La Favola a rovescio di Wikipedia
di Marco Maglio
La riforma delle norme sul Diritto d’Autore in discussione presso il Parlamento Europeo è un testo importante perché riguarda il rapporto tra le grandi corporation del Web, quasi tutte d’otreoceano, e i produttori di contenuti, gli editori che sono prevalentemente aziende e autori europei. La nuova normativa vuole riaffermare il principio essenziale del diritto d’Autore, cioè che utilizzare l’opera dell’ingegno altrui richiede il pagamento del giusto compenso. Con il web questa regola elementare si è fortemente affievolita e la tecnologia permette quello che fino a pochi decenni fa sembrava impossibile: riprodurre, rielaborare testi ed immagini e replicare contenuti altrui velocemente e a costo zero.
Questo ha determinato un flusso economico impressionante che, tendenzialmente, sposta enormi fiumi di denaro dall’Europa dove sono i generatori di contenuti per i siti “made in UE” e i lettori, che sono anche il target dell’advertising, verso gli USA dove ci sono i gestori dei siti che forniscono i veri e propri servizi essenziali del web: motori di ricerca, piattaforme blog, aggregatori, social network. Ma questi soggetti si arricchiscono usando i contenuti degli autori e generando traffico on line senza corrispondere il giusto compenso a editori e creatori delle opere di ingegno.
L'Unione Europea, nel quadro della costante contrapposizione commerciale in corso con gli USA, dopo aver approvato una normativa aggressiva come il GDPR sul trattamento dei dati personali (come dire la materia prima dell'Economia della conoscenza) ora passano all'attacco con questa riforma delle norme sul diritto d'autore che mirano a imporre ai grandi attori del web (tutti a Stelle e Strisce) di pagare l'equo compenso agli editori ed ai produttori di contenuti con base in UE.
Molti hanno protestato contro questa riforma, non comprendendone la portata oppure facendo il gioco delle grandi corporation che vedono questo cambio di passo euroopeo come il fumo negli occhi. Così Google, Facebook e tante altre aziende hanno agito tramite le legittime attività di Lobbying. Ha molto sorpreso che insieme a questi Big si sia schierata anche Wikipedia che certo non è una corporation e non persegue logiche di profitto. Per un paio di giorni tutte le pagine di Wikipedia Italia non sono state accessibili per protestare contro la riforma. La cosa clamorosa è che, per come è scritta la bozza di Direttiva, le nuove regole sull'equo compenso agli autori ed editori non si applicano a Wikipedia. Basta leggere gli articoli della proposta di Direttiva!
I nodi essenziali di questa vicenda, che non è solo giuridica ma è principalmente economica, politica e tecnologica sono riportati nella nota a margine che ho collocato in fondo a questo articolo. Si è parlato molto della riforma evidenziandone gli intenti "liberticidi". E' stato scritto molto e, come spesso succede, anche a sproposito. Le questioni legali poste dalla riforma sono semplici e le ho riassunte tutte nella nota a margine che trovate alla fine dell’articolo.
Ma prima vorrei raccontare (quasi) una favola. Per essere precisi una favola a rovescio come quelle che scriveva Gianni Rodari quando il web non esisteva e tutti eravamo off line. Se vi interessano solo i dati giuridici di questa riforma leggete direttamente la nota in fondo e saltate a piè pari la favola. Ma se avete tempo per cinque minuti di tregua per una riflessionie in più, potete provare ad andare avanti e leggere.
La storia è questa.
“ Se i Personaggi (sono) in cerca d’Autore”
ovvero
La nuova direttiva sul diritto d’autore spiegata ai bambini (e anche ai grandi)
Matteo, nove anni, Viola, sette anni, gli occhi grandi spalancati sul mondo, sgranati dalla curiosità di non perdere un particolare e capire ogni dettaglio che c’è dietro le risposte ai loro perché.
Qualche giorno fa, sono arrivati da me, quasi in delegazione, e mi hanno chiesto:
- “Papà, ma è vero che Wikipedia non esiste più?”.
