La Blockchain applicata all'O&G
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La Blockchain applicata all'O&G

Rendere sostenibile ed accettabile un comparto industriale non deve essere più solo una questione di comunicazione e di "buone relazioni esterne". La Blockchain offre alle Oil Companies, ai cittadini e ai politici l'opportunità di diventare più consapevoli e più preparati rispetto alle sfide di sostenibilità che ci attendono.

Nel 2008, Satoshi Nakamoto, ha creato il primo "libro mastro" digitale crittografato che avrebbe consentito, poco dopo, la creazione della valuta digitale più conosciuta: il bitcoin. Creare una catena digitale interconnessa di informazioni non modificabili per generare una cripto valuta è però solo una delle applicazioni che tale tecnologia consente.

Dal punto di vista funzionale, Blockchain è una risorsa IT dal deployment scalabile, cost efficient e anche replicabile, dall'elevatissimo potenziale. Negli ultimi due-tre anni, moltissime big del consulting, a livello globale, hanno iniziato a proporre ad aziende di svariati settori tale tecnologia adattata alle loro esigenze, con il fine di risolvere in modo (si spera definitivo) uno dei problemi cruciali di tutti: la fiducia tra impresa e i suoi stakeholders.

Facciamo qualche esempio. Quando acquisto un capo di abbigliamento firmato, semmai pagato decine di migliaia di euro, chi mi dice che i materiali utilizzati siano effettivamente di qualità? Chi mi garantisce che per produrre quel capo non sia stato utilizzato lavoro nero o non siano stati utilizzati fornitori sfruttati e sottopagati? E ancora: se acquisto una bottiglia del mio vino DOC preferito, come faccio a sapere se il prodotto contenuto non è stato contraffatto? Come faccio a essere sicuro che nel processo di maturazione dell'uva non sia intervenuto un qualche fattore, anche solo accidentale, che ne ha compromesso la qualità? Stesso discorso, a maggior ragione vale per il food: la tracciabilità dell'intera filiera, soprattutto per quei prodotti a filiera "lunga", con la blockchain sarebbe possibile ed accessibile da chiunque (a partire dagli Enti di controllo, per arrivare al consumatore).

Ammettiamolo: negli ultimi decenni, il successo di moltissime iniziative imprenditoriali in tutti i settori - compreso l'O&G, intendiamoci - si è basato spesso su un vantaggio competitivo fortissimo per gli operatori: l'asimmetria informativa che, tradotta in parole da manuale di economia e management, consiste spesso "nell'ottimizzare i costi e massimizzare i profitti". Produco al meno possibile per vendere al meglio sul mercato il mio prodotto/servizio, scaricando esternalità negative nel mare magnum della collettività.

Oggi, tuttavia, tale forma di freeriding a danno di società e ambiente da parte delle imprese diventa sempre più complicato e rischioso. Nel caso di molte aziende è diventato addirittura un boomerang. Norme più stringenti, autorità di controllo e consumatori, oggi, non perdonano.

Nel caso dell'O&G, questa assunzione comporta rischi immensi e una perdita potenziale di investimenti che sono capital intensive e che richiedono cicli di vita di progetto straordinariamente lunghi, con un'esposizione a rischi tecnici e non tecnici, proprio per questo, molto elevata.

Disporre da parte di una Oil Company fin dalle fasi iniziali di un progetto di una Blockchain socio-ambientale per la registrazione, gestione e condivisione dei dati nel corso del processo di sviluppo e di exploitation di un progetto, consentirebbe di ridurre se non annullare completamente i rischi non tecnici ad esso associati.

Ammettiamolo: negli ultimi decenni, il successo di moltissime iniziative imprenditoriali in tutti i settori - compreso l'O&G - si è basato su un vantaggio competitivo fortissimo per gli operatori: l'asimmetria informativa tra impresa e suoi stakeholder. Tale vantaggio, in alcuni casi, si è però rivelato un boomerang.

La Blockchain, in tale fase, renderebbe facilmente visibili ai cittadini e ai funzionari pubblici la gestione delle transazioni di acquisizione di terreni, i livelli di emissioni delle attività sul campo, la registrazione della proprietà delle risorse e della quantità di risorse estratte dal sottosuolo durante i test o i pozzi di esplorazione in un determinato momento o di registrare livelli di inquinamento dell'aria e dell'acqua che possono quindi essere integrati in un unico flusso di dati sicuro che può essere reso visibile a qualsiasi parte interessata.

Questa modalità certificata di condivisione dei dati offrirebbe alle Oil Companies, ai cittadini e ai politici l'opportunità di essere più consapevoli e più preparati anche rispetto alle numerose fake news che notoriamente vengono messe in circolo da parti politiche o gruppi sociali mossi prevalentemente da strategie di consensus building.

Progetti particolarmente complessi che coinvolgono i registri catastali e l'estrazione delle risorse industriali possono essere misurati e controllati con precisione per verificare che nessuna risorsa sia stata indebitamente estratta e che siano state osservate tutte le prescrizioni delle autorizzazioni ambientali.

Blockchain offrirebbe anche la possibilità di digitalizzare e monitorare la produzione di energia, la quantità di prodotto greggio estratto o il consumo di energia pulita. Tutti aspetti interessanti per chi gestisce un impianto energetico, soprattutto con il fine di prevenire conflitti istituzionali e sociali.

Anche per una Oil Company, quindi, l'adozione della Blockchain costituirebbe un atto volontario di buona volontà che attesterebbe. già solo per la sua adozione, la dimostrazione di una seria e matura attitudine dell'organizzazione nel riconfigurare in modo democratico e trasparente il suo rapporto con società, ambiente ed istituzioni e di rendere realmente sostenibile ed accettabile il suo contestato ruolo nell'industria del III millennio.

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