

Negli ultimi anni, il concetto di "politically correct" ha attirato l'attenzione di tutti generando discussioni a non finire, tra chi pensa sia una follia vietare la libertà di esprimersi e chi ormai è convinto che la schwa sia parte integrante dell’italiano. 

1 Definizione

Partiamo dalle basi con una classica definizione di cosa significa questo termine. Il politicamente corretto è un atteggiamento improntato al pieno rispetto dell'identità politica, etnica, religiosa, sessuale, sociale di altri soggetti. Tendenzialmente questo atteggiamento deve essere attuato soprattutto nei riguardi delle minoranze e dei gruppi socialmente più deboli. 

La definizione di per sè non ha alcuna accezione negativa, quindi per comprendere da dove nasce e cresce l’odio nei confronti di questa parola, approfondiamo la sua etimologia.

2 Origini e sviluppo 

Il termine “politicamente corretto” nasce nella prima metà del ‘900, ma a quel tempo non veniva utilizzato con la stessa accezione che gli diamo oggi. Dopo aver perso le sue tracce, tranne in ambienti accademici, ritorna ad essere un termine mainstream negli anni 90’ negli Stati Uniti grazie al movimento femminista che in quell’epoca inizia a occuparsi di sensibilità di genere concentrandosi su aspetti culturali e linguistici.

Il termine diventa successivamente d'uso comune nel lessico degli ambienti conservatori per criticare i progressisti e i movimenti quali il femminismo, la comunità omosessuale e i movimenti per i diritti delle minoranze etniche.

Negli ultimi anni ha riiniziato a cavalcare l’onda, perché visto come causa primaria scatenante di una serie di politiche, molto dibattute, atte all’inclusività. 

3 Politicamente corretto, giusto o esagerato? 

Tiriamo fuori le spade e iniziamo a entrare nel vivo della questione. Il politicamente corretto ha avuto un ampio impatto nel mondo del cinema, della letteratura, della musica, dell’istruzione e della politica. Per conoscere quindi le dinamiche del fenomeno è importante citare un po’ di fatti di cronaca che riescano a dare un contesto. 

3.1 Cultura 

Una frangia “estremista” del politicamente corretto ha deciso di imboccare una strada verso l’alterazione o il boicottaggio di testi, figure pubbliche e film considerati oggigiorno inappropriati. La cancel culture è un fenomeno con connotati per lo più negativi e viene comunemente associata ad una minaccia alla libertà d'espressione. Le idee sulla cancel culture sono molto diverse e forse tutto dipende da cosa esattamente si intende con cancel culture; infatti boicottare un’azienda coinvolta in gravi scandali a sfondo discriminatorio è differente da un tentativo di cancellare la storia, rovinare opere d'arte e impedire la lettura di alcuni testi. 

 3.2 Cinema

Il documentario di Cleopatra e il live action della Sirenetta, riescono a darci l’idea dell’impatto sul cinema di un estremo tentativo di correttezza, che a volte può sfociare in un atto di inclusione meramente a vantaggio di una gratuita campagna di marketing.

La questione è controversa perché ci sono persone che effettivamente si sentono più incluse grazie a queste iniziative e affermano che se non si avessero pregiudizi non sarebbe rilevante la scelta di un attore nero o un attore bianco. Dall’altro lato ci sono persone che accusano di incoerenza i film che vengono realizzati appositamente con l'intento di compiacere certe comunità senza avere autenticità narrativa e profondità dei personaggi. L’ultima opinione è di coloro che sostengono che sia assurdo pensare di non sentirsi rappresentati dalla società solo perché non si ottengono ruoli principali in film o serie tv.

3.3 Musica 

Molto spesso si sentono anche notizie riguardanti testi di canzoni rap assolutamente inaccettabili. Alcuni ritengono che questo genere di testi induca ad essere sessisti e violenti. Altri pensano che si tratti semplicemente di espressione artistica e che invece sarebbe più importante considerare il fatto che non si contino nemmeno sulle dita di una mano il numero di rapper donne. 

3.4 Politica  

A livello di politica, avendo attualmente al potere un governo di destra, le polemiche di sinistra riguardanti l’uso del linguaggio sono all’ordine del giorno. Polemiche che ognuno può considerare giuste o sbagliate ma comunque fanno riflettere sulla spaccatura ideologica del paese e del come il politicamente corretto sia diventato uno strumento di attacco e contrattacco continuo. 