Li ho guardati stupito. Malgrado io mi occupi di diritto delle tecnologie e sia immerso quotidianamente nel dibattito su dati personali, cybersecurity, leggi futuribili (o forse proprio per questo), il mio impegno quotidiano da genitore è di preservare i miei figli dall’invadenza di internet e di far vivere loro un’infanzia fatta di giochi semplici, di parole raccontate da persone in carne ed ossa e non solo lette o ascoltate tramite un oggetto elettronico: cerco di mostrare loro un approccio alla vita scandito dal contatto diretto con la realtà delle cose e delle persone.
Nonostante questa protezione dall’invadenza dell’elettronica, come ogni bambino di quest’epoca, anche Matteo e Viola sono veloci, molto veloci e la tecnologia per loro è naturale. La gestiscono con immediatezza, molto meglio di me. Ma questa loro incursione inattesa nel mondo del web mi ha stupito. Così li ho guardati perplesso ed ho chiesto:
- “Wikipedia? E chi ve l’ha detto?”.
- “Federico, lui è sempre attaccato al tablet. Dice che non può più collegarsi a Wikipedia e che compare una scritta strana quando ci prova. Non sa perché. Lo ha chiesto a suo papà che gli ha detto che sono cose da grandi. Come mai, papà? Ce lo spieghi? Tu lo sai sicuramente. Gli abbiamo detto che te l’avremmo chiesto e poi glielo avremmo raccontato”.
Devo dire che per uno come me, abituato a perdersi nei mille rivoli delle cose, alla ricerca delle ragioni intricate dei fatti, dei comportamenti, delle leggi, questa domanda così diretta dei miei figli mi ha inquietato un po'. Nemmeno mi avessero chiesto dettagli sull’origine della vita e sulla riproduzione delle api!
Non è facile spiegare a due bambini di nove e sette anni cosa sia il Diritto d’Autore e perché sia in corso una discussione così accesa sulla riforma che l’Unione Europea vuole introdurre e che ha portato Wikipedia ad oscurare per qualche giorno le sue pagine italiane.
Da che parte si comincia a spiegare una cosa così complessa? Dal lato economico, dicendo banalmente che chi inventa una cosa deve essere pagato? Dal lato etico, spiegando che è giusto che chi usa una cosa inventata da un altro paghi il prezzo? Troppo concreto il primo approccio, troppo teorico il secondo.
Ci ho pensato un attimo, ho provato a togliere ciò che non era necessario e mi è venuta fuori questa spiegazione.
- “Provo a spiegarvi questa cosa: avete presente quel libro che vi è tanto piaciuto, quel film che vi ha appassionato e continuate a voler rivedere, quella canzone che quando l’ascoltate vi emoziona e vi rende felici? Tutte queste cose non esistono da sempre. C’è stato un tempo in cui non esistevano. Il libro aveva pagine bianche, lo schermo era buio e al posto della musica c’era silenzio. Poi sono arrivate delle persone, che si chiamano Autori, che hanno molta fantasia, hanno un cuore grande e rendono il mondo più allegro: così hanno creato dal nulla ciò che a voi piace tanto. Queste persone inventano storie, melodie e personaggi che vanno in giro ovunque perché sono curiose, proprio come voi. Entrano nella mente e nei cuori dei bambini, in tutto il mondo. Gli Autori sono i papà e le mamme dei Personaggi che animano le storie, i film, le canzoni che vi piacciono. E questi Personaggi, dopo che sono andati in giro per trovare i bambini di tutto il mondo e farli divertire, si stancano e hanno anche voglia di tornare a casa, da chi li ha inventati, dalle loro mamme e dai loro papà, i loro Autori. I personaggi cercano i loro Autori. E per tornare a casa da un viaggio, me lo avete visto fare tante volte, bisogna prendere un mezzo di trasporto e pagare il biglietto. Ecco: qui sta il punto. È un gesto gentile e giusto che il biglietto per permettere ai Personaggi di tornare a casa lo paghino le persone che si sono divertite grazie alle loro storie. Però non è facile stabilire quanto è giusto dare ai Personaggi per permettere loro di tornare dai loro Autori. Un euro, cinque, dieci? Chi lo sa? Così si stabiliscono delle regole che valgono per tutti. Ognuno sa quanto deve dare e non ci sono discussioni. Queste regole si chiamano Leggi sul Diritto d’Autore e le regole sono stabilite da alcuni signori che si chiamano Legislatori”.
