La favola di Pietro Bot

La favola di Pietro Bot

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C’era una volta una piccola isoletta al centro di un laghetto nei giardini di Porta Venezia a Milano, dove viveva il corvo Salamone, che aveva il compito di mandare in giro per la città squadre di Tordi e Fringuelli Mangiagalli che, una volta entrati nelle case, si sarebbero dovuti trasformare in bambini.

Ma un giorno Salamone decise di mandare in giro un Fringuello di nome Pietro, cugino alla lontana del più famoso Peter Pan, il quale decise di fermarsi in una casa solo per qualche giorno, e poi, preso dalla nostalgia, tornò in volo nella sua natia isoletta, da tutti conosciuta come “l’Isola Che Non C’è”.

Per effetto di tale scelta, Pietro, una volta tornato nel suo luogo natio, decise di non voler più crescere, anche perché nel frattempo era maturata una opportunità di business nel campo dei pannolini per bambini “Pipistop”.

L’attività imprenditoriale procedette a vele spiegate, sino al punto da rendere necessario individuare una soluzione di investimento per i cospicui proventi accumulati.

Fu a quel punto che Pietro incontrò Campanellino, una piccola fata bipolare il cui umore oscillava continuamente da un opposto all'altro, dalla più profonda cattiveria all'amore più sconfinato. Questo perché il suo piccolo cuore poteva contenere solo un sentimento per volta.

Campanellino aveva avuto una esperienza lavorativa alla Borsa di New York, perché con il suo trillo aveva determinato per alcuni anni l’inizio e la fine delle contrattazioni, e tale esperienza le aveva consentito nel tempo di diventare consulente finanziario.

La fatina aveva consigliato a Pietro di investire i suoi soldini in BOT perché all'Isola Che Non C’è “si è sempre fatto così”, ma il consiglio aveva una sua ragione, in quanto Campanellino disponeva di una speciale polvere di fata che faceva schizzare in alto i rendimenti dei titoli.

E Pietro, ammaliato dal fascino della fatina, aveva subito accettato il consiglio, e per questo era stato subito soprannominato dagli altri bambini Pietro Bot.

Ovviamente, come spesso accade con le donne, si rendeva necessario fare in modo che l’umore della fatina si mantenesse sempre sul bello, perché, diversamente, un umore nero, improntato alla cattiveria, l’avrebbe costretta a spargere polvere di strega, che avrebbe fatto precipitare nel baratro i rendimenti finanziari.

Ovviamente Pietro si era dimostrato molto accondiscendente e amorevole nei confronti della fatina, e talvolta addirittura succube, per cercare di mantenere in positivo l’umore della creaturina e, di conseguenza i rendimenti dei suoi investimenti.

E quella collaborazione, nel tempo, si trasformò in un amore profondo ed incondizionato, e Pietro e Campanellino vissero ricchi, felici, e contenti.

Naturalmente tutto questo succede solo nell'Isola Che Non c’è, e nonostante numerosi studi e ricerche, la polvere di fata non è stata ancora trovata, nonostante qualcuno talvolta cerchi di proporla per ricercare risultati speculativi immediati che spesso si rivelano disastri.

La vera polvere di fata è fatta soprattutto di scelte iniziali oculate su strumenti finanziari con potenziali interessanti, e di tempo, per veder crescere i frutti, come del resto è sempre avvenuto in natura.

Se poi guardiamo la storia dei mercati finanziari negli ultimi 50 o 100 anni, scopriamo che tutti i mercati oscillano, tentennano, vacillano nel breve periodo, ma tendono inevitabilmente al rialzo nel medio lungo.

I romani sostenevano che “Gutta cavat lapidem”, cioè una goccia può scavare la pietra, in quanto se l’effetto è ripetuto tenacemente nel tempo, può portare a risultati insperati.

Perché la vera polvere di fata è la pazienza.



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