5 La schwa

La schwa viene utilizzata per non decidere a priori l’identità di genere di una persona. Molti non comprendono perché una persona che non si identifica né nel genere maschile né in quello femminile dovrebbe sentirsi discriminata per una lingua che si è sviluppata secoli fa; ritengono inoltre che sia inaccettabile dover imparare a scrivere e parlare in maniera differente per non ferire la sensibilità altrui. Altri invece pensano che sia giusto non far sentire in soggezione delle persone e per questo non trovano che sia impraticabile l’idea di usarla. 

La schwa viene inoltre utilizzata al posto del maschile generico. La norma di usare il maschile plurale per un gruppo eterogeneo di persone storicamente nasce per una scarsa considerazione nei confronti delle donne. Il focus della questione è se questo retaggio abbia ancora influenze negative sulla società oppure no. Un bambino che impara che “tutte” si usa per le donne e “tutti” si usa per gli uomini ma si usa anche per un gruppo misto, cosa pensa? Pensa che sia solamente una regola grammaticale o che in un certo qual senso in un gruppo sono più rilevanti gli uomini delle donne e di chiunque non si senta appartenente a questi due generi? 

6 Quanto ci influenza il nostro linguaggio?

Un dibattito complesso che continua a evolversi è la correlazione tra linguaggio e pensiero. E’ normale pensare che sia stata la cultura a plasmare a sua somiglianza il linguaggio, ma quando la cultura avanza cosa succede al linguaggio? Il linguaggio riesce a seguire di pari passo le evoluzioni? Non possiamo saperlo con certezza riguardo a epoche passate, ma riguardo all’ultimo secolo e mezzo abbiamo la certezza che il linguaggio non abbia subito importanti modifiche; mentre è evidente che a livello scientifico e sociale ci sia stato un reale cambiamento. Se il linguaggio fa più fatica a cambiare, potremmo dire che se questo dovesse influenzare il nostro pensiero, allora sarebbe una sorta di ostacolo all’avanzamento culturale.

La questione si fa controversa, molti non si ritengono d’accordo con queste affermazioni che implicherebbero che il linguaggio attuale, basato su una cultura precedente, sia quindi fondamentalmente sessista e discriminatorio. E’ questo invece l’ideale che porta avanti il politicamente corretto, che sta quindi tentando di forzare il cambiamento del linguaggio rispetto al suo normale corso evolutivo.

7 Curiosità 

Citiamo ora delle teorie interessanti riguardanti il politicamente corretto. Logicamente si riportano a titolo puramente informativo ed è interessante notare come entrambe vedano il politicamente corretto come una rovina. 

Secondo il filosofo marxista Costanzo Preve, il concetto di politicamente corretto sarebbe diventato predominante nella politica occidentale. Preve sostiene che il tardo-capitalismo occidentale si sia concentrato su battaglie morali e culturali a scapito dei diritti sociali ed economici acquisiti nel XX secolo. Secondo lui quindi il politicamente corretto sarebbe un’arma per accentuare i conflitti culturali, facendo dimenticare sostanzialmente alle classi inferiori il conflitto di classe. Tutto ciò gioverebbe alle classi previlegiate, che combattendo queste battaglie di inclusività, sarebbero legittimate a rimanere al potere. 

Alcuni critici conservatori affermano che il politicamente corretto e il multiculturalismo siano parte di una cospirazione per minare i valori giudeo-cristiani, spesso associandolo a un fantomatico piano per inculcare il concetto di "Marxismo culturale".

8 Considerazioni personali  

Personalmente il politicamente corretto è potenzialmente una giusta causa, che però spesso viene fuorviata e messa al primo posto rispetto a questioni di maggiore importanza. Pur avendo uno scopo nobile, spesso porta alla sola modifica di parole implicando un cambiamento di facciata e non modificando le intenzioni personali. 

Una criticità riguarda anche il fatto che parlare in maniera così intensiva di una tematica, arriva a farla odiare, facendo nascere per contrapposizione gruppi come i proud boys. Ormai anche persone non conservatrici quando sentono dire “politicamente corretto” non pensano ad altro che a una buffonata. 

Il politicamente corretto non tratta quindi né di bizantinismi e né di non poter più dire nulla. Nasce come spinta verso una ponderazione delle parole in base alla sensibilità delle persone e alla situazione in cui ci si ritrova e avrebbe senso che crescesse rispettando gli stessi ideali.

Tu cosa ne pensi? Scrivicelo nei commenti!

Autore: Lucia Forzinetti

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