- “Sì, papà. Ma cosa c’entra Wikipedia con questo?”.
- “C’entra, c’entra. Vi spiego: Wikipedia è uno dei posti accoglienti quando si naviga in Internet dove è bello stare, come in un parco. Ce ne sono altri nel web, con un’espressione complicata li chiamano “Aggregatori di contenuti”, sono i posti dove si riuniscono i Personaggi creati dagli Autori per stare insieme e non sentirsi soli. E Wikipedia è il posto più conosciuto e frequentato, dove si riuniscono i Personaggi in cerca dei loro Autori prima di tornare a casa. Per fare in modo che tutti i bambini del mondo (e anche i grandi) non si dimentichino di loro una volta che sono tornati a casa, i Personaggi passano da Wikipedia e lasciano lì un biglietto su cui scrivono il riassunto della loro storia ed il loro indirizzo di casa. Così chi vuole sapere le storie di tutti i Personaggi del mondo si rivolge a Wikipedia. Se vuole, scopre dove ritrovare un Personaggio di cui non ricorda più il nome, oppure legge il riassunto delle storie che non conosce e se gli piacciono può addirittura ritrovare questi nuovi Personaggi in un lampo a casa loro. Basta un link, sapete cos’è vero? Adesso è successo che secondo Wikipedia, i Legislatori, quelli che stabiliscono le regole vogliono che anche “gli Aggregatori di contenuti” paghino una parte del prezzo del biglietto per far tornare a casa i Personaggi perché, se passano di là, anche Wikipedia deve contribuire a pagare il viaggio di ritorno. E poi, dicono questi legislatori, Wikipedia come tutti gli altri siti deve anche controllare che i Personaggi siano davvero degli Autori da cui dicono di voler tornare. Se non è così devono bloccarli e tenerli lì in attesa che arrivino i guardiani del web a portarli via”
- “Ma papà, dai! Non è possibile. Se Wikipedia è un parco tutti dovrebbero entrarci liberamente e ognuno deve rispettare le regole per conto suo: non calpestare le aiuole, buttare le carte nei cestini e tutte le altre cose che abbiamo imparato. È come se in un parco, i bambini che lo frequentano dovessero essere pagati per entrare e all’ingresso ci fosse un guardiano che chiede al bambino di dimostrare che l’adulto che lo accompagna è la sua mamma o il suo papà! Dai, che ridere. È proprio il mondo a rovescio, come le storie di quel signore, Gianni Rodari, che scriveva le fiabe a rovescio e il Lupo veniva mangiato dalla Nonna di Cappuccetto Rosso”.
- Avete ragione, sembra una storia al contrario e se fosse così sarebbe un po’ proprio un mondo che va a rovescio. Però in realtà devo dirvi che io ho letto la proposta dei Legislatori e secondo me Wikipedia ha proprio voluto raccontare una favola a rovescio perché le cose non stanno come l’hanno raccontata ma esattamente al contrario. La nuova direttiva non si applica a Wikipedia, che non dovrà pagare nessun biglietto ai personaggi in cerca del loro Autore. Si vede che Wikipedia fa finta. Un po’ come fate voi bambini quando dite: “facciamo che io ero ….”.
