La circolare non basta, marittimi in piazza! - I sindacati confermano la manifestazione del 17 marzo, ma il settore è diviso.

http://www.themeditelegraph.it/it/shipping/shipowners/2017/03/08/circolare-non-basta-marittimi-piazza-zlfb0TFLRu7k7m85HpGWKO/index.html

Genova - Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti (Mit) ha emanato una circolare che esclude dall’obbligo di frequentare i corsi direttivi i marittimi che hanno ottenuto la certificazione di competenza prima del 2 febbraio 2002. E’ una novità sostanziale che va incontro a quanto richiesto due settimane fa da armatori (Confitarma e Fedarlinea) e sindacati unitari (Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti), anche se non trova d’accordo chi, come l’associazione di comandanti del diporto Italian Yacht Masters, ritiene che lo spartiacque dovrebbe essere il 2013, anno in cui l’Italia ha emanato il decreto sui corsi. Tuttavia questa retromarcia del Mit non basta a fermare la manifestazione di protesta che i sindacati hanno indetto il prossimo 17 marzo per chiedere di essere ascoltati sui corsi direttivi, ma anche di inserire il lavoro marittimo, di coperta e comune, fra quelli pesanti e usuranti. «La manifestazione si farà», spiegano i segretari nazionali marittimi di Filt, Maurizio Colombai, di Fit, Giovanni Olivieri, e di Uilt, Paolo Fantappié.

La diffusione prematura della circolare sui corsi direttivi, lunedì scorso, congelata in un primo momento con una contro-circolare e quindi confermata con un giorno di ritardo dal Mit, ha contribuito a aumentare il nervosismo nel mondo dei marittimi italiani. C’è chi parla di farsa e infatti, secondo qualche addetto ai lavori, la vicenda potrebbe diventare il bersaglio di una trasmissione di satira televisiva. Un mondo, quello dei marittimi, che chiede chiarezza, ma che a sua volta non riesce a presentarsi unito al tavolo con le istituzioni. I sindacati confederali vanno avanti con la manifestazione, alla quale non parteciperanno molte delle sigle che in questi anni hanno criticato la lentezza e la confusione burocratica del dipartimento navigazione marittima del ministero, ma anche l’inerzia sindacale.

Critica verso la piattaforma della manifestazione è anche la senatrice Manuela Granaiola, che in una lettera chiede di allargare la piattaforma di rivendicazioni della manifestazione anche all’applicazione degli emendamenti di Manila 2010 e invita i sindacati confederali a lavorare per l’unità della categoria. «Faccio presente - scrive Granaiola - che oltre al corso direttivo e al riconoscimento del lavoro usurante, molti marittimi italiani soffrono il danno generato dalla perdita di certificazioni e conseguentemente del lavoro. Molti di loro sono dovuti ricorrere alla magistratura e ai tribunali amministrativi regionali per vedersi riconoscere diritti che dovrebbero essere ormai consolidati». Granaiola parla di una « di una carenza di ruolo della quale il sindacato dei marittimi ha oggettivamente sofferto». Un’accusa che Giovanni Olivieri, responsabile marittimi della Fit, respinge: «I sindacati hanno elencato le loro richieste. Non accettiamo che la senatrice Granaiola ci detti l’agenda.

Chi è interessato alla questione dei lavori usuranti e dei corsi direttivi, potrà partecipare alla nostra manifestazione. Se i sostenitori di Granaiola hanno altre necessità, possono organizzarne una per conto loro». Non ha aderito all’iniziativa del 17 marzo il Coordinamento 3 febbraio, che lo scorso novembre aveva organizzato una protesta a Roma contro i ritardi del ministero nel prendere decisioni sui corsi direttivi, ma anche sull’applicazione degli emendamenti di Manila 2010.

francesco hlavaty

pensionato presso Exbanca

5 anni

Egregio Capitano D.M. ho finito il Nautico nel '52,patentino e patente nel '58, sempre a Trieste, ancora iscritto al Collegio, dopo 12 anni dal giovanotto all'ufficiale sui passeggeri, ho navigato per un paio d'anni TS/NY per la Comit sul Vulcania . Ho finito la carriera in banca da procuratore. Ho scritto alcuni libri, di cui uno "C'era una volta al Nautico". Di nonno con il giro del mondo in barca a vela nel 1882, (33 mesi) e padre morto in mare nella seconda guerra mondiale nel 1943. Tanto in banca che nelle società di cui sono socio ancora mi chiamano "capitano" . Abolire questo titolo , presente in tutto il mondo, oltre a sminuire la fatica della conquista dimostra l'ignoranza storica e specifica di politici improvvisati, senza cultura né saggezza. Sono d'accordo con lei ma purtroppo serve a poco. La saluto . Hlavaty

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