La gang di Gridiron, un film che parla di team e spirito di squadra

La gang di Gridiron, un film che parla di team e spirito di squadra

In questo articolo ti parlerò della gang di Gridiron, un film ispirato alla vera storia della squadra di football dei Mustang, squadra fondata all’interno del riformatorio minorile di Camp Kilpatrick, nella contea di Los Angeles, per volontà di Sean Porter, un assistente sociale stanco di vedere i suoi ragazzi demotivati ma soprattutto vittime della stessa violenza che li aveva condotti al riformatorio. Siamo nel 1990.

Come sempre proverò a fare delle analogie con la vita aziendale per portarti a riflettere su dinamiche comuni che possiamo scegliere di superare per andare oltre. Da qui in avanti, se continui a leggere, troverai qualche anticipazione sulla trama del film.

La costruzione del team

L’idea che muove Sean è quella di riempire il vuoto intorno ai ragazzi dando loro un obiettivo comune. All’inizio alcuni decidono di entrare nella squadra ma si comportano esattamente come sempre: litigano, si insultano e pensano principalmente a sé stessi. L’ingresso nella squadra per loro non fa alcuna differenza.

Sean li guida verso la definizione di alcuni working agreements come andare d’accordo, dormire insieme nel dormitorio, seguire le sue regole (lui da questo momento diventa il coach della squadra).

Quante volte in azienda ci limitiamo a prendere delle persone e metterle insieme in una stanza immaginando che la parola gruppo possa significare per loro qualcosa che vada oltre il sopravvivere, portare a casa lo stipendio ed evitare contrasti evidenti? I più maliziosi mi diranno che l’azienda paga queste persone come professionisti e quindi ci si aspetta che sappiano lavorare in gruppo. Se ci limitiamo a pensare questo, risultano evidenti i tanti insuccessi che tutti noi abbiamo vissuto in prima persona proprio perché mancava quel qualcosa in più per trasformare il gruppo in un vero team.

Riconoscere i successi e far crescere l’autostima

Dopo il primo allenamento, Sean chiama in cerchio i suoi ragazzi e si complimenta con loro per l’impegno e il lavoro svolto, poi dice “qua la mano” e li fa andare negli spogliatoi al grido energizzante di “MUSTANG!!” (che è il nome della squadra).

Non mi aspetto che ogni giorno in azienda ci si metta a urlare e battere cinque come se fossimo sul campo da gioco, tuttavia ti invito a riflettere su quante volte effettivamente facciamo questo per il semplice fatto di volerlo fare e per contribuire a far crescere l’autostima di chi magari non si sente ancora all’altezza di un compito o di un ruolo o di chi magari non ha il coraggio di chiedere aiuto e si chiude sempre più in sé stesso. (puoi approfondire leggendo Mia figlia, la bicicletta e la leadership o La guerra in azienda, le persone prima di tutto)

Non aspettiamo sempre l’odiata cena di Natale per darci qualche pacca sulle spalle.

Motivare e riconoscere lo spirito di Team

Ci sono diversi momenti nel film in cui si affrontano questi temi.

I ragazzi puntano a dimostrare di saper fare qualcosa nella vita che vada al di là del fare a pugni, sparare e insultarsi. Sean riesce a toccare le loro corde perché li mette nudi davanti a questo tipo di realtà che a loro stessi non va bene ma che vedono come l’unica possibile. In tal senso lavora sulla motivazione intrinseca che ciascuno di loro deve trovare per puntare all’obiettivo di andare oltre sé stessi e vincere come squadra.

Quando due di loro, appartenenti a due quartieri rivali, continuano a non andare d’accordo, Sean fa leva sullo spirito di squadra mettendo entrambi sullo stesso piano rispetto alla sofferenza che provano e alle sue cause. Chiede loro di fare una tregua e di aggrapparsi a qualcosa che vada oltre la rabbia: lavorare per la squadra.

Lo spirito di squadra si raggiunge per la prima volta quando Sean si rifiuta di dare da bere ad un ragazzo e per protesta l’intera squadra si siede per terra rifiutandosi di allenarsi. I ragazzi ancora non lo sanno ma hanno posto le basi per un team che funziona davvero: non è più un problema di chi non può bere ma riguarda tutti perché solo come team si può riuscire ad andare oltre.

Quante volte in azienda ci fermiamo per comprendere i bisogni delle persone, i loro desideri o le aspettative? Quante volte teniamo conto dei comportamenti che possono rappresentare il germoglio di un vero spirito di squadra? Pensiamo sempre che sia tutto gratis e che i risultati arriveranno magari urlando un pò di più o alzando sempre di più l’asticella. Se vuoi che le persone diano il massimo devi portarle su un piano di pensiero diverso dal semplice “ci hanno chiesto di fare questo per ieri e quindi domani tutti qui alle 9 in punto”. (Puoi approfondire dando un’occhiata alla pagina del progetto Team Che Funzionano Davvero)

Le scelte controcorrente

Sean ad un certo punto acquista maglie e attrezzatura per permettere ai ragazzi di allenarsi come una vera squadra. Il direttore del riformatorio si arrabbia con lui ma Sean tiene la sua posizione sostenendo che solo così si potranno allenare come si deve.

Ho incontrato tanti project manager e pseudo leader che al primo sentore di problema semplicemente si rifugiavano dietro facili scuse dove loro erano solo vittime e mai parte attiva. Le scelte controcorrente, i no motivati e le discussioni accese e costruttive possono fare la differenza tra un progetto di successo e uno fallimentare all’interno del quale le nostre persone saranno sfinite e senza energia. (Puoi approfondire leggendo Qualche spunto per imparare a dire di no)

Il team che si autoregola e il coach in secondo piano

Sul finale del film giocano la finale e sul finire del primo tempo si trovano in svantaggio e stanno perdendo. Il più forte di loro si è infortunato. Perderanno comunque la partita ma giocheranno un fantastico secondo tempo che li porterà a sperimentare nuovi schemi di gioco e improvvisare. Malgrado la sconfitta, ormai sono dei vincenti e pensano come una squadra. Questo è il risultato più importante che avranno raggiunto grazie al supporto di Sean e li accompagnerà per la vita a prescindere da quel fallimento specifico.

In azienda siamo sempre portati a pensare prima di tutto al risultato, al fatto di non poter fallire, al rispettare le scadenze tuttavia questi sono aspetti che possiamo raggiungere più facilmente se lavoriamo per creare un clima di fiducia e sicurezza all’interno del quale possiamo parlare dei nostri errori, dei problemi e del modo in cui come Team possiamo provare a risolverli. Se avremo lavorato bene con le persone, si andrà oltre il tipico schema dell’escalation, in cui il manager dovrà provare a risolvere i problemi, ma sarà il Team in autonomia con un coach in secondo piano che potrà fare la differenza in maniera autonoma. (Puoi approfondire l’argomento leggendo: il leader che non cerca gli applausi e la sicurezza psicologica, questa sconosciuta)

In chiusura

Ci sono tanti altri aspetti interessanti all’interno di questo film che ti consiglio eventualmente di guardare. Il messaggio di chiusura è quello di puntare a sviluppare il potenziale delle persone per il loro bene personale e di riflesso per il bene dell’azienda perché non esiste il worklife balance, è solo una grande truffa; la vita è unica e il lavoro ne è una parte, di conseguenza ciò che fai o diventi nella vita si riflette su quello che riesci a dare in ufficio. Se non lavoriamo con quest’ottica continueremo a parlare di burnout e stress e non avremo mai persone felici che hanno voglia di affrontare le sfide che l’azienda propone loro.



Sono Luca Cianci e ti aiuto a costruire Team Che Funzionano Davvero utilizzando il coaching e la facilitazione per creare originali percorsi di crescita e formazione. Dai un’occhiata al progetto Team Che Funzionano Davvero e agli strumenti originali che ti propongo per lavorare insieme. Contattami per organizzare la prossima aula direttamente nella tua azienda.

#buildyourself

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