Avrei dovuto poi spiegare ai miei bambini perché questo è successo e come mai Wikipedia ha stranamente affiancato i colossi del web come Google e Facebook ferocemente contrari alla riforma, ma questo sarebbe stato davvero complicato. Avrei dovuto dire loro che a volte le "favole al contrario" sono uno strumento retorico utilizzato per creare consenso e condizionare l’opinione pubblica, perché questo è quello che è successo realmente. E non è stata una bella cosa, anche perché la Stampa – come dire – c’è cascata con tutti e due i piedi – e ha raccontato quello che non è: cioè che questa direttiva è liberticida e compromette l’essenza della rete. Hanno parlato di link tax (ma non è così, le tasse non c’entra niente con questa direttiva) e non hanno messo in evidenza il fatto che, semplicemente si stanno applicando le regole classiche del diritto d‘Autore al web e si sta chiedendo di pagare agli editori i contenuti che il web spesso saccheggia ed usa indisturbato.
In realtà leggendo la bozza di direttiva si capisce bene che Wikipedia non corre alcun pericolo e che l’oggetto del compenso per i link e riassunti sono i siti che ripubblicano notizie, come Google news, per capirci.
Ma questo non l’ho detto ai miei bambini. Perchè ogni cosa ha il suo tempo e capiranno questi dettagli quando cresceranno, se vorranno e se lo sapranno fare. Ho invece detto loro che Wikipedia ha voluto mostrare cosa potrebbe succedere se i Legislatori andranno avanti con questa loro idea. Hanno fatto finta per due giorni di non esistere più, solo per vedere l’effetto che fa. Ma Wikipedia continua ad esistere. Ho anche spiegato loro che questo è servito perchè adesso i Legislatori si sono presi tempo fino a settembre per pensare bene cosa fare.
- “Speriamo che a settembre i Legislatori facciano andare la storia per il verso giusto, papà. A me Wikipedia piace, anche se non la conosco. E poi raccontano le favole a rovescio. Adesso ho capito tutto e lo spiegheremo a Federico”.
Se ne sono andati soddisfatti e ho visto che si sono diretti verso uno scaffale in camera loro a cercare proprio il libro di Gianni Rodari “Le favole a rovescio” anche se le conoscono a memoria.
Anche io, devo dire, che pure ho letto e scritto decine di libri e centinaia di articoli su questi temi, con la storia dei Personaggi in cerca dei loro Autori, del prezzo dei biglietti di ritorno, dei parchi e delle regole ho chiuso la conversazione sul Diritto d’Autore con i miei figli con la convinzione di aver visto una cosa che non avevo colto prima di questo racconto.
Grazie a loro, ho capito qualcosa che non è scritto negli articoli di legge. Mi hanno ricordato che a volte le favole al contrario fanno capire la realtà ed aiutano a viverla nel modo migliore. E a volte noi stessi ci raccontiamo favole a rovescio e facciamo finta di non accorgerci se qualcun altro ce le sta raccontando.
Anche per questo sarei tentato di consigliare sia alle persone che danno vita a Wikipedia sia a Legislatori “Le Favole a rovescio” di Gianni Rodari come lettura per l’estate. Farebbe bene a tutti rileggerle ogni tanto.
Grazie ai bimbi che vedono subito quello che noi adulti fatichiamo a scorgere e grazie a chi legge le Favole al rovescio. Finchè ci saranno loro il Mondo, malgrado tutto, andrà sempre per il verso giusto.
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NOTA A MARGINE
LA RIFORMA UE SUL DIRITTO D’AUTORE IN DISCUSSIONE.
I punti essenziali: equo compenso (art. 11) e censorship machine (art. 13)
La discussione sulla riforma delle norme europee sul diritto d’autore è legata a due articoli e partirei da lì: articolo 11 e articolo 13. Vanno letti prima di parlare, a vanvera, su libertà del web e strapotere degli editori.
Il testo dell’articolo 11 emendato dalla Commissione affari giuridici del Parlamento europeo è questo:
Protection of press publications concerning digital uses
1. Member States shall provide publishers of press publications with the rights provided for in Article 2 and Article 3(2) of Directive 2001/29/EC so that they may obtain fair and proportionate remuneration for the digital use of their press publications by information society service providers.
