Il debito e la colpa
È domenica e non sono andato al mare, perché mi sono preso l’impegno di scrivere almeno settimanalmente…quindi sono chiuso in casa, con le serrande abbassate ed un foglio bianco davanti, da riempire con quelle idee che mi frullano in testa.
Che angoscia!
Poi piano piano le idee cominciano a darsi un ordine e si affollano in fila nell'imbuto delle mie mani che devono provvedere alla loro scrittura prima che queste mi sfuggano.
Ho letto i giornali e non mi piace il dibattito che si sta portando avanti in seno all'Unione Europea sul Recovery Fund, anche se il nostro Paese ha qualche trascuratezza e alcuni scheletri nell'armadio.
Il dibattito è acceso, ma strumentale a difesa del rispettivo orticello, in mancanza di una qualche forma di solidarietà, di visione comune, e soprattutto di pensiero strategico in favore delle prossime generazioni.
Forse consegneremo alle prossime generazioni un’Europa condannata all'irrilevanza nello scacchiere planetario, sul piano politico, economico e finanziario, pur essendo ancora uno dei mercati più prosperi del pianeta.
Ma c’è anche un divario culturale, dato che nella lingua tedesca (ma il concetto è diffuso in tutta l’area di matrice calvinista) il sostantivo femminile Schuld designa insieme il debito e la colpa.
E Walter Benjamin nel 1921 già scriveva: “Il capitalismo è un culto che non ammette espiazione, ma produce debito e colpa.”
Non è così nella cultura greca antica da cui discendiamo, dove la parola debito veniva definita dal sostantivo “Chreos” derivante dalla locuzione “Chre” “ciò che serve” connesso anche con “Chreia” “la mancanza”.
Insomma, è uno scontro tra culture!
Ahimè noi Italiani siamo dei peccatori agli occhi dei nostri cugini! Ma il nostro Paese è in difficoltà, ha bisogno di reperire risorse al più presto, e non può aspettare i tanti o pochi Fondi Europei che arriveranno a partire dal 2021.
Che fare?
Nel luglio del 1992 il Governo Amato dispose un prelievo forzoso del 6 per mille dai conti degli Italiani su proposta fatta dall'allora Ministro delle Finanze Giovanni Goria alle 4 del mattino, nel corso di una trattativa faticosissima per far fronte ad una delle crisi del debito italiano, come quella successiva del 2011.
Succederà ancora?
Nessuno lo sa, ma negli anni abbiamo rimpinguato i saldi di conto corrente, (si parla di una giacenza di oltre 1,400 mld di euro che fanno certamente gola) ritenendo, a mio avviso a torto, il conto corrente lo strumento ideale per far fronte ad eventuali emergenze, nonostante i rendimenti irrisori, i costi ed i bolli.
Ma l’Unione Europea da tempo ci richiede di riequilibrare la tassazione, attenuando quella sui redditi, per ritoccare all'insù quelle sui patrimoni, ed è in itinere la riforma della tassazione di successioni e donazioni (in questo campo l’Italia vanta aliquote bassissime da paradiso fiscale, e franchigie molto elevate), e la revisione delle aliquote catastali, la base su cui si calcolano le tasse per gli immobili.
Secondo la Banca d’Italia la ricchezza delle famiglie italiane ammonterebbe a 9.743 mld di euro, (più di 4 volte il debito pubblico) facenti capo in misura significativa ad ultrasessantenni, per cui nei prossimi anni, per cause naturali, si verificherà un trasferimento cospicuo di beni da una generazione all'altra. Ed un inasprimento della tassazione potrebbe risolvere non pochi problemi.
Più della metà del suddetto patrimonio, per un valore di 5.246 mld. è investito in immobili, la cui tassazione si basa sulle aliquote catastali, ferme dal 1939, nonostante i numerosi tentativi di aggiornamento.
La Riforma Fiscale attualmente allo studio si porrebbe lo scopo di avvicinare i valori fiscali a quelli di mercato, mediante la valutazione di una serie di fattori determinanti (ubicazione, metri quadri catastali, strumenti urbanistici).
Sono certamente riforme che distruggono il consenso politico ma se venissero presentate come “un male necessario” ovvero qualcosa “che ci chiede l’Europa”?
Non vorrei fare terrorismo, ma forse vale la pena di fare alcune riflessioni e adottare tutte quelle misure, che certamente ci sono, per limitare eventualmente i danni.
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