LA MENTE VA…
La salute mentale e il benessere psicologico sono concetti strettamente correlati, ma non sono la stessa cosa.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la salute mentale è uno stato di benessere emotivo e psicologico in cui l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive ed emotive, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
Quando invece parliamo di benessere psicologico ci rivolgiamo ad aspetti specifici della salute mentale come l’autostima, la realizzazione personale, la felicità e la soddisfazione nella vita.
Per benessere psicologico intendiamo la capacità di mantenere una prospettiva ottimistica e sviluppare capacità psicologiche che migliorino la qualità della vita.
Ritornando al concetto, oramai in primo piano di salute mentale, i fattori di rischio che possono influenzarla negativamente, hanno a che fare con situazioni difficili, con la propria capacità di affrontarle oppure derivano dal proprio assetto biologico genetico, cioè dalla propria famiglia. Anche però lo stile di vita, i traumi o abusi infantili e anche le condizioni di impatto ambientali mettono a serio rischio il nostro punto di equilibrio.
Su tutti questi rischi, in quest’epoca così fragile e precaria post pandemia, è oggi più che mai imperativo agire e investire a livello nazionale tramite strategie, prevenzione, trattamenti al fine di avere una migliore gestione globale del proprio sé, restando in asset di equilibrio.
Solo così potremo affrontare al meglio la propria vita, il proprio lavoro e le difficoltà ad entrambe connesse.
Ricordiamo che la Carta di Ottawa (OMS 1986) è stato lo spartiacque per una svolta globale nelle politiche per la salute a livello mondiale, non più orientate solo alla cura delle malattie, ma anche alle condizioni di benessere della persona.
In Italia ci domandiamo a che punto siamo nella gestione di questo settore del benessere menatale a livello della sanità pubblica e quali sono le figure a disposizione per poter accedere ai servizi di salute mentale, cercando di dare a ciascuna una specifica competenza.
Non sempre è facile capire quando ci troviamo in difficoltà emotiva o nella gestione di vere e proprie patologie, a chi rivolgerci, se a uno Psicologo o a uno Psichiatra o a uno Psicoterapeuta.
Cercando di darvi una breve guida, ci possiamo rivolgere allo Psicologo perché è il primo step per capire il nostro disagio interiore e prenderci cura della nostra salute mentale. Con questo aiuto possiamo arrivare a focalizzare le ragioni del nostro malessere, dei nostri blocchi personali ed emotivi legati alle varie fasi della propria esistenza.
Lo Psicologo è un professionista laureato in Psicologia in continua formazione, anche dopo la laurea, e iscritto all’Albo dell’Ordine.
Lo Psicologo non può prescrivere farmaci perché non è un medico, ma come si intuisce, svolge solo attività di sostegno, prevenzione, diagnosi, abilitazione e riabilitazione, promozione della salute in ambito psicologico.
Ci sono diversi tipi di psicologia e molto dipende dalla sua specializzazione, se rivolta al singolo individuo, alla coppia o alla comunità.
Un passaggio successivo è rivolgersi a uno Psicoterapeuta che è uno Psicologo o un Medico che ha conseguito un’ulteriore specializzazione post laurea e può intervenite legalmente e tecnicamente per la cura e i trattamenti dei disturbi psicologici.
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Lo Psicoterapeuta utilizza tecniche di psicoterapia per riportare in equilibrio psichico i propri pazienti. In pratica lo specialista, identificando la natura del problema presentato, va a stilare un programma di intervento basato su trattamenti scientificamente validati, e questo fa la differenza con lo Psicologo.
I percorsi tratteggiati dallo Psicoterapeuta portano il nome di terapia cognitiva comportamentale, terapia sistemica famigliare o terapia dinamica e vengono scelti in base alle problematiche presentate.
Ma anche in questo caso, solo lo Psicoterapeuta medico, può prescrivere farmaci.
L’ultimo step ci parla della figura dello Psichiatra che è un medico specializzato in Psichiatria e si occupa di impostare il trattamento farmacologico più consono per ristabilire l’eventuale scompenso chimico nell’organismo. Lo Psichiatra può suggerire al paziente di affiancare alla terapia farmacologica, anche un percorso di psicoterapia o psicologico.
Ho tenuto a specificare il ruolo di queste tre figure innanzitutto perché spesso lavorano insieme sullo stesso paziente, ma anche perché è difficile orientarsi tra questi specialisti qualora dovessimo “trovarci in difficoltà emotiva”.
Solo con un colloquio approfondito con il proprio medico di base formato o con uno Psicologo, potremmo capire quale sia il piano di trattamento più adatto a noi.
Il benessere mentale è importante in qualsiasi epoca, ma in particolare in questa epoca di cambiamenti rapidi e incertezze, è ancora più importante.
Avere una buona salute mentale ci permette di sfruttare al meglio le nostre risorse e il nostro potenziale, abbassa i livelli di stress e garantisce relazioni sociali positive. Inoltre, promuovere il benessere mentale in azienda è diventato un imperativo, specialmente in Europa e in Italia. Investire nella salute mentale non è solo un atto etico ma anche una strategia intelligente. I dati confermano che il supporto alla salute mentale porta a relazioni positive e a una forza lavoro più felice, produttiva e impegnata.
Soprattutto in questo periodo di pandemia, dove molte persone hanno subito perdite, stress e ansia, è importante prendersi cura della propria salute mentale. Ci sono molte cose che si possono fare già da soli nel quotidiano per promuovere il benessere mentale, come fare esercizio fisico, meditare, dormire a sufficienza, mangiare cibi sani, coltivare relazioni positive e cercare aiuto professionale quando necessario.
In conclusione però dobbiamo chiederci se la salute mentale sia o non sia un aspetto prioritario e concreto di questo periodo.
Se lo è e lo deve essere, allora sia il Sistema Sanitario Nazionale a farsene carico con figure professionali formate ad hoc, esattamente come ci si rivolgesse ad uno specialista per un problema cardiologico, oncologico e simili.
Certamente la sanità pubblica ha carenze strutturali in questo specifico campo totalmente privato. Non si può pensare che interventi quali il “bonus psicologo” possono sostituire la possibilità per tutti di accedere a servizi per curare la sofferenza psicologica, invisibile rispetto a quella fisica.
Deve essere proposto un sistema incentrato sui bisogni reali della persona, su un approccio preventivo e pro attivo e valorizzare il ruolo della psicologia per un approccio integrato multidisciplinare alla persona come ponte tra gli aspetti sanitari e sociali.