1a. The rights referred to in paragraph 1 shall not prevent legitimate private and non-commercial use of press publications by individual users.
2. The rights referred to in paragraph 1shall leave intact and shall in no way affect any rights provided for in Union law to authors and other rightholders, in respect of the works and other subject-matter incorporated in a press publication. Such rights may not be invoked against those authors and other rightholders and, in particular, may not deprive them of their right to exploit their works and other subject-matter independently from the press publication in which they are incorporated.
2a. The rights referred to in paragraph 1 shall not extend to acts of hyperlinking.
3. Articles 5 to 8 of Directive 2001/29/EC and Directive 2012/28/EU shall apply mutatis mutandis in respect of the rights referred to in paragraph 1.
4. The rights referred to in paragraph 1 shall expire 20 years after the publication of the press publication. This term shall be calculated from the first day of January of the year following the date of publication.
The right referred to in paragraph 1 shall not apply with retroactive effect.
4a. Member States shall ensure that authors, receive an appropriate share of the additional revenues press publishers receive for the use of a press publication by information society service providers.
L’articolo in questione parla chiaro: gli Stati membri dovrebbero riconoscere alle pubblicazioni di carattere giornalistico i diritti di riproduzione e comunicazione al pubblico, così da ottenere un equo e proporzionato compenso per l’utilizzo delle loro pubblicazioni da parte dei service provider, senza limitare per questo il legittimo uso privato e non commerciale delle pubblicazioni da parte dei singoli utenti. Tali disposizioni tuttavia non si applicano ai cosiddetti “hyperlink”, i collegamenti ipertestuali semplici, che riportano il semplice link al contenuto. Inoltre gli Stati membri dovrebbero garantire che gli autori ricevano un compenso adeguato in relazione alle entrate che gli editori ricevono per l’utilizzo di una pubblicazione da parte dei fornitori di servizi.
Con la proposta di Direttiva si è cercato inoltre di offrire una soluzione tecnica che permetta l’effettiva individuazione dei contenuti protetti da diritto d’autore e la conseguente remunerazione degli autori stessi e degli editori. Si tratta cioè di un sistema di filtri che blocchino automaticamente la condivisione di ogni contenuto coperto da copyright, come già avviene per Youtube.
E qui arriviamo all’art 13 che recita così:
“Information society service providers that store and provide to the public access to large amounts of works or other subject-matter uploaded by their users shall, in cooperation with rightholders, take measures to ensure the functioning of agreements concluded with rightholders for the use of their works or other subject-matter or to prevent the availability on their services of works or other subject-matter identified by rightholders through the cooperation with the service providers.”
La direttiva, nell’imporre un sistema di filtro, fa salvo tuttavia un principio fondamentale, ampiamente pacifico sia nella giurisprudenza che nella legislazione nazionale ed europea, e che fa riferimento a quella che è denominata “safe harbour”, una clausola di salvezza, in base alla quale i provider non sono responsabili per i contenuti caricati sulle piattaforme.
Queste nuove norme mirano a tutelare il contenuto creativo dell’Europa che non deve essere inaccessibile, ma deve anche essere rigorosamente protetto, in particolare per migliorare le possibilità di remunerazione dei nostri creatori. Inoltre, gli editori avranno un maggiore potere di controllo sui propri contenuti
Tutto qui. Con buona pace di Wikipedia e dei difensori del Web “a prescindere”. Nessun attacco alla libertà della Rete, quindi. Semmai un attacco (frontale) ai colossi del web che ripubblicano i contenuti giornalisti, senza pagarli, e generano fatturati stellari grazie alla pubblicità comportamentale e alla generazione di click through, lead e traffico on line.
Questa direttiva in definitiva è un ulteriore fase nella guerra commerciale in corso tra Unione Europea e Stati Uniti.
A quando la prossima mossa, Mr. Trump? It's up to